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DOGTOOTH regia di Yorgos Lanthimos

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76mm     5 / 10  01/12/2022 17:19:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il prode Dario Argento, parlandone come da vivo (artisticamente parlando, s'intende), disse un giorno la seguente frase, che a mio avviso dovrebbe essere recitata come un mantra da tutti coloro che vogliono cimentarsi nel fare cinema: "Nel corso della mia carriera ho imparato che se riesci a costruire un universo coerente, per quanto folle esso sia, hai già ottenuto la sospensione d'incredulità necessaria a raccontare quello che vuoi".
Amen.
Tralasciando il fatto che Argento predica bene e razzola male, in quanto sono 40 anni che non riesce più a trasporre sullo schermo questa sua lodevole dichiarazione d'intenti, direi che comunque ha fatto centro…fondamentalmente il Cinema è questo, l'abilità di creare un universo fittizio che abbia però quel minimo sindacale di coerenza interna tale da riuscire ad instaurare un tacito accordo con lo spettatore che dovrà entrarci, che potrà così abbandonarvisi sospendendo l'incredulità ed accettando di buon grado anche gli accadimenti più folli.
I vari Lynch, Bunuel ed Haneke, tanto per citare i nomi dei registi ai quali Lanthimos è stato spesso accostato, sono sempre riusciti (salvo rare eccezioni) in questo intento… il greco in questo caso non ci ha neanche provato, o se l'ha fatto, comunque ha fallito.
E spiace, perché quello che si vede sullo schermo è buono, molto buono…a livello tecnico, artistico e anche contenutistico (molto interessante in particolare il discorso sull'importanza del linguaggio come forma di controllo, che non avevo mai visto, a memoria, affrontato in un film…non con queste implicazioni almeno).
Il problema è quello che NON si vede sullo schermo, ovvero quello sforzo che il regista avrebbe dovuto fare (e non ha fatto) per dare una coerenza di fondo all'universo generato, provocando (almeno su di me) una sorta di rigetto, di rifiuto a partecipare al suo gioco.
Come si può riuscire ad entrare consapevolmente e ad accettare le regole di un universo dove sia anche solo vagamente comprensibile quello che accade in quella villa, senza che ne venga fra l'altro fornita alcuna possibile motivazione?
Qualsiasi cosa t'inventi non sta in piedi…forse per questo non ci ha neanche provato.
Va accettato così com'è. Punto. Però a me non sta bene.
Per favore evitate di ripetermi che lo spettatore deve avere un ruolo attivo e che è compito suo quello di cercare di ricostruire le regole di un universo inventato da altri…sì sì lo so, abbasso gli spiegoni e la pappetta pronta e predigerita di certo cinema paratelevisivo, sono d'accordo, ma non dimentichiamoci che è lo spettatore che paga il biglietto (o il dvd nel mio caso) e non deve essere lui a farsi venire l'emicrania per lo sforzo di pensare a come rendere coerente un universo del quale il suo creatore (il regista) non ha voluto preoccuparsi.
Io mi sono rotto.
Il voto è quindi la media fra quanto ho visto e quanto NON ho visto sullo schermo, che sia 7 e 3, 8 e 2, 9 e 1 o 10 e 0 poco importa…la matematica, al contrario delle fondamenta su cui si regge questo film, non è un'opinione.