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LA MASCHERA DEL DEMONIO regia di Mario Bava

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Alpagueur     4 / 10  26/12/2020 11:24:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Horror d'esordio di Mario Bava ampiamente deludente. Quando il dottor Thomas Kruvajan (Andrea Checchi) viene attaccato da un gigantesco pipistrello di gomma mentre esplora una vecchia cripta con il suo assistente dottor André Gorobec (John Richardson), spacca accidentalmente la croce di pietra posizionata sopra la bara della strega vampirica Asa Vajda (Barbara Steele); a peggiorare le cose, le toglie la maschera che le copre il viso, tagliandosi nel frattempo (stupido vecchio dottore). Con la croce distrutta, la maschera scomparsa e il sangue del dottore che gocciola nella bara, Asa viene resuscitata e, con l'aiuto del compagno vampiro Igor Javutic (Arturo Dominici), si vendica degli antenati di coloro che l'hanno condannata a morte. La scena di apertura di "Black Sunday" (alias "The Mask of Satan") di Mario Bava offre una delle immagini più potenti nella storia del cinema horror italiano: una maschera da diavolo di metallo appuntita che viene martellata sul viso della strega vampirica Asa Vajda (ouch!). Sfortunatamente, questa scena è così scioccante e brutale che, per quanto impressionante sia la bellissima cinematografia in bianco e nero di Bava per tutto il resto del film, non c'è nulla che possa competere con la brutale esecuzione di Asa in termini di puro orrore, rendendo tutto ciò che segue qualcosa di deludente. Questa sensazione di delusione non è aiutata dalle vecchie sciocchezze dell'orrore gotico che si dispiega, che è carico di stanchi cliché di genere (vecchie porte scricchiolanti, tempo tempestoso, tombe coperte di ragnatele, passaggi nascosti, abitanti del villaggio armati di forconi e torce) e che soffre da una sceneggiatura ricca di dialoghi verbosi che sono spesso ridicoli (esempio: "Qual è la mia vita? Tristezza e dolore. Qualcosa che si distrugge giorno dopo giorno e nessuno può ricostruirlo. Ecco l'immagine stessa della mia vita. Guarda...si consuma ora per ora come questo giardino, abbandonato a un'esistenza senza scopo."). Le musiche di Nicolosi ("La ragazza che sapeva troppo", "I tre volti della paura"...) sono piuttosto anonime, come negli altri due film sempre di Bava. L'uso ispirato di luci e ombre e un acuto lirismo visivo non possono che scusarsi così tanto. Begli elementi visivi, peccato per il resto.

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