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HAPPINESS regia di Todd Solondz

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Terry Malloy     6 / 10  29/12/2013 14:27:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Solondz è il migliore allievo di Altman, su questo non si discute. Ma dubito riuscirà, nella strada che ha intrapreso, a svincolarsi dal peso gigantesco del suo maestro putativo. "Happiness" è un film carino, ma che sa di già visto. Il paragone con American Beauty è calzante, ma francamente non ci ho trovato molto di più. Anzi, qui si perde tutto ciò che di buono c'era in Welcome to the dollhouse. L'opera prima di Solondz pare anche la migliore. Sembra che gli anni '90 abbiamo segnato una regressione rispetto ai '70, di sicuro l'annata migliore del cinema di sempre. Da una parte c'è il cinema citazionista di Tarantino, dall'altro i registi à la Fincher, dall'altra gli autori raffinati come Solondz, a corto di idee. Nella sua carrellata di personaggi non ne ho trovato uno interessante. Avere una manciata di attori ispirati (straordinario il dialogo tra padre e figlio sulla pedofilia) non cela la poca originalità di questa sceneggiatura. Forse l'unico aspetto che vale la pena salvare, come barlume di originalità e sensibilità, è proprio il personaggio del pedofilo, tematica quasi universalmente taciuta dall'arte, e affrontata qui in un'ottica demistificatoria e nuova, potente, frastornante; il dialogo è assolutamente commovente e indimenticabile, e Solondz dimostra un tatto incredibile nel gestire l'intero spunto narrativo. Ma più in generale, i personaggi non sono ingolfati nella loro banale umanità, bensì nello stereotipo letterario di un certo tipo di cinema che ha da sempre preso di mira con sarcasmo e compiaciuta volontà distruttrice il sogno americano. E che palle, però. Basta leggere un qualsiasi romanzo americano contemporaneo per avere personaggi molto più concreti e ben fatti. Solondz è un orologio fermo agli anni '70, e francamente quel filo di sperma finale l'ho trovato disgustoso, non poetico.