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CHINATOWN regia di Roman Polanski

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     9 / 10  19/05/2008 18:26:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
A distanza di decenni, "Chinatown" non ha perso nulla del suo fascino, anzi... una struttura classica così come tutt'altro che classica è la deformazione psicologica dei personaggi, che vorresti (poter) odiare, altre volte amare, altre ragione impedire loro di piangere... una struttura assolutamente perfetta (anche tecnicamente, pensiamo a quel fiume senza acqua dove un uomo annega misteriosamente: riuscite a immaginare un'immagine altrettanto bella?) dove Polansky si diverte ogni volta a confondere o arricchire di indizi lo spettatore (le realtà - vere o presunte che siano - rivelate). Ovviamente straordinari tutti gli interpreti, da un Nicholson trasognato in un ruolo inconsueto, a una Dunaway così bella e fragile da "dover" essere incontestabilmente ANCHE pericolosa, fino alla figura incredibilmente laida e crudele di Huston, e del potere che esercita sulla comunità.

Ma è soprattutto quel finale immenso, amarissimo e rassegnato (il Male vince, sempre e comunque) - ricorda la sequenza iniziale de L'infernale Quinlan di Welles, e non credo a caso - che restituisce al film la statura di un classico, a cominciare da quella frase (detta da Huston nel film) a cui tutti vorremmo rinunciare "i politici, i monumenti e le ******* sono tutti rispettabili se durano abbastanza".

Beh direi che alla fine Polansky ci impedisce di piangere