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SOCIETY - THE HORROR regia di Brian Yuzna

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JOKER1926     4 / 10  01/09/2010 20:40:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Society The Horror" è un film orripilante, gode di una dignitosa fama, sempre in bilico fra l'approvazione da parte della critica e il rifiuto stagnante della gran parte del pubblico.
"Society" in effetti fa un po' ribrezzo, ma non è assolutamente questo il punto, anzi in un film Horror il disgusto a volte può essere utile; il problema insormontabile di tale lavoro è un po' tutto, dalla sceneggiatura fino agli attori improvvisati e poco convincenti, nel calderone delle insufficienze da inserire senza tantissimi indugi la fotografia di seconda fascia, a tratti il film sembra una telenovela.

Il film di Brian Yuzna parte già da una trama improbabile e di ardua e elaborazione espositiva, la regia in un primo momento porta "Society" sui binari di "Rosemary's baby" con la setta (o giù di li) di parenti fanatici e malati; insomma prima parte (indubbiamente lenta) globalmente "seriosa", poi il film, già sempliciotto nella trama, inizia a confondersi fra ipotetici e improbabili sogni che portano allo scasso gli eventuali apprezzamenti di tale prodotto cinematografico; dopo un clamoroso e assai irritante smarrimento narrativo il film non si dà per vinto e Yuzna presenta un finale stucchevole, la mente dello spettatore vaga fra il "Salò" di Pasolini, "La Casa" di Raimi e "La chiesa" di Soavi, in pratica la regia prende il peggio delle pellicole citate e lo riporta in "Society" con risultati modesti; troppe le scene inutili, più trash che grottesche, più inutili che divertenti, più sciocche che inquietanti.
Il finale è quindi da depennare dagli albi del Cinema, da salvare proprio niente, o forse gli scenari notturni, le atmosfere serali che richiamano "Nightmare", nella lista "non difetti" figura qualche idea solo pigramente accennata ma sviluppata male, poi il vuoto…
Inutili da prendere in considerazioni le critiche e (virgolette) "metafore" della regia schierata contro la borghesia e il modo di fare (ipocrisia) e via dicendo…