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KYOFU regia di Hiroshi Takahashi

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Ciaby     8 / 10  02/08/2011 22:37:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Titolo internazionale: The Sylvian Experiments

Sesto capitolo della saga J-Horror Theatre prodotta dall'onnipresente Taka Ichise, che comprende sei film girati da altrettanti registi, che hanno fatto la storia del genere horror nipponico. Dopo Masayuki Ochiai (Infection), Norio Tsuruta (Premonition), Takashi Shimizu (Reincarnation), Kiyoshi Kurosawa (Retribution) e Hideo Nakata (Apparition), ora è la volta di Hiroshi Takahashi, solo al secondo film come regista (Dopo "Sodom The Killer", 2004), ma con un'invidiabile carriera di sceneggiatore (scritti da lui i copioni della saga "Ring", ma anche di "Crows Zero 2" di Takashi Miike e "Serpent's Path" di Kiyoshi Kurosawa).

Il suo "Kyofu", uscito negli Stati Uniti come "The Sylvian Experiments" chiude (?) quest'appassionato e riuscitissimo cerchio, che ha saputo dare libero sfogo a diversi sintomi d'orrore (dal thriller psicologico al delirio ospedaliero, dagli zombie al film di costume...) ed è un indefinibile, quanto incredibilmente affascinante incubo psicologico.

Perfettamente diretto e fotografato con colori claustrofobici e un controllo quasi maniacale di luci e ombre, "Kyofu" si muove soffuso, lento e angosciante, come la migliore tradizione dell'orrore nipponico, per mostrarci una delirante e intricata storia su alcuni esperimenti, che dovrebbero eliminare il confine tra mondo reale e oltretomba. Le conseguenze non possono che essere, ovviamente, orrorofiche e paranormali. Rinunciando alle sadako di turno e ai facili salti sulla poltrona, Takahashi tesse un'inquietante tela di brividi e sospensioni, silenzi e attese che si arrampicano sulla schiena dello spettatore, inchiodato alla sedia, nonostante un'apparente lentezza.

Le indagini si fanno sempre coinvolgenti e raggiungono l'apice con gli ultimi dieci minuti, dove il film sprofonda in una soffocante spirale d'angoscia che ricorda certi momenti del cinema di Kiyoshi Kurosawa. Alla buona riuscita del film contribuiscono anche gli attori, spesso volutamente freddi e monoespressivi, ma incredibilmente irresistibili. Brava, in tal proposito, la bella Mina Fujii nel ruolo dell'eroina, e solitamente ancorata al mondo televisivo. Non delude neanche la veterana Yoko Chosokabe, già vista nel bellissimo "Retribution", nel capolavoro del genere "Noroi", in "Princess Blade", nei "Teketeke" di Shiraishi e in "The Grudge 2".

Inaspettatamente, pur essendo un horror dal taglio serio, come molto più spesso avviene negli horror americani e molto meno spesso negli horror giapponesi, ci si può soffermare anche in una stentata scena di nudo.

Un film che sarà la gioia di molti coloro che speravano in un gioioso ritorno della vena inquietante dei j-horror anni '90, ma che appassionerà anche coloro che sono a corto di storie intriganti di mistero. Non un capolavoro, ma "Kyofu" dimostra ancora che in Giappone, con le storie di paura, ci sanno fare eccome...