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CHINATOWN regia di Roman Polanski

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Guy Picciotto     8 / 10  05/03/2008 14:50:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il detective J.J. Gittes investiga su delitti e speculazioni edilizie a Los Angeles. Ma finirà per incappare in un caso di incesto, azionando, inconsapevole, un meccanismo tragico.
Una sceneggiatura a orologeria (firmata Robert Towne); una regia che rimescola e ribalta gli stereotipi del “noir” vecchio stile assembrandoli alla crudeltà usuale e nota all’autore (tale da ripercuotersi, sembra, anche nella lavorazione del film); un’ambientazione che ricalca, con magistrale filologia, la metropoli americana anni Trenta; interpreti nel pieno della propria forma artistica; una colonna sonora indimenticabile (di Jerry Goldsmith).
Ma l’omaggio al “noir” non si ferma tanto a una vicenda di corruzione e complotti, intrighi e incesti, benché resi con grande senso dell’efficacia narrativa: affidando il ruolo del mefistofelico Noah Cross a quel John Huston (interpretazione memorabile) autore de “Il mistero del falco”, “Chinatown” è un doveroso atto d’amore verso la Hollywood anni Quaranta e dei suoi generi.
A parte ciò, il confronto di classe tra potenti e dipendenti , questi ultimi zelanti e servili, che nel tratteggio psicologico del detective Gittes e della signora Mulwray, poco a poco, rivela un univoco, identico senso di remissione. Entrambi, vittime accomunate da un profondo senso di solitudine e disperazione che trasforma la tipica “dark lady” in una creatura fragile, e il detective in un perdente, involontariamente indotto a una coazione a ripetere, suo malgrado, gli stessi errori.