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THE HORSEMAN regia di Steven Kastrissios

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7 / 10  22/04/2015 12:52:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
I punti di contatto con "Hardcore" di Paul Schrader sono marginali; in questa pellicola il protagonista è fin da subito consapevole della morte della figlia, trovata esanime in un lurido viottolo soffocata dal proprio vomito. Il tutto dopo aver partecipato alle riprese di un film pornografico, durante le quali mostrava un evidente stato confusionale dovuto all'abuso di droghe.
Distrutto dal dolore il padre si mette sulle tracce di tutti coloro che più o meno direttamente sono rimasti coinvolti fisicamente nelle riprese o hanno contribuito alla realizzazione e distribuzione del video. Ha così inizio un massacro che pur non mostrato nei minimi dettagli è spesso ostico da digerire anche per gli stomaci più forti.
Tra torture porn e scene da estremo fight club, Christian, il padre, mette in atto il proprio giustizialismo spiccio condannando chiunque abbia osato entrare anche solo in maniera periferica nel fattaccio. La sua incontenibile ferocia nasconde in realtà un senso di colpa dettato dal non aver saputo stare accanto a quella figlia di cui ne ricorda con sommo strazio l'ingenua innocenza durante l'età più tenera. Quasi un ricatto verso lo spettatore, tuttavia reso necessario per partire da un punto ancora non ammorbato dal marciume dilagante. Un marciume prodotto da un mondo corrotto di cui Jessica è l'ennesimo pasto, servito involontariamente da un padre incapace di adempiere al proprio ruolo.
L'impianto narrativo è molto schematico, infatti alla sequela di esecuzioni sono alternati unicamente veloci flashback e una sottotrama in cui il protagonista interagisce con Alice, una ragazza in difficoltà. E' la violenza a prendersi il proscenio, senza mai essere accompagnata da alcun moralistico pippone o riferimento ideologico di dubbio gusto. In "The Horseman" si trova semplice e diretta l'espressione estrema di un dolore che tracima in istinti primordiali, rendendo l'uomo comune ancora più spietato e insensibile degli uomini cui dà la caccia.
Peter Marshall è sontuoso, mentre chi da un film australiano si attende paesaggi mozzafiato tra oceano e assolato outback resterà deluso, qui scorre solo la notte, i fari dell'auto a illuminare le corsie, sopra un cielo cinereo ed interni squallidi. Ci sono solo luoghi depressi e abitazioni o uffici spartani perfetti per sordidi figuri cui la legge della jungla (in questo caso urbana) ricorda che il confine tra preda e predatore può essere molto sottile.