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AMORES PERROS regia di Alejandro Gonzalez Inarritu

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Woodman     9 / 10  04/11/2013 20:06:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Stimolante, crudele, magnetico primo capitolo della trilogia di Inarritu, "Amores Perros" è un film sconvolgente talvolta potente talvolta disarmante, dove si fondono più vicissitudini al servizio di tematiche simili che legano (oltre che geograficamente) i protagonisti di questa tragedia tutta moderna.
Per sottolineare come ognuno veda diversamente il proprio dolore, quali possano essere le perdite che ci strappano dalla vita, quelle perdite che poi, come scritto in chiusura, formano parte di noi, diramandosi e disperdendo liquidi malsani nel nostro universo sensibile, Inarritu si affida ad uno stile di ripresa che sposa le dinamiche dei personaggi, li accarezza nel loro dolore ora stoico ora violento, ora riflessivo, ora terrorizzante.
Spiazzante a tal proposito specialmente nella seconda storia, la più stravagante e originale, terrificante e decadente, in cui il regista crea abilmente uno spazio da palcoscenico (l'interno dell'abitazione abbozzata della modella) nel quale si ritorna più volte, rimanendone affascinati, empatizzando inesorabilmente con i personaggi. E se la modella Valeria non è il personaggio più riuscito, di sicuro la sua vicenda è la più ermetica, assai efficace nel rappresentare un vero e proprio epilogo che però ha,
verso la fine, una piccola luce non troppo consolatoria, che bacia la figura dell'interessante fidanzato Daniel.
Più dinamica è l'adrenalinica prima storia, con il sensualissimo Bernal, impegnato in un personaggio ben dipinto, soffocato da un'atmosfera feroce e roboante, mentre si scatena la passione ossessiva per la giovane cognata. Odiosamente delineato, il ripugnante fratello è un cattivo che si imprime. Conclusione dannata, che muove pena verso i disastrati protagonisti dal destino incerto.
Altrettanto incerto si rivela il destino del magnifico El Chivo, il protagonista più memorabile della storia più bella, senza dubbio alcuno.
Altro filo rosso, il perro, il cane, l'amore bastardo. Il cane che crea scompiglio diventando motore di una vendetta, il cane che disfa il fragile equilibrio di una donna finita, Il cane che ammazza i suoi simili, grande ingiustizia per chi lo aveva salvato, il sicario privato dei suoi unici compagni.
I simili, i consanguinei, i fratelli che si tradiscono.
Caino e Abele, per l'appunto, in una vaga ripresa nel primo episodio, addirittura esplicitata nel terzo.
Musiche da pelle d'oca del bravo Santaolalla.

Terrei a precisare che la frase "Siamo anche ciò che perdiamo" non l'ha creata la patetica analfabeta Laura Pausini, ma è farina del sacco del poeta della vibrazione e di fremiti A. G. Inarritu, che qui come non mai sfodera il suo talento enfatico e lirico.
Quindi laddove è presente sta frase accostata al faccione giallastro della "cantante" romagnolona, si sappia che si è dinanzi ad un furto vero e proprio. Una violazione gratuita atta a banalizzare involontariamente una profonda riflessione.

Momenti di enorme cinema: il messaggio vocale singhiozzato dal Chivo a sua figlia, la ripresa dello scontro che abbraccia il tris al completo, tutta la parte che chiude la vicenda dei due amorali fratellastri nel magazzino abbandonato, le ricerche del cagnetto Richie che man mano che proseguono illustrano la crescente disperazione isterica e instabile di Valeria, specialmente nelle scene sul parquet, sino all'apice del climax

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Superiore a "21 grammi" e "Babel", "Amores perros" è un film imperdibile, ed è proprio il caso di dirlo, è un film che per una volta lascia un solco di notevole profondità negli animi dello spettatore.