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MANDARA regia di Akio Jissoji

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Ciaby     8 / 10  21/04/2010 14:34:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Akio Jissoji è uno dei più grandi registi giapponesi di quella che è una delle ere più affascinanti del cinema nipponico, ovvero la new-wave anni '70.
Ora, praticamente, dedicatosi al cinema di serie-z (tra sci-fi e pinku introvabili), Jissoji era in realtà uno dei tanti caposaldi (con Yoshida, Matsumoto, Teshigahara, Terayama e Wakamatsu) di quell'universo surreale, agghiacciante, feroce, ma bellissimo.
"Mandara" testimonia tutta la creatività del regista e conferma un talento visivo che non ha eguali.

La prima cosa che scatta nella visione di "Mandara" è, infatti, la capacità di Jissoji di realizzare una cornice formale incredibile, mai vista prima d'ora e all'avanguardia anche ai giorni nostri, con inquadrature inusuali, ma studiate, con un ampio uso del dolly, del grandangolo, di inquadraturse vorticose in spazi stretti (straordinarie le scene iniziali girate nell'hotel, con punti di vista diversi in un ambiente che nulla a che vedere con quello di un albergo, ma pare, uno spazio più mentale, labirintico), accompagnandosi con colori di rara intensità (grigi, marroni, sbalzi di rosso, di bianco e nero...).

Il risultato è cromaticamente e tecnicamente perfetto, ma anche con la colonna sonora, Jissoji riesce a realizzare un'atmosfera malata e indimenticabile, grazie all'ossessivo organo spettrale che incute timore e malattia psicologica.

E' il contenuto del film che rende difficile la visione, purtroppo. Non fraintendetemi. I contenuti ci sono eccome e, mai sono stati così forti, profondi, studiati e approfonditi: ma, purtroppo, come spesso a case nei film d'élite, bisogna conoscere precedentemente cose come la situazione politica giapponese degli anni '60-'70, i movimenti delle rivolte studentesche, il buddhismo, la filosofia, le teorie utopistiche...e molto altro.
La scarsità di conoscenza di questi contenuti non permette di comprendere fino in fondo un film bellissimo, ma ostico, che sarebbe impeccabile se lo spettatore fosse già preparato e onniscente.

"Mandara" resta comunque un film bellissimo, un caposaldo del cinema giapponese, che nonostante una lunghezza chilometrica non annoia. E' un film recitato alla perfezione (lei, pur non essendo una stradio*, uccide con lo sguardo e trasuda fascino da ogni poro) e con momenti eccezionali (i primi venti minuti strappano il cuore, il finale distrugge e spiazza).

Un film indimenticabile, ma non per tutti.
Ora fremo nel vedere l'altro grande classico del regista: "This Transient Life".