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LA MOGLIE DELL'AVIATORE regia di Eric Rohmer

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elio91     8 / 10  19/08/2014 15:23:21Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ma quanto (si) parla il cinema di Rohmer!
Eppure non si avverte stanchezza.
Autore di razza purissima...

Forse è una mia impressione ma con l'inizio del ciclo "Commedia e proverbi", di cui "La moglie dell'aviatore" è il primo tassello, inizia la fase della sua carriera più interessante.
Avendo visto le commedie morali, avendole apprezzate ma non trovandovi nulla di indimenticabile (molti nomi, situazioni e trame si confondono, sballottando tra i titoli attori e funzioni, dialoghi e "morale") sono rimasto sorpreso da questo nuovo inizio.
Certo, "La marchesa Von" era sublime in tutto: eleganza, classicità, recitazione, regia, costumi. Ma con "La moglie dell'aviatore" ho scoperto un cinema più consapevole dei suoi mezzi, giostrato con maestria.
Basato sull'equivoco, di cui il titolo è una bella semplificazione: "La moglie dell'aviatore". Costruito attorno a sequenze dilatate durante l'arco di una sola giornata (doveva proprio chiamarsi "Una giornata particolare"). E se all'inizio appare come una solita storia di inghippi mentali, tra gelosie e non-detto, continua la sua china traballante di passioni umani con un delizioso inseguimento tra i più bizzarri e leggeri che abbia mai avuto modo di vedere.
Francois, addolorato, segue una donna bionda e Christian, ex amante della sua compagna. Mentre li segue si interessa alla sua situazione la giovanissima (e carinissima) Lucie, il vero elemento sovvertitore della pellicola.
In Rohmer la leggerezza non viene mai meno, neanche quando riusciamo a capire e pure giustificare, empaticamente, la gelosia di Francois. L'indipendenza eccessiva della sua compagna Anne sembra nascondere qualcosa di più della semplice indipendenza.
Dal momento del lunghissimo "inseguimento" in poi il film indossa i panni di un falso giallo che perde i pezzi per strada, del tutto volutamente. L'attenzione non scemerà più, aiutato in ciò dalla sceneggiatura e dalle recitazioni come al solito con Rohmer strabilianti.
Un altro momento di grande efficienza è il "colpo di scena" finale. Come in un film di Manoel De Oliveira è un beffardo colpo di coda a rimettere in discussione tutto il film, allo stesso tempo dandogli la compattezza che merita. Malinconico e molto triste, eppure efficiente, psicologico e "cinematografico" più che teatrale (nonostante la mole di dialoghi e pianisequenza), leggero e piacevole, spero proprio che il cinema di Rohmer continui su questa strada molto più accessibile del suo pur valido cinema precedente.
Ripeto: un film in cui sembra che Rohmer giochi molto con lo spettatore dandogli un pò di (falsa) soddisfazione, regalandogli in questo caso imbrogli, menzogne e una sorta di pista, insomma una narrazione che mette in moto tutto il resto e non una divagazione incessante nella parola, col suo fascino ma alla lunga poco fattibile.

Ho letto che il povero Philippe Marlaud, nel ruolo qui dell'ingenuo Francois, morì in seguito ad un incendio poco dopo l'uscita del film. Molto triste considerando la giovane età e il modo in cui esprime lo smarrimento esistenziale e la confusione che lo attanaglino così bene...
Anne-Laure Meury, nel ruolo di Lucie, è incantevole, mi ero innamorato.