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L'ASSASSINO… E' AL TELEFONO regia di Alberto De Martino

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KOMMANDOARDITI     5 / 10  21/07/2010 13:04:07Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Alberto De Martino lo si ricorda come quel regista, rigorosissimamente di genere, che ha sempre preferito girare i propri film oltreoceano ; tra le sue pellicole maggiormente note ed interessanti figurano, tanto per citarne un paio, il trash-demoniaco L'ANTICRISTO (se vogliamo, ancor più blasfemo e scioccante dell'originale film di Friedkin) ed il sotto-padrinesco IL CONSIGLIORI (con la solida accoppiata Martin Balsam/Tomas Milian). Durante la sua carriera, di prodotti incolore ne ha diretti svariati ma L'ASSASSINO...E' AL TELEFONO (titolo poco attinente e tristemente banale...) è quasi certamente il suo film più opaco, sciapo e senza nerbo.
La pellicola racconta di un'attrice teatrale (la matura ma piacente Anne Heywood) che, persa inspiegabilmente la memoria dei suoi ultimi 5 anni di vita, si ritrova sbattuta a destra e a manca tra mariti vegliardi, presunti amanti e medici minacciosi che cercano di curarla. Un sicario però (un Telly Savalas pre-Kojak e fumatore) la segue come un'ombra e le sue intenzioni non appaiono delle migliori...
Ambientato in Belgio ma girato quasi tutto in interni, questo thriller ci risparmia, una volta tanto, il solito anonimo massacro di belle figliole per concentrarsi invece sugli sforzi ed i tentativi tortuosi della protagonista di ricostruire il proprio passato recente.
Quel che si sviluppa nel film è un tira e molla tra l'essere combattuta dai dubbi sulla buona fede di chi la circonda e la spinta assillante a concedersi (anche sessualmente), nella speranza di poter ritrovare agganci materiali e sensazioni del tempo dimenticato.
Trattare al Cinema un tema complesso ed affascinante come l'amnesia è stata, per ovvi motivi, prerogativa dei grandi maestri (vedi Hitchcock con IO TI SALVERO') oppure di autori estrosi e ricchi di talento (vedi Nolan con MEMENTO) : De Martino, pur nella correttezza del suo mestiere, ahimè, non è mai rientrato in nessuna delle due categorie.
La discreta regia e le note carezzevoli dello score di Cipriani (che riprende quello del precedente REAZIONE A CATENA) non suppliscono alla monotonia di un'opera priva di sussulti, smorzata, con continui passi falsi e ripartenze, sebbene in alcuni momenti suggestiva. Se in un thriller mancano ritmo, suspense e colpi di scena ben assestati, allora il rischio di sconfinare in un tv-movie alla "Tenente Colombo" è inevitabile.
Vista la scarsa qualità del video a mia disposizione, è un vero peccato non aver almeno potuto apprezzare appieno la fotografia del futuro regista Massaccesi...