Woodman 7 / 10 27/07/2014 15:00:26 » Rispondi Non ho mai considerato la famosa opera teatrale di Shaffer (che qui ha scritto la sceneggiatura), e il film di Lumet è il mio unico incontro con questo dramma angosciante. I già confidenziali Burton e Firth duettano grandiosamente assecondando una messa in scena atipica per Lumet, di fiammeggiante e intensa tinta visionaria. Purtroppo pare che sia proprio l'adattamento il danno più grave, a quanto pare Lumet ha tradito diversi punti, magari razionalizzandoli o snaturandoli volendo dire troppo o non dicendo affatto, appiattito la vicenda in qualche modo, chissà. Domande lecite ma a cui non so darmi risposta, essendo completamente ignorante nei confronti dell'opera di Shaffer, di cui conosco soltanto meri dati storiografici legati alle rappresentazioni teatrali, alle trasposizioni in film e musica e gli attori che hanno dato corpo ai due protagonisti.
Provando -per forza, poi, c'è poco da fare- a tralasciare i confronti e valutando il film in sè e per sè, si può certamente dire che è sostenuto da una regia ammaliante, che ben asseconda la vicenda, fotografato benissimo (colori ora sbiaditi ora plumbei, sempre sui toni del grigio e del celeste, un effetto perfetto per rendere il lato terrorizzante della tristezza) e ricco di dialoghi che danno un po' la strana e fastidiosa impressione di essere dei copia-incolla affettati dal copione originale. Inoltre sembra essere abbastanza diseguale, in alcuni punti è sublimamente inquietante, in altri banalmente annacquato e insapore.
Nonostante Lumet non sia un regista adatto a queste cose e troppo spesso scada nel didascalismo, il mestiere solido è l'amore per i primi piani, gli sprazzi di incanto, l'orchestrazione complessiva riescono a rendere fascinoso l'esperimento, seppur visibilmente non pienamente riuscito.
Doveroso infine confessare che mi ha portato a conoscenza dell'opera il brano "Equus" dei Blonde Redhead. Vergogne segrete.