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VIVERE E MORIRE A LOS ANGELES regia di William Friedkin

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dobel     4½ / 10  12/08/2010 23:52:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Gli inutili anni ottanta, ritratti da una pellicola del pari inutile ed inconsistente. Ma Friedkin ha fatto qualche bel film? Mi è stato consigliato come uno dei più bei polizieschi... è assolutamente soporifero nonché già visto in ogni sua più recondita piega. Una vera chicca di mediocrità!
KOMMANDOARDITI  13/08/2010 02:25:13Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Forse se avessi fatto il piccolo grande sforzo di inserire il film nel suo contesto e soprattutto nel suo periodo di realizzazione (il buon vecchio confronto coi film della sua stessa epoca, you know ?!?) avresti compreso il valore e la genialità di Friedkin.
Basta che ti vada attentamente a rivedere tutta la sequenza magistrale della fabbricazione della banconote false : ritmo, montaggio, accompagnamento musicale martellante ed un grande, mefistofelico Dafoe.
Ma probabilmente il tuo voto è inficiato dalle valenze ideologiche che l'autore e la sua filmografia si portano appresso (CRUISING boicottato dalle associazioni gay ; L'ALBERO DEL MALE favola anti-ecologica ; L'ESORCISTA film clericale ; IL BRACCIO VIOLENTO DELLA LEGGE opera reazionaria e disillusa ; RAMPAGE apologo giustizialista crudo e splatter). Quindi non proseguo.

P.S. : Strano che tu non ti sia domandato come mai anche questo film non venga mai trasmesso in tv (come d'altronde accade per le opere di Milius, Schrader, Fuller e di quella sconosciuta della Riefenstahl....soltanto la più grande regista donna di sempre, meglio sottolinearlo)
Dick  04/09/2016 11:05:03Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bah, troppi significati per certi film di genere hai dato secondo me. XD
dobel  13/08/2010 19:28:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sì, non sono abituato ad usare il cervello, soprattutto quando questo utilizzo richiede un certo sforzo... Inserire questo film nel proprio contesto ("gli inutili anni ottanta", ricordi?) è proprio quello che ho fatto, benché giudicare una pellicola in base alla bellezza media dei prodotti nati negli anni della sua creazione mi sembri ipocrita. Il contesto è fondamentale ma la bellezza prescinde da esso.
Per quanto riguarda lo specifico delle sequenze:
strano che anche Morandini decanti la 'magistrale' sequenza della fabbricazione di banconote false (che sia un caso, questo?); a me è parsa del tutto normale.
Per quanto riguarda la valenza ideologica... bèh non saprei proprio.
Se ti prendessi il 'piccolo grande sforzo' di leggere qualche mio commento forse ti accorgeresti che i miei giudizi positivi si rivolgono a pellicole di sinistra come di destra (se proprio vogliamo distinguerle in questo becero modo). Inoltre non capisco come tu non ti accorga della tua intrinseca contraddizione: se questo è un film fascista (come te e come tu sostieni), mi sembra proprio questo il momento di passarlo in tv senza troppi guai...
Ma soprattutto viene da chiedersi: "In realtà, il gr.illo di Grissom, penderà a destra o a sinistra?"
KOMMANDOARDITI  13/08/2010 20:58:11Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Noto con soddisfazione che hai dimostrato benissimo il motivo per cui hai dato un 4,5 al film : di quello che ho scritto non hai afferrato nè il senso nè il fine. Col Morandini raramente mi trovo in sintonia, soprattutto per ciò che concerne la nostra gloriosa cinematografia di genere, che viene più volte sminuita e finanche disprezzata dal suddetto dizionario. Sul film di Friedkin invece ne condivido ogni singola virgola, anche se poi , della scena delle banconote era impossibile non accorgersene.
Se gentilmente mi riporti il punto preciso in cui ho dichiarato che VIVERE O MORIRE sia una pellicola fascista , mi faresti vera-ma-veramente l'uomo più felice e schizofrenico del globo terracqueo. Io non l'ho miha trovato sto passaggio...
Give me a little help, dear dobel.
Lo sforzo di leggere qualche tuo commento lo farò, don't worry!
Magari anche tu (o ti, alla milanese) dovresti farlo, anche perchè , almeno personalmente, non ho mai fatto distinzioni valutative tra film e film, a seconda delle proprensioni dell'autore (a me piace Ejzenstein e piace Ford, piace Ferreri e piace Germi, piace Pasolini e piace Dino Risi).
Sui riferimenti all'attualità devo confessarti un'amara verità : l'attuale governo è molto più vicino a te (o thee, inglese arcaico) che a me .

At salut, pader ! ;-)

dobel  13/08/2010 21:22:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dear KOMMANDOARDITI (un nome che è tutto un programma...), forse mi è venuto in mente che tu potessi considerare 'Vivere o morire a Los Angeles' una pellicola di destra perché fai un elenco di film di Friedkin aggiungendo al titolo la motivazione per cui vennero criticati: la motivazione richiama sempre la loro collocazione destrorsa (collocazione di cui nemmeno mi ero accorto, del resto...); questo implica l'idea che tu pensi che quelle pellicole vennero criticate per le loro tendenze fascistoidi. Il fatto poi che tu mi scriva che il mio giudizio è stato condizionato da una questione ideologica, lascia supporre che consideri della stessa risma anche il film in questione. Anche perché dici testualmente che quelle valenze ideologiche (che poi illustri come di destra) 'l'autore e la sua filmografia se le portano appresso.' Quindi chissà perché mi sarà venuto in mente? Almeno che tu non ritenga di sinistra un antiecologico, giustizialista, clericale, reazionario e (da quello che ho capito) anti-gay come lo hai descritto... Ma, vedi, tutto può essere a questo mondo.
Mi fa oltremodo piacere apprendere che conosci tanti e così differenti registi; leggerò anch'io qualche tuo commento, ... be happy!
Sull'attualità, forse è vero: al peggio non c'è mai fine!!!

At salut anca mi.


KOMMANDOARDITI  13/08/2010 21:52:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Confermi doppiamente quello per cui ti avevo ripreso : non hai capito un'acca nè delle mie considerazioni nè tantomeno delle mie ulteriori precisazioni.
Non vorrei darti un'altra brutta delusione ma il mio nick è composto semplicemente dal nome di due band underground (l'una industrial e l'altra black metal). Anche musicalmente mastichi a fatica, da quanto sembra.
Il "se le portano appresso" era riferito alla critica ufficiale , che tende sempre ad appioppare terminologie e valenze del tutto generaliste e fuorvianti ad autori e film.
Ti ricordo che il fattore politico l'hai inserito tu per prima nel tuo commento a NOVECENTO e la mia battuta su ciò che viene trasmesso in tv doveva smuovere qualcosa in te. Ciò non è accaduto.
Rimproveri a me di tirare conclusioni affrettate però poi intingi il biscotto dove l'ho già inzuppato io...Non mi par carino da parte tua prendere nick per skin.

Il discorso verteva sul film ma tu, prudentemente, l'hai deviato sul personale. Ahi, ahi, ahi, dr dobel, anche vossia mi casca maluccio.
Non avevo la minima intenzione di riferirmi a te in quanto utente ma semplicemente al tuo voto indecooroso alla pellicola.
Se hai frainteso le mie frasi come un qualcosa di diretto a te persona, credimi che non è nel mio stile, oltre che fastidioso.

Speriamo di esser stato limpido stavolta. :-)
dobel  13/08/2010 22:16:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il tuo nickname è molto bello, e leggendo i miei commenti, ti accorgerai che effettivamente di musica come di tante altre cose non so assolutamente nulla...
Comunque sia, ho solo cercato di rispondere alle tue considerazioni senza tirare in ballo nulla di diverso da quello che tu avevi impostato. Ho capito il riferimento a NOVECENTO, e mi pare di avere risposto anche a quello.
Su tutto il resto: il tirare in ballo posizioni ideologiche, andare sul personale, citare la critica per poi evidentemente prenderne le distanze ecc.... forse è meglio che tu vada a rileggere il tuo primo intervento; ti eviterebbe di arrampicarti sugli specchi e cercare di far prendere una piega differente alla discussione. Discussione che non ho più intenzione di strascicare dal momento che non porterebbe a nulla. A te il film piace, a me fa schifo.
Buonanotte!
KOMMANDOARDITI  13/08/2010 22:26:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Per la verità la critica ed i Morandini li hai menzionati tu. Io volevo solo sapere il perchè di un giudizio così negativo sul film, tutto qua.
Rileggi ben bene chi ha menzionato dizionari e nickname vari.
Non voglio intraprendere discorsi troppo profondi sul Cinema (nella sua totalità, non solo le cosiddette opere d'autore) anche perchè vedo che discutere non tanto ti ingozza (scusa il gergo molisan-pretoriale)

Good night and good luck ;-)
dobel  13/08/2010 23:40:06Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il mio giudizio negativo sul film è basato sul fatto che l'ho trovato abbastanza noioso e prevedibile. Il plot non è nuovo (ma questo è il meno, giacché non è la storia bensì il modo di trattarla che importa), e il suo svolgimento non mi ha regalato grandi emozioni. Prima di tutto ho trovato il protagonista poco 'affascinante': nel senso che non ho riscontrato in lui grandi evoluzioni a fianco di una personalità non troppo spiccata. Non è un caso che la sua carriera non lo abbia portato a frequentare più spesso grandi ruoli cinematografici. Il suo compagno, che alla fine assume le sembianze del protagonista quasi a volerne perpetrare la mentalità e la posizione sociale arriva a questo cambiamento, a mio avviso, troppo repentinamente. La metamorfosi non viene adeguatamente preparata e quindi mi risulta poco credibile e alquanto ridicola. Dafoe è un cattivo generico: ok non urla e non si lascia andare a volgarità oscene, anzi è un artista. Nonostante questo quante volte abbiamo visto sullo schermo un cattivo travestito da raffinato gentiluomo! I personaggi di contorno (forse i più interessanti) sono comunque comprimari, ed una storia non si regge sui comprimari, benché siano fondamentali. L'ambientazione, poi, non è nulla di nuovo: una Los Angeles violenta popolata di disperati, poliziotti dalla grama vita che adottano metodi poco ortodossi per raggiungere il proprio scopo. Un agente che deve vendicare il compagno ucciso, un cattivo che riesce a destreggiarsi sempre sul filo della legge protetto da un avvocato che sa stare in equilibrio fra il lecito e l'illecito. L'unico momento in cui mi sono detto: 'tò, questo l'hanno fatto fuori, non me lo aspettavo' è stato quando il protagonista è stato ammazzato. Ma ormai il film è finito... Il vero colpo di scena è quando il protagonista viene fatto fuori quasi all'inizio in modo da rimescolare le carte in tavola come in 'Psyco'. Qui, anche se puoi non aspettartelo, comunque non sconvolge più di tanto. Il tema della polizia con le mani legate era già presente in Callahan; la figura del cattivo fascinoso è trita e ritrita anche in letteratura (per non parlare del melodramma...); che il collega di lavoro voglia vendicare il compagno morto, o voglia in qualche modo farsi interprete e perpetrare i metodi del gemello ucciso si vede in un poliziesco su due. Ma il tutto potrebbe anche stare, se il film fosse interpretato da attori più carismatici, girato in modo più accattivante, se regalasse più sorprese e colpi di scena. Dopo tutto è un poliziesco, non è un film di Bergman, santo cielo! Non è questo il luogo per fare della psicologia, che risulterebbe ineviabilmente psicologia da quattro soldi!!
La famosa scena della stampa delle banconote non dico che sia brutta, ma tutto l'entusiasmo che suscita mi sembra eccessivo. Il montaggio, la musica... d'accordo, ma ce ne sono cento altre altrettanto belle e cento altre più belle. Insomma: considerarlo un grande film mi sembra veramente una sopravalutazione. E' un film di routine che non dice nulla di nuovo e e lo dice in modo trito, a mio parere.
Negli anni settanta c'erano già serie poliziesche tv che ritraevano la vita metropolitana in modo altrettanto convincente. Lo stesso Friedkin con 'Il braccio violento della legge' scrive una bella pagina nel genere poliziesco. Anche qui i temi non sono nuovissimi, ma la città assume una vita inquietante; basterebbe il finale a renderlo un grande film: di un pessimismo assoluto con tanto di scomparsa nel buio di un antro del protagonista con tutti i simboli che uno può e vuole trovare... Il primo Callahan già ci mette di fronte ad un poliziotto con metodi brutali e poco ortodossi, ma il film è realizzato così bene che alla fine dai ragione a lui. Nello stesso tempo, siamo nel 1971 (14 anni prima di VIVERE E MORIRE...), il film assume tutto un significato sociale rispetto alla guerra in Vietnam: l'americano che con metodi talvolta brutali riporta ordine e civiltà. Un messaggio reazionario quanto si vuole, ma il film è splendido: prima di tutto il protagonista ha carisma da vendere!! Poi la storia viene girata in modo intelligente con grandi colpi di scena. Non manca l'approfondimento dei personaggi (benché si stia parlando di un poliziesco e non di un film di Bergman o di Kurosawa), non manca la figura iconica e direi archetipica dell'eroe solitario. Tutto questo rimanda ad una sterminata letteratura sia cinematografica che narrativa. Affonda le radici nei grandi personaggi della frontiera di John Ford oltre che in Omero. Non c'è niente di tutto questo nel film di Friedkin. Nel 1985 non ha saputo fare altro che rifare film già visti e più belli. Potrei dilungarmi ancora molto su questo argomento, facendo paragoni con veri grandi polizieschi ma mi fermo qui. Spero di aver argomentato il mio voto. Rimarco soltanto che si tratta ovviamente di un'opinione personale e di una inclinazione del mio personale gusto e della mia personale sensibilità; non voglio assolutamente dire che chi considera questo film un capolavoro sia un ********, oppure uno che si sta facendo accecare dal suo messaggio ideologico, oppure che non capisce niente di cinema. Dico solo che io non l'ho trovato un film interessante, tantomeno nuovo o sconvolgente. Soprattutto se paragonato a pellicole ben altrimenti importanti. Come ho detto nella mia prima risposta: il fatto che in quegli anni venissero girati film peggiori di questo non lo fa assurgere al rango di suoi predecessori come quelli citati in risposta a The Gaunt.

dobel  14/08/2010 00:42:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Vorrei aggiungere solo un paio di cose prima di andare a dormire.
Il montaggio del film è del tutto tradizionale, niente a che vedere con la fantasiosa inventiva di un Peckinpah o di un Welles. La scansione cronologica delle scene, inoltre, mi è sembrata del tutto inutile.
La musica non viene utilizzata in modo particolarmente interessante. Brani dell'epoca come fanno quasi tutti, di fatto, per attualizzare il più possibile e far sentire prossima l'azione e i personaggi. Che differenza con le scelte musicali di un Pasolini, per esempio, che nelle scene di vita delle borgate romane inserisce Bach e Vivaldi: in questo modo i personaggi assurgono ad una dimensione atemporale. Ma anche le stesse musiche di Morricone in un film come 'C'era una volta in America' donano un rilievo alle situazioni ed ai personaggi tale da scolpirli nel bronzo come in una tragedia greca.
Infine non lo trovo un film di grande spessore: manca il lato di denuncia (o per lo meno non viene sviluppato come in altre pellicole), e non viene stabilito un rapporto pregnante con la società che conosciamo e conoscevamo negli anni ottanta: il contesto non si sente. Tutto questo lo rende superficiale e poco attento ad uno sfondo che avrebbe potuto essere più interessante donando rilievo e profondità ai personaggi e alle situazioni.
dobel  14/08/2010 14:11:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Come mai, adesso che ho motivato il mio voto come mi è stato chiesto, non vi è replica di Kommando?
KOMMANDOARDITI  15/08/2010 02:10:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Scusa il ritardo ma oggi mi sono collegato poco e nulla.
La tua risposta ampiamente esaustiva e circostanziata l'ho apprezzata e ti ringrazio per il tempo che hai dedicato allo sforzo (sforzo che potevi benissimo fare direttamente in sede di commento, senza che giungesse qualcuno dall'esterno a spronarti) ma purtroppo non riesco a condividere nemmeno la più piccola virgola di quanto hai scritto.
Quando avevo accennato al "parlare di Cinema", mi ero premurato di precisare con scrupolosità quella che è la mia considerazione della Settima Arte, nello specifico con la frase tra parentesi : "nella sua totalità, non solo le cosiddette opere d'autore".
Quando tu mi spari una frase del genere "benché si stia parlando di un poliziesco e non di un film di Bergman o di Kurosawa" , allora le mie migliori intenzioni di confronto decadono miserevolmente.
In pratica mi stai dicendo che , secondo te, un film di genere vale sempre meno di un film d'autore, indipendentemente dal suo livello qualitativo ?!? Questa è una concezione che io in primis ho sempre combattuto senza alcuno scrupolo.
Per farti un esempio dei più banali e che mi capita spesso di riproporre : per me un horror purissimo ed incontaminato come il bellissimo LA MASCHERA DEL DEMONIO di Mario Bava (opera scevra da sottintesi ideologici o di denuncia) vale esattamente quanto un'altra pietra miliare del genere come quel LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI di Romero, pellicola che al contrario reca con se pesanti implicazioni politiche , come anche evidenti riferimenti a quelli che erano i temi più scottanti del proprio periodo (guerra in Vietnam e razzismo su tutti).
Quindi non riesco a rapportarmi in maniera pacata e civile con chi lancia messaggi come i tuoi, dando per scontato il fatto che il vero Cinema, quello realmente di sostanza sia soltanto quello dei cosiddetti "autori".
Nessuno mette in discussione la grandezza di registi come Bergman o Pasolini ma voglio semplicemente ricordarti che il Cinema è nato come forma di intrattenimento popolare e soltanto in seguito è stato piegato a fini propagandistici o come portatore di messaggi ed istanze sociali (questo credo che tu già lo sappia abbondantemente).
Non riesco ad entrare nell'ottica di chi percepisce un poliziesco come un qualcosa di più semplice e futile rispetto ad una pellicola "impegnata" (forse che chi fa il Genere non si impegni abbastanza nel proprio mestiere...?!?). Se dovessimo parlare di maestria e tecnica allora dovrei, per forza di cose, menzionarti l'horror . Probabilmente il traguardo di riuscire ad incutere terrore e spaventare lo spettatore è il compito più difficile e complicato per un regista e ti posso assicurare che la capacità di saper creare suspense e costruire intere scene di paura è una qualità che solo in pochi posseggono. Posso nuovamente citarti Bava, grazie al quale in Italia abbiamo avuto la nascita di interi filoni precedentemente inesistenti : il primissimo thriller (LA RAGAZZA CHE SAPEVA TROPPO), il primo thriller a colori (SEI DONNE PER L'ASSASSINO), il primo horror gotico (sempre LA MASCHERA DEL DEMONIO), il primo esempio di slasher (REAZIONE A CATENA) e finanche il miglior fantascientifico nostrano (TERRORE NELLO SPAZIO).
Dopo tutto quel po' po' di Dìo (amen) che nel nostro Paese ha inventato, beh, dovremmo considerarlo di serie B rispetto ai vari indiscussi Visconti, Fellini, De Sica e Rossellini (uno dei miei preferiti tra l'altro) ???
Non credo proprio.

Naturalmente la tua frase,che mi sono permesso di processare e condannare seduta stante, era riferita all'approfondimento dei personaggi, peculiarità che tu ritieni sia più connaturata ai film "autoriali". A questo punto anch'io posso citarti decine e decine di opere di genere in cui i personaggi sono studiati e millimetricamente descritti in ogni loro espressione emotiva.
L'avrò nominato centinaia di volte ma non mi stancherò mai e poi mai di riproporlo, a sberleffo di chi sostiene concezioni elitarie del Cinema : MANIAC, di William Lustig (1980). Il ritratto a tutto tondo, morboso e radicalmente viscerale, di un serial killer psicopatico e delle sue insanabili cicatrici infantili . L'attore che lo interpreta, il grande Joe Spinell (nella sua più grande performance), è talmente calato nei panni febbrili e malsani del suo personaggio, da rendercelo palpabile, quasi che ci stesse ansimando sul collo. Si fa davvero fatica, guardando con occhi inorriditi le sue atroci gesta, a credere che si tratti solo di finzione e di non trovarsi dinanzi ad un documentario in presa diretta su un personaggio delle cronache, Questo non per il realismo brutale delle immagini gore (peraltro di eccelso livello) ma per la naturalezza e la cruda semplicità con cui attore ed autore riescono a trasmettere, in sinergia, verità e pathos tramite una figura così materialmente turpe ed orrenda. Difficile, a fine visione, togliersi dalla mente che il protagonista non sia un vero assassino seriale.
MANIAC non è opera di un autore rinomato o intellettualmente super-impegnato, è frutto invece di un duo formato da un caratterista (con alle spalle lavori come TAXI DRIVER e IL PADRINO 2) e da un regista proveniente dall'hard (HOT HONEY e THE VIOLATION OF CLAUDIA li diresse sotto lo pseudonimo di Billy Bagg). Eppure la profondità e la estrema credibilità conferita al personaggio del folle omicida sono di quelle da lasciare basiti.
Non vorrei dilungarmi e soprattutto tediarti, dato che l'argomento non penso abbia molta presa su uno che ha una idea della materia agli antipodi rispetto alla mia (da quel che ho letto anche in qualche altra tua recensione) però la tentazione è di quelle irresistibili.

Mi scrivi che sia un film "noioso e prevedibile" ed io ti rispondo : ma in quanti film successivi hai rivisto le stessissime intuizioni di Friedkin biecamente scopiazzate ?!? Talmente tanti registi e produttori hanno ripreso le stesse identiche situazioni di VIVERE E MORIRE che è chiaro che , ad un occhio superficiale, possano apparire come cose trite e ritrite. Pochi compioni l'unico gesto che sarebbe naturale fare : individuare la paternità dei vari elementi. Prova a far vedere THE RING giapponese originale ad uno spettatore patito che si è visto tutti gli horror a tema venuti in seguito al film di Nakata...Al 200% ti dirà le stesse cose riportate da te : "noioso e prevedibile" (userà termini più volgari ma il senso è quello)

Mi scrivi che Petersen non ha fatto più nulla di rilevante in seguito. Ed io ti rispondo che solo un misero annetto dopo è stato protagonista di un'altra pietra miliare del genere : MANHUNTER-FRAMMENTI DI UN OMICIDIO, da moltissimi, me compreso, considerato addirittura superiore al suo semi-sequel (IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI). Questo in virtù dello stile fiammeggiante e visionario di Mann, che immerge la sua storia in un'atmosfera onirica e quasi kafkiana (la scena in cui Petersen scappa via dalla cella di Hannibal, percorrendo , in stato di totale obnubilamento, un lunghissimo coridoio che sembra non volergli concedere terreno e via d'uscita)
Qui il nostro Petersen si impegna in una prova di grandissima introspezione, rendendoci calorosamente partecipi dei suoi drammi e dubbi interiori.

Il fatto che il protagonista muoia del tutto inaspettatamente è sì una cosa che eleva il film stesso ma il parallelismo con Psycho non regge. Nel capolavoro di Hitchcock , la morte della Leigh era un qualcosa di veramente scioccante, a maggior ragione poichè avveniva a metà film ; in quello di Friedkin invece l'agente viene ucciso poco prima della fine, perciò non è quello il perno sul quale il regista voleva far forza.
La vera originalità e diciamo anche anarchica controtendenza, è il fatto di raffigurare come "buoni", icone cinematografiche che in passato erano sempre state dipinte negativissimamente e spregiativamente. Ti è forse sfuggito il fatto che i due protagonisti non fossero poliziotti ma bensì "agenti federali", dipendenti della tanto vituperata FBI. Essì , il MALE di tutte le pellicole che ne annoveravano la presenza. Qui mi fermo, dato che sarebbe d'obbligo un tuo ripasso visuale dell'intero film (come d'altronde feci io stesso a suo tempo, ci mancherebbe)

Quando ti ho citato la scena delle banconote in riferimento al ritmo, avrei potuto benissimo proseguire parlandoti della scena iniziale : quel rapido e significativo passaggio di denaro cartaceo da una mano all'altra, incessante, losco, alla luce del sole eppure preoccupante, criminale. Un incipit che ci da già una impronta di quello che sarà il tenore delle vicende successive : tutto ruoterà attorno alla bassa materialità delle banconote, una merce di scambio a cui tutti dedicano il culto. Una divinità fittizia a sua volta sostituita da divinità ancora più finte : i soldi falsi.
Tu capisci il circolo vizioso che si genera e che l'autore giustamente sottolinea : la falsificazione del falso, la sostituzione di un Dìo fittizio con la sua copia.
Quel denaro che all'inizio si vedeva correre di persona in persona era in toto moneta contraffatta...
E la valenza metaforica della fabbricazione del denaro falso , oltre che esteticamente, andava colta proprio nell'oggetto centrale di quelle sequenze.

Riguardo i confronti sacrosanti che tu fai con le opere del passato (sulle quali condivido appieno il tuo giudizio, essendo anch'io un estimatore di Siegel e Ford) non posso che ribatterti che, secondo il mio modesto punto di vista, VIVERE E MORIRE è una pellicola molto più anarchica ed originale di quelle che hai citato.
La guerra in Vietnam aveva influenzato lo stile ed i contenuti di tutta la cinematografia dell'epoca, non solo il CALLAGHAN di SIegel o lo stesso FRENCH CONNECTION di Friedkin. Le atrocità del conflitto in cui gli USA erano impegnati, erano entrate a far parte della cultura collettiva e della quotidianità di tutta la popolazione statunitense. Questo valicamento dei limiti del mostrabile, unito alla nascente contestazione sessantottina contribuirono a rivoluzionare i costumi ed il modo di approcciarsi dei registi alle proprie produzioni. Non più filtri eufemistici nella rappresentazione di sangue e sesso ma smaccato realismo (talvolta anche ostentato e provocatorio).
Ti cito tutti gli autori che vuoi : Hooper, Craven, Boorman, Peckinpah (ma qui il discorso è ancora più irto e complesso, soprattutto per un film che amo molto come LA CROCE DI FERRO), Frost, Carpenter, etc.
Il film ottantiano di Friedkin invece è unico, un caso isolatro nel suo panorama epocale ; è un vero e proprio fulmine a ciel sereno.

Hai menzionato Omero tra le influenze più antiche ed io ti rammento che negli anni '60 andavano molto di moda gli autori greci, non puoi nemmeno immaginare quanto. Inutile che ti inizi a parlare di Omero stesso come fonte principale di ispirazione di Kurosawa e Leone (e tutta la diatriba infinita su YOJIMBO, PER UN PUGNO DI DOLLARI, il goldoniano ARLECCHINO, SERVO DI DUE PADRONI...) ; oppure che prosegua elencandoti tutte le pellicole italiche di genere peplum che invasero le sale in quel decennio. Che dire della controprova pasoliniana : MEDEA.
Ispirarsi alla tragedia e ai miti greci negli anni '60 non era un fattore di indiscussa originalità, non credi ?
Ecco che mi chiedo come faccia tu a non cogliere gli elementi fortemente di rottura presenti in VIVERE E MORIRE.

Del sopravvalutato capolavoro di Leone (quello dell'84) ci sarebbe da aprire direttamente un forum a parte, anche perchè una tale opera di gigantismo compiaciuto, auto-referenziale e a tratti finanche volgaruccio, meriterebbe altrettanta "espansività graforroica" da parte del sottoscritto. Perciò declino l'invito. :-)

Mi trovi sorprendentemente d'accordo invece su parte del contenuto della tua aggiunta. Chiaramente l'utilizzo che fa un Pasolini, un Kubrick o un Leone dello score musicale non si può paragonare al lavoro, seppur azzeccatissimo, di Feldman e Friedkin.

Spero di non esser stato troppo palloso nelle mie esposizioni e sappi che per approfondimenti ed ulteriori precisazioni sono sempre a disposizione.

P.S. : Quel "non vi è replica" , proprio con me, lo potevi evitare...Chiunque sa che ho SEMPRE risposto a tutti. ;-)
dobel  15/08/2010 14:09:50Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Caro Kommando,
la mia esposizione non l'ho inserita nel commento solo perché ultimamente i commenti troppo lunghi e circostanziati mi stancano. Lo sprone esterno poteva essere meno aggressivo, ma alla fine l'ho raccolto volentieri.
Quasi tutta la tua risposta si fonda su una cattiva interpretazione di una mia frase che evidentemente suscita in te un grosso equivoco.
Il fatto che io affermi che introspezioni psicologiche eccessivamente caricate non si addicano ad un film poliziesco (che tu definisci 'di genere'... vorrei sapere quale film non lo è?) non voleva assolutamente sminuire il poliziesco né tantomeno creare gerarchie di valore all'interno dell'universo cinematografico. Per cui sottoscrivo tutto quello che dici riguardo all'importanza della totalità della produzione fimica. Allo stesso tempo dobbiamo riconoscere che comunque ci sono tempi e luoghi per ogni cosa: in un film pornografico difficilmente cercherai un certo approfondimento delle psicologie come una grande profondità dell'utilizzo della fotografia. In un film per ragazzi non cercherai sfumature impercettibili fra i rapporti dei protagonisti bensì un'esposizione più manicheista e 'squadrata'. Così in un poliziesco alla fine ci vogliono le guardie e i ladri che si inseguono... Non vorrei sembrarti troppo terra terra, ma è solo per dire che ogni trama ha bisogno degli ingredienti tipicamente riferibili al 'genere' a cui vuole essere ascritta. Ripeto: questo non significa che un film horror debba essere più superficiale di uno drammatico o che un film poliziesco debba essere meno interessante dal punto di vista della rappresentazione dei caratteri di un film storico. Tutto quello che dici lo faccio mio, e mi dispiace aver dato adito a differenti interpretazioni.
L'approfondimento dei personaggi non lo reputo proprietà esclusiva dei cosiddetti 'autori'! Semplicemente l'approfondimento psicologico dei caratteri di questo film o di altri polizieschi ben più grandi di questo non è comunque sfaccettato come quello dei personaggi del 'Posto delle fragole' o di 'Sussurri e grida'. Con questo non voglio dire che allora l'opera di Bergman abbia più dignità di quella di Siegel o Friedkin. Semplicemente a Siegel e Friedkin, in quella sede, non veniva richiesto quello che si era riproposto Bergman nella propria sede. So anch'io che il cinema nasce come forma di intrattenimento, e infatti il buon intrattenimento lo apprezzo tantissimo e credo che sia fondamentale. Poi però dobbiamo chiederci quale obiettivo un autore si propone.
Comunque rifiuto in toto l'etichetta che mi appioppi in modo superficiale (anche alla luce del fatto che hai letto qualche altro mio commento).
Quello che mi infastidisce, invece, è il tuo continuo parlare di 'film di genere': sei tu (e ovviamente tanti altri, visto che la terminologia è in uso correntemente) che crei delle barriere fra film e film, barriere che a me non passano nemmeno per l'anticamera del cervello. Io guardo un film e poi dico se mi è piaciuto o meno senza chiedermi se è stato in seguito scopiazzato... magari è stato anche copiato, che c'entra? Tante cose brutte servono da ispirazioni a lavori migliori... Individuare la paternità può essere un giochetto interessante a fini documentari, ma non sposta minimamente quello che rimane e deve rimanere (in questa sede) un giudizio estetico.
Poi non ho detto che Petersen non ha più fatto nulla, ma che non lo ha più fatto così spesso: la sua presenza scenica, benché io non dubiti che sia un ottimo attore, non è minimamente paragonabile a quella di un Eastwood o di un Mcqueen. Quanti attori grandissimi non hanno carriere di primissimo piano al cinema solo perché la macchina da presa non li ama, e quanti attori mediocri al contrario diventano figure iconiche? Se ci addentriamo in questo discorso non ne usciremo più: quale attore più sfaccettato, sfumato, intenso di un Eduardo De Filippo... eppure al cinema non risultava gran ché. Lo stesso Laurence Olivier (uno degli attori più grandi di tutti i tempi) sullo schermo non regge il confronto con Steve Mcqueen che a malapena sapeva fare la propria firma... Quindi, con buona pace dell'ottimo Petersen, la sua presenza non risulta pregnante quanto quella di attori meno bravi di lui ma più 'a fuoco'.
Per quanto riguarda la morte del protagonista hai praticamente riscritto quello che ho scritto io (senz'altro l'hai scritto molto meglio, anche perché sono solito andare di fretta...): la morte del protagonista non è il perno attorno a cui ruota l'azione. La morte della Leigh in 'Psyco' è un vero colpo di scena... questo non tanto.
Il fatto poi che sia una novità raffigurare buoni i federali.... Comunque ripasserò il film senz'altro, ma non tanto presto visto che sinceramente di mazzate me ne basta una al mese.
La metafora del denaro l'avevo colta anch'io... ma non posso fare altro che ripetermi: la conosciamo. Va bene è stato arguto: ha saputo mettere in luce l'idolatria verso il dio denaro e la mercificazione di tale illusione: ha costruito un bel preludio. Bravo! A me non ha detto gran ché, comunque.
Per quanto riguarda il contesto storico citato da entrambi, benissimo, siamo d'accordo. Se però l'elemento di rottura di VIVERE E MORIRE consiste nel non tenerne conto... mi sembra un elemento ben misero.
Per quanto riguarda Omero, io mi riferivo non ad associazioni didascaliche, ovviamente, bensì alla capacità di rifarsi agli archetipi greci da parte di autori precedenti gli anni sessanta: pensavo particolarmente a Ford e alla sua capacità di rifondare una moderna mitologia.
Comunque ti assicuro: non sei stato assolutamente palloso, anzi molto interessante.
KOMMANDOARDITI  15/08/2010 15:55:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ti ringrazio per la risposta altrettanto completa e ricambio il piacere di conversare con un utente come te , che sa andare anche a fondo nell'affrontare gli argomenti (cosa che di rado capita...)
Parlando di "genere" mi riferivo a film che cercano di attenersi ad un modus e rispettare certi punti fermi tipici di un certo settore della narrazione. Con questo non volevo di certo sminuirne la libertà espressiva e stilistica nei riguardi delle opere cosiddette "impegnate" o "d'autore".
Per l'equivoco sulla tua affermazione, già mi ero messo al sicuro scrivendo "Naturalmente la tua frase,che mi sono permesso di processare e condannare seduta stante, era riferita all'approfondimento dei personaggi". Qundi la tua eventuale posizione corretta l'avevo messa abbondantemente in conto.

Per il resto sono d'accordissimo su quello che hai scritto di Ford ma meno sul fatto che la morte della protagonista in Psycho (all'italiana) non sia un colpo di scena enorme. Quale film precedente si era mai fregiato di un simile, inconcepibile accorgimento geniale ? Esclusi i vari noir raccontati in prima persona da personaggi defunti (i riferimenti li conosci anche tu), naturalmente.

Spero di risentirti e di poter ridiscutere con una persona colta e preparata come te. Per l'irruenza, non farci caso : è un mio atteggiamento istintivo per nulla maligno.

Ci si sente, ciao. ;-)
KOMMANDOARDITI  15/08/2010 16:03:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi


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dobel  15/08/2010 21:49:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie mille anche da parte mia per la discussione e lo scambio di idee. Spero anch'io di riincontrare un interlocutore interessante come sei stato tu. Per quanto riguarda 'Psyco' è un'altra delle mie frettolose frasi che si presta a equivoca interpretazione: intendevo infatti dire che in 'Psyco' abbiamo un colpo di scena, mentre nel film di Friedkin non tanto. Comunque penso che ci siamo capiti, in fondo. A presto, spero!
Dick  04/09/2016 11:05:46Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Inutili? Se fossero stati inutili non staresti qui a commentare per dire. XD
Ciumi  13/08/2010 08:59:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Beh dob, mi pare d’avere capito che Friedkin non sia il tuo regista preferito..
I polizieschi in genere neppure a me fanno impazzire, questo lo ricordo (poco) come un buon film ma non molto più, così come ‘Il braccio violento della legge’. ‘L’esorcista’ credo tu l’abbia visto, e secondo me ha una buonissima prima parte, seppure il finale non mi sia piaciuto per niente. Se proprio vuoi dargli un’altra chance, magari prova con il più recente ‘Bug - la paranoia’, a me non è dispiaciuto, anche se non sono certo che sia il tuo genere. Ciao.

dobel  13/08/2010 19:34:42Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non ho nulla contro il regista in sé, sarà che in un giorno ho visto due suoi film uno più brutto dell'altro. 'Il braccio violento della legge' è invece un ottimo film. L'esorcista è discreto... il resto non saprei proprio. Grazie del consiglio, lo vedrò al più presto. Alla prossima.
barbuti75  27/08/2010 01:10:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'esorcista è uno degli horror che han fatto la storia del cinema...dire che è discreto è come dire che La traviata è carina :-))))
dobel  27/08/2010 09:41:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Tu non hai il senso della misura!!!! Paragonare 'La traviata', ossia un'opera che ha cambiato letteralmente il corso della storia del teatro musicale e che segna una tappa fondamentale nell'evoluzione del linguaggio drammaturgico non solo verdiano ma dell'intero ottocento, all' 'Esorcista' è come paragonare 'Fra' Martino campanaro' a 'Fronte del porto'.
Quando mi dimostrerai che 'L'esorcista' è un film che ha cambiato per sempre la storia del cinema sia a livello di soggetto e tematiche che a livello di linguaggio (e intendo dire che prima di esso nessuno ha mai portato sullo schermo un indemoniato e non ha mai fatto vedere nessuno svomitazzare qua e là mentre la testa gli gira di 360° mentre a me gira ben altro...) allora ne riparleremo. 'Scherza coi fanti e lascia stare i santi...'
barbuti75  27/08/2010 16:57:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
A me non interessa che il film in se sia una novità...mi interessa quello che mi fa provare, quello che mi fa pulsare nel sangue.
io sono un passionale, non un riflessivo, quindi mi ci lavo i piedi con un film che non mi comunica niente.
L'esorcista rivoluziona completamente l'approccio al cinema horror introducendo l'elemento drammatico!!!
Prima di tutto è stato se non il primo, uno dei primi horror a non essere dipendente dal trucco a scopo effettistico (alla "Poltergeist" x intenderci). Legge per la prima volta l'impotenza umana della scienza (ragionando in termini illuministici) di fronte all'occulto e al soprannaturale! Non ci troviamo di fronte a una sfigata qualunque (che urla e svomitazza x citarti), ma alla ragazza che il demonio ha scelto come sede della sua anima!
E poi il film ha un incipit da non dimenticare ricco di presagi inquietanti che ammorbano l'atmosfera del film ancora prima che inizi (i ritrovamenti in medio oriente).
Poi scusami tanto ma la scena della perdita della fede da parte del Reverendo Miller è l'apoteosi dello scontro tra il Bene e il Male...la realtà diventa l'anticamera dell'inferno per il povero prete che non sa più a che santi votarsi. Gioca la partita più importante della sua vita e la perde...cosa si può pretendere di più da Friedkin? Usa la regia come un rasoio...essenziale, mai sopra le righe, di un realismo senza precedenti nella storia dell'horror! E l'uso della musica??? A te che sei uno che di queste cose ne sa, l'utilizzo della colonna sonora e dei rumori da parte di Friedkin non trova ancora oggi un successore.
Quindi Fra Martino campanaro valla a far cantare alla Nona porta del tuo caro amico Polanski :-))))) (che gli horror sa come farli visto che ha diretto quell'altro capolavoro horror che è "Rosemary's baby).
dobel  27/08/2010 23:23:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Hai perfettamente ragione: anche a me non interessa nulla che il film introduca elementi nuovi, mi interessa solo che sia bello e 'L'esorcista' lo è. E' che hai tirato in ballo 'La traviata' (che è l'emblema della novità drammaturgica verdiana) e allora ho pensato che il tuo paragone fosse a ragion veduta.
Che poi questo film sia stato il primo ad introdurre l'elemento drammatico è una cosa che mi dovrai spiegare molto bene... 'Frankenstein' non ha elementi drammatici?
Quanto all'uso degli effetti, a me pare invece che siano assolutamente gratuiti come in quasi tutti i film horror. Di tanto in tanto li trovo addirittura grotteschi (anche se devo ammettere che la maestria del regista è tale dal tenersi sempre al di qua del ridicolo... ma ci va vicino). Ma proprio il paragone con 'Rosmary's baby' del mio 'amico' Polanski (come lo definisci tu) dovrebbe farti capire che non è necessario rappresentare il lato più materiale del male o, in questo caso, dell'elemento demoniaco per creare inquietudine; spesso è più efficace accennarvi.
Per concludere... 'Rosemary's baby' è del 1968 mentre 'L'esorcista' del 1973... quindi dimmi un po', tutta questa novità di elementi drammatici ecc... peculiari nel film di Friedkin in quello di Polanski non sono presenti? Oppure diciamo che tutto ciò che percepiamo nell'Esorcista' era già stato realizzato (e meglio, secondo il mio parere) da Polanski 5 anni prima?????
Con questo non sto dicendo che 'L'esorcista' faccia schifo. Soltanto che non è assolutamente un capolavoro e che è un altro dei tanti film sopravvalutati di questo regista. Comunque è un film che guardo sempre volentieri, dopo tutto...
barbuti75  28/08/2010 08:28:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mi trovo compmetamente d'accordo con le prime righe che hai scritto...certo il paragone con la Traviata è forse eccessivo e te ne rendo atto chiando la testa pronto a ricevere il colpo del boia.
Gli elementi drammatici, forse non mi sono spiegato bene, sono quelli che portano i protagonisti della vicenda a una totale impotenza di fronte a un fatto assolutamente inspiegabile. Ad esempio, mentre in Rosemary's baby c'è il sospetto hitcockiano che si stia ordendo una trama demoniaca e che sia stato fatto un patto col diavolo, nell'esorcista non c'è il sospetto...è lì, è palese, è sotto gli occhi di tutti. Il diavolo è nel corpo della bambina ed è il diavolo più blasfemo e disgustoso mai portato sullo schermo...e porta alla perdita della fede senza per questo perdere contatto con una realtà che ancora oggi c'è...è presente nelle vite di molti paesi del cosiddetto "Terzo mondo". Io lo trovo molto tangibile e vicino alla mia sensibilità, ed è forse proprio per questo che mi spaventa.
Polanski invece in Rosemary accenna, lascia trapelare sotto la superficie in modo molto sottile che tutto questo sia possibile.
Insomma due modi diversi di vivere il cinema horror o di stampo esorcistico.
Quindi la risposta alla tua domanda è "No, quello che Polanski aveva solo accennato in Rosemary, Friedkin ce lo mostra e lo fa spaventando lo spettatore"...ebbene si...io quando guardo l'esorcista me la faccio sotto e non c'è horror più bello di quello che te la fare sotto.
Comunque credo che in definitiva abbiamo due modi diversi di concepire lo spavento ed è per questo che alla fine della fiera non riusciremo mai a convincerci del contrario...ma il cinema è bello proprio per questo.
Per me l'esorcista è un capolavoro del cinema horror, per te no.
Per te Polanski spaventa più di Friedkin, per me no.
Rispetto la tua opinione ma non la condivido, ma questo non farà mutare la stima che nutro per te in quanto porti sempre valide argomentazioni ai tuoi giudizi.
Dick  04/09/2016 11:03:41Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
???????????????????????????
The Gaunt  13/08/2010 09:47:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Che non ti piaccia Friedkin o il genere poliziesco ci può anche stare, nessuno può farselo piacere per forza, ma che il film sia soporifero e già visto in ogni sua recondita piega è un'affermazione che mi lascia alquanto perplesso.
Lo sviluppo narrativo che soprattutto nella parte finale ha un tasso di imprevedibilità molto elevato e poco riscontrabile in altre pellicole di questo genere, se non altro antecedenti a questo film e legato anche alla profonda ambiguità ed evoluzione dei personaggi veramente sorprendente.
Per inciso detesto profondamente anche io gli anni ottanta.
dobel  13/08/2010 19:33:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Questo film non mi è piaciuto proprio perché amo il genere poliziesco, ricco di pellicole belle, interessanti e talvolta ironiche. Tutta questa imprevedibilità e novità non la ho proprio riscontrata, men che meno l'evoluzione psicologica dei personaggi (il fatto che il gemello numero due alla fine del film si vesta come il collega appena defunto, è di una banalità sconfortante). Comunque sia, de gustibus...
The Gaunt  13/08/2010 20:24:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi


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Il fatto che poi il gemello numero due (Vukovic) si vesta come il compagno rappresenta l'apice dell'evoluzione di un personaggio che in un primo momento è relegato ai margini, per poi divenire quasi il vero protagonista del film. Francamente non è nè banale nè tantomeno scontato. Comunque, come giustamente hai detto, de gustibus....
Solo una curiosità. Dato che ti piace questo genere, mi potresti dire quali sono i tuoi 3 o 4 polizieschi preferiti?
dobel  13/08/2010 20:57:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Difficile dirlo così su due piedi perché senz'altro dimenticherò qualche cosa, comunque: Ispettore Callahan il caso Scorpio è tuo; Giungla d'asfalto;Il colpo della metropolitana; Il lungo addio; La furia umana; Quel pomeriggio di un giorno da cani; Serpico; Un maledetto imbroglio. Ma sicuramente anche altri come 'Il braccio violento della legge' (del nostro Friedkin), 'Dillinger', 'Squadra omicidi, sparate a vista'... Sto citando a caso fra i tanti che mi sono piaciuti e a cui sono affezionato.
Non so se si può definire un poliziesco, ma se lo è, 'Getaway' di Peckinpah è un capolavoro.

L'unica cosa non prevedibile nel film è proprio l'oggetto del tuo spoiler. Per il resto...
The Gaunt  13/08/2010 21:21:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Era solo per capire quali erano i tuoi gusti ed infatti vedo da alcuni titoli come Il lungo addio, la furio umana e Quel pomeriggio di un giorno da cani io nemmeno li considero polizieschi. Sugli altri, a parte qualche eccezione, mi piacciono tutti.
Vorrei rivedere Squadra omicidi, sparate a vista che non mi ricordo più. E' "rimediabile" in rete tramite torrent, mega, rapid e similari escludendo emule?
dobel  13/08/2010 21:25:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non saprei dirti come scaricarlo, io lo ho comperato in negozio, mi dispiace. Comunque è molto bello.
dobel  13/08/2010 22:59:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Scusa, i titoli che ho inserito nella mia personale lista (a parte 'Il lungo addio') sono tutti presenti nella lista 'genere poliziesco' del nostro forum; sono altresì d'accordo con te che le classificazioni nella maggior parte dei casi siano molto opinabili.
KOMMANDOARDITI  13/08/2010 21:58:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Lo si rimedia dappertutto, anche perchè è uno dei più celebri :


http://www.torrentportal.com/details/795931/Squadra+Omicidi,+Sparate+A+Vista+-+Dvdmux+By+Druma+%28Audio+Ita+Ing%29.avi.html

http://www.kickasstorrents.com/xvid-ita-eng-madigan-squadra-omicidi-sparate-a-vista-tntvillage-org-t1237753.html

;-)
The Gaunt  13/08/2010 22:08:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Già provato in precedenza, ma sono torrent morti. Avrei comprato volentieri il dvd, purtroppo è fuori catalogo da tempo.
KOMMANDOARDITI  13/08/2010 22:19:25Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Oddìo , un 3/4 peers attivi ci sono, però è lentissimo, lo so...
Ci sarebbe la versione in lingua originale, che di fonti ne ha qualcuna in più :

http://www.torrenthound.com/hash/00e5e618f8b84a8a74f552fee5e24c0e6f96ac2f/torrent-info/Madigan-DVDRip-Eng-1968

Però, secondo me, se cerchi nei siti con l'iscrizione potresti trovarlo.
Almeno a me è successo svariate volte.