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LO ZIO DI BROOKLYN regia di Daniele Ciprì, Franco Maresco

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pinhead88     8 / 10  07/07/2013 22:07:30Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'anticinema che si autoincorona, non si sa se come modello supremo o come martire, o semplicemente un meta-cinema che mira a sfottere quelli che sono i limiti della settima arte che tutti conosciamo.
L'incipit è fantastico, ma in esso si può leggere l'allegoria senza nessuna conferma. Un uomo dal volto deforme che si leva di proposito il suo occhio di vetro, (citazione Bunueliana? può darsi) come a voler dire ''meglio la cecità'' che assistere a questa mèrda di film. O al contrario, meglio non vedere l'arte con tutti i suoi limiti, e schierarsi quindi nella ''corte dei miracoli'' di se stessa.
Il film è tutto un susseguirsi di vicende surreali e al limite del grottesco, dove anche i cani randagi diventano protagonisti, come a dire: se gli attori sono dei cani, mancano solo dei cani veri per completare questo quadretto metafisico di degrado e miseria.
è un film-incubo di spirito sardonico, ma non apocalittico.
Finale felliniano.