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LA CASA DALLE FINESTRE CHE RIDONO regia di Pupi Avati

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Invia una mail all'autore del commento Zazzauser     7½ / 10  03/10/2007 20:58:03Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La casa dalle finestre che ridono è un thriller/horror in pieno stile italiano anni '70, ma di fatto è in continuo bilico fra i due generi, e subisce contaminazioni anche dal genere sentimentale e soprattutto dal giallo. Se infatti la pesante influenza quasi scolastica di Profondo rosso di Dario Argento è più che evidente - molti i punti in comune, l'oscillazione fra thriller e horror, l'importanza del disegno come testimonianza indelebile ma muta di orrori passati, la demonizzazione della donna, il concetto (controverso per altro) di casa, alcune scene speculari - si notano contaminazioni anche dal primo Dario Argento, prima della graduale conversione all'horror, e quindi dai film della trilogia degli animali, laddove il protagonista (come ad esempio in Il gatto a nove code) diventa automaticamente (e suo malgrado) investigatore sugli strani fatti che accadono e risolutore della faccenda.

Tornando al film, il concetto di casa - come esplicato dopotutto dal titolo - è centrale in questa pellicola: la casa è il posto rassenerante e confortevole per antonomasia, lo dice persino la psicopedagogia in quanto secondo alcuni studi i bambini identificherebbero nella stessa configurazione casalinga un viso materno: la porta è la bocca, le finestre gli occhi, il tetto un buffo cappello, le tende alle finestre le ciglia. Ritroviamo infatti questa fiducia inconscia nel film di Avati, ma minata e distrutta dallo stesso regista che approfitta di questa serenità interiore nel guardare al contesto casalingo per spaventare di più lo spettatore: le finestre sono labbra che sorridono, ma con un'espressione beffarda e demoniaca, sono le risa diaboliche dell'edificio che, come le persiane chiuse, nascondono verità insospettabili e raccapriccianti (bellissima la locandina in questo senso).

Un film che sebbene ispirato a sua volta, ha steso le basi sulle quali molti registi di quegli anni si baseranno.Trama non originalissima, ma avvincente, disturbante, ben preparata, che evolve per sfociare in uno dei finali più indovinati (non necessariamente belli, s'intenda) che abbia mai visto.