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LA MASCHERA DEL DEMONIO regia di Mario Bava

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amterme63     7½ / 10  11/10/2010 20:49:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bava non ha certo confezionato un un capolavoro ma per quello che si era proposto di fare, lo ha fatto decisamente bene. Lo scopo di quest'opera è infatti quasi unicamente quello di far impressionare, agitare, mettere in tensione lo spettatore e almeno con me c'è perfettamente riuscito.
Per raggiungere questo scopo ci si concentra quasi esclusivamente sui mezzi, soprattutto visivi e sonori, che provocano ed esaltano le sensazioni piacevoli/disturbanti legate ai timori e alle paure ancestrali. Ed ecco quindi che il demoniaco e i suoi accoliti hanno grande spazio ed evidenza. Sono loro i veri protagonisti. I "buoni" servono più che altro per fare i testimoni e messaggeri che ci riferiscono e ci comunicano tutta la potenza immane, misteriosa, destabilizzante che ha il male. I buoni sono personaggi normali, belli ma decisamente banali e quasi remissivi (soprattutto il personaggio femminile). Dalla loro hanno solo la fortuna e la complicità del narratore che procura loro sempre la soluzione dell'ultimo secondo. I cattivi invece brillano per fascino, magnetismo, imperiosità, forza. Letteralmente si impongono all'attenzione dello spettatore.
Bava profonde a piene mani qualsiasi tipo di suggestione visiva o sonora che esalti l'impatto inquieto dei cattivi sullo spettatore. L'inizio è un piccolo capolavoro, teso com'è fino alla spasimo, dove non si risparmiano torture e scene forti (come quando la maschera puntuta viene spinta contro la mdp, dando l'impressione allo spettatore di stare per essere torturato).
Questo inizio al fulmicotone fa sì che per tutto il film si mantenga una tensione sottile e continua, che inquieta e disturba anche nelle scene più tranquille. Poi entra in scena tutto l'armamentario tradizionale della paura, tipico della letteratura gotica: manieri, tombe, pipistrelli, temporali, passaggi segreti, ecc … Bava di suo mette lo sguardo della mdp che spesso si stacca da quello del protagonista e ci anticipa il pericolo o la disgrazia imminente. Ci prepara psicologicamente a dovere, non c'è che dire. Il suo merito non sta quindi nell'innovazione, ma nell'uso sapiente e intenso dei mezzi cinematografici tradizionali. Il suo è il cinema della cura dell'effetto, per questo è stato rivalutato ultimamente; visto che adesso si tende a dare esteticamente più importanza all'effetto che al contenuto.
Concentrandosi esclusivamente sull'effetto che produce la visione del film in chi guarda, si può allora sorvolare sulla miriade di incongruenze e di assurdità di cui la storia è zeppa, come pure non fare caso se i personaggi sono trattati in maniera superficiale e stereotipata.
L'unica eccezione riguarda il personaggio femminile interpretato da Barbara Steele. Si poteva forse puntare di più e approfondire il concetto di doppio e di compenetrazione fra bene e male che comporterebbe l'identità fisica dei due personaggi. Ci si accontenta invece di dare al personaggio di Katia una patina di mistero, di non detto e non espresso, che rimane sempre dietro qualunque cosa dica o faccia. Barbara Steele poi è molto bella e molto brava e gran parte del film si regge sulla sua interpretazione.
KOMMANDOARDITI  11/10/2010 22:50:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Finalmente, Luca !
Non sai che piacere mi ha fatto leggere la tua recensione su questo film di Bava (il mio preferito, pergiunta).
Francamente temevo potessi mettergli molto meno come voto, proprio in virtù della poca aderenza alla logica della trama (buchi di sceneggiatura, conti che non tornano), oltre che per la superficiale caratterizzazione dei vari personaggi. Come già ti spiegai, al nostro Mario interessavano ben poco gli interpreti (che considerava intercambiabilissimi) e di conseguenza non prestava una cura eccessiva alla loro direzione : recitazioni sopra le righe e prove sottotono erano già abbondantemente messe in conto da uno come lui.
In quanto alla poca logica e coerenza, questa è stata sempre una caratteristica distintiva del nostro cinema horror/thriller/giallo, che sin dai suoi sviluppi ha testardamente preferito puntare, tramite i vari Freda, Argento, Fulci e Margheriti, sulle suggestioni visive e sul fascino di atmosfere e location, esaltate per mezzo di fotografie barocche e movimenti di camera iper-tecnici e virtuosistici (non ti saranno di certo sfuggite alcune lambiccate e strutturate traiettorie di ripresa, come nelle sequenze ambientate nella cripta).
La magia di un artigiano degli effetti speciali come Bava si mostra en plein air nel momento dello scioccante invecchiamento a vista d'occhio della strega Asa (Fellini era un estimatore del grande Mario, ecco il perchè di quella formula esoterica invocata nel suo 8 e 1/2 per far muovere gli occhi dentro il quadro : "Asanisimasa", ossia "Anima") , un accorgimento tanto visivamente sbalorditivo quanto materialmente semplice e geniale (si otteneva cambiando l'angolo di illuminazione del volto ed utilizzando filtri colorati, impercettibili giacchè il film era in b/n).
Da questo film in poi, Barbara Steele (ecco che torna in scena 8 e 1/2) diverrà la vera icona femminile del gotico italiano, lavorando in svariate pellicole del genere; d'altronde il suo volto anemico e fantasmatico ben si prestava a vagare in racconti orrorifici di questo tipo.
Le riserve che hai giustamente espresso su molti elementi del film sono largamente perdonabili se si pensa all'epoca di realizzazione e ai prodotti coevi inglesi e statunitensi.

Spero che le mie insistenze siano riuscite a trasmetterti un pochino di interesse per questo tipo di Cinema e mi auguro di leggere in futuro altri tuoi commenti originali ed intelligenti.
Mi raccomando, altrimenti ti mando via posta due o tre leghisti travestiti da uomini... ;-)
amterme63  12/10/2010 22:49:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
A me fa molto piacere che tu legga i miei commenti e che li apprezzi!
Sono in debito con te per la visione di questo film, che devo dire mi ha divertito e che ho apprezzato per la cura, la maestria e l'arte con cui si "preparano" le atmosfere e si provocano le emozioni.
Certo ha tanti difetti, ma questi sono già nel conto e Bava ha la modestia di mostrare che ci sono e che comunque fanno parte integrante del gioco. Per questo si accettano volentieri e anche lo spettatore in qualche maniera li accetta, sa che sono parte di questo singolare spettacolo che è il film di paura.
Comunque i leghisti li puoi tenere dove stanno, su nel profondo nord :-) (anche se si stanno minacciosamente avvicinando anche alla Toscana).
Ho infatti già in programma un altro film della tua lista. Vedrai poi qual è.
A presto.