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LO ZIO DI BROOKLYN regia di Daniele Ciprì, Franco Maresco

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julian     8½ / 10  06/05/2013 23:38:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Neorealismo andato a male.

File di registi, italiani e non, si sbracciano e si arrovellano per ritrarre la nostra penisola, riuscendo, nel migliore dei casi, solo a tirarne fuori una caricatura.
Ciprì e Maresco, con la dovuta distorsione del filtro grottesco, rappresentano il sud. Il più ostile, isolato, volgare e incivile - nel senso proprio di ignaro della civiltà - sud che, perdiana, esiste.
La Palermo in rovina diventa quindi simbolo di tutti quei borghi e ruderi dispersi e lontanissimi dai centri della cultura, dove gli individui non possono che sognare ingenuamente e rinchiudersi nella loro brutalità e ignoranza.
Per una buona mezz'ora iniziale ci si scompiscia dalle risate, il realismo del parlato e dei gesti sfonda lo schermo e geniale anche il personaggio che conversa con il regista. L'arrivo dello zio di Brooklyn, che sembrerebbe uno snodo focale della storia dato il titolo, fa abbandonare definitivamente le speranze a chi ricercava una trama o una logica.
Solo rutti, scoregge e turpiloquio. Playboy playboy playboy. Certamente !