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PARLA CON LEI regia di Pedro Almodovar

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kafka62     7½ / 10  08/04/2018 12:20:50Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Uno sconvolgente balletto di Pina Bausch, con i corpi di due donne che, come sonnambule, sbattono ripetutamente contro le pareti del palcoscenico per poi cadere a terra irrigidite (una anticipazione della trama del film?), e la più straziante versione di "Cucurucucu Paloma" (cantata da Caetano Veloso) che mi sia mai capitato di sentire, ma anche un divertentissimo "finto" film anni 20, in cui un uomo, perdutamente innamorato di una giovane scienziata, beve per lei una pozione dagli effetti collaterali sconosciuti, rimpicciolisce inopinatamente fino a diventare un uomo in miniatura, ma riesce ugualmente a coronare il suo sogno d'amore penetrando nel sesso gigantesco della donna addormentata (ancora un parallelo simbolico con la vicenda dell'infermiere Benigno, che "violenta" per amore Alicia, la ragazza in coma?): tutto questo è Almodovar, l'unico regista al mondo che sappia passare, anche nelle sequenze secondarie e nei dettagli più marginali, dal pianto al sorriso con una facilità prodigiosa, trascurando praticamente tutta la gamma delle emozioni intermedie. E' il melodramma allo stato puro, fatto di situazioni estreme, di agghiacciante dolorosità, e di sentimenti assoluti e in qualche modo eccessivi, ma miracolosamente controllati e raffreddati, ogni volta che il climax raggiunge l'apice della commozione (al di là del quale la sofferenza potrebbe diventare voyeuristica o emotivamente ricattatoria), grazie all'uso originalissimo dell'ironia e della leggerezza narrativa.
E' sufficiente sintetizzare il canovaccio di "Parla con lei" per comprendere la reale portata dell'operazione messa in piedi dal regista spagnolo: due giovani donne (una ballerina e una torera) ricoverate in ospedale in una situazione di coma irreversibile, due uomini (un infermiere e un giornalista) che le accudiscono con paziente abnegazione e che creano tra loro un rapporto di amicizia fraterna (che non pochi scambiano per omosessualità), la miracolosa guarigione della ballerina (rimasta nel frattempo incinta!), la morte della torera, il suicidio dell'infermiere e, forse, un nuovo amore a parti invertite. C'è materiale sufficiente non solo per un film, ma per una intera telenovela! Eppure "Parla con lei", pur appartenendo a tutti gli effetti al genere del melò, è un'opera psicologicamente credibile, con personaggi umani e realistici, persino sobria nella sua messa in scena, anche laddove, come nelle scene della pulizia della donna in coma, non disdegna di mostrare gli aspetti più prosaici e sgradevoli della malattia (anzi, le scene della vestizione e della preparazione del letto, con le forme inerti di Alicia che emergono da sotto il lenzuolo, diventano quasi, nelle mani di Almodovar, momenti di pura poesia). E quando si corre il rischio di cadere nel patetismo o nel sentimentalismo, ecco che, come si diceva più sopra, un piccolo tocco di humour interviene sempre a salvare la situazione. E' impossibile ad esempio non sorridere quando Benigno dice a Marco, che ha appena scoperto che Lydia, prima dell'incidente, si era riconciliata con il suo ex amante: «Allora avete rotto? Se devo essere sincero, avevo capito da tempo che tra voi due qualcosa non funzionava». E le lacrime che scorrono copiosamente sui volti dei personaggi maschili del film (svelando una volta di più la sensibilità "femminile" del regista) si alternano alle schiette risate che ispirano alcune macchiette tipicamente almodovariane, come l'intervistatrice televisiva o la portinaia. Dopo "Tutto su mia madre", "Parla con lei" è una splendida conferma della maturità artistica di Almodovar che, ormai lontanissimo dalle sgangheratezze kitsch degli esordi, è l'unico regista che sappia parlare di amour fou con tale naturalezza e intensità.