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TOTO' CHE VISSE DUE VOLTE regia di Daniele Ciprì, Franco Maresco

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     8½ / 10  14/11/2013 11:22:25Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Geniale trilogia sulla capitolazione dell'umanità alimentata da blasfemie assortite e depravazioni d'ogni sorta. L'occhio di riguardo si posa sulla spiccata propensione all'avidità e all'attività sessuale .
Sulla falsariga della gloriosa striscia televisiva "Cinico tv" i due registi siciliani Ciprì e Maresco imbastiscono un' incredibile apologia dell'orrido. Gli ingredienti sono i soliti impressi su bianco/nero spesso sgranato e sporco: quindi assenza di donne (anche i ruoli femminili sono interpretati da attori maschi), totale degrado morale e ambientale, un senso di indigenza, povertà e sudiciume impressionante, il solito stuolo di freaks che sembrano l'immagine non imbellettata di una specie ormai deforme, zotica e dissoluta.
Smantellati i falsi idoli l'uomo imbarbarisce, anche per l'assenza della più elementare istituzione statale, qui sostituita dalla criminalità organizzata addizionata a temi religiosi in un intreccio che trova la perfetta dissacrazione soprattutto nel terzo episodio, quello in cui Totò , boss mafioso, vuole punire un messia particolarmente scorbutico e volgare per aver riportato in vita Lazzaro, precedentemente sciolto nell'acido dagli sgherri del criminale.
Non manca la versione di un Giuda traditore per fame di "sticchiu" e quella di un angelo che viene sodomizzato. Momento clou quello dell'ultima cena, con gli apostoli che nemmeno aspettano il loro mentore ("andato a pisciare") prima di gettarsi sul cibo.
In precedenza c'è la storia di Paletta, una sorta di ritardato mentale fissato col sesso. Decide di sfogare le sue voglie con una prostituta, ma bisognoso di denaro offende gravemente il mafioso del paesello. Ovviamente le conseguenze da pagare saranno estreme.
A seguire l'amore omosessuale tra due uomini di mezza età, il benestante Pitrinu, e lo squattrinato Fefè. Il primo muore, ed il secondo in flashback ricorda la loro storia tirando fuori il meschino interesse che lo aveva indotto ad accettare le attenzioni del defunto. Il tutto condito dalle ingiurie e dalle umiliazioni che la retrograda comunità, capeggiata dal pingue fratello di Pitrinu, vomitava sui due amanti.
Si chiude con crocifissione su un monte Golgota molto particolare, mentre uno stuolo di comari baffute osserva i condannati al suono di un insistente fisarmonicista. Surreale, grottesco, oltraggioso; a suo modo geniale e ferocemente irriverente, nichilista fino all'osso e intriso di una comicità greve che potrebbe far storcere il naso a molti. Cinema oltranzista che nell' Italia ipocritamente ipercattolica diventa perla data in pasto ai porci, tanto da essere vietato a tutti prima dell'uscita in sala per poi essere riammesso sul mercato restando comunque semi-invisibile.
A meno che non si padroneggi il dialetto si**** se ne consiglia la visione sottotitolata.