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CHE? (1972) regia di Roman Polanski

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amterme63     5 / 10  30/01/2011 18:39:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ci sono film che sono irrimediabilmente legati all'epoca in cui uscirono e che visti dopo molti anni non riescono più a trasmettere lo stesso significato che avevano allora. "Che?" è uno di questi. Se non altro, se adeguatamente letti in maniera oggettiva e distaccata, dicono tanto dell'atmosfera, della cultura del tempo in cui erano parte viva e attiva.
"Che?" si situa in quel particolarissimo periodo a cavallo fra anni '60 e '70, in cui la parola d'ordine era infrangere le regole passate, essere formalmente originali. La nuova frontiera era il represso umano: il sesso, la violenza, i quali venivano esplorati con entusiasmo e trasporto. C'era una folle e "sconsiderata" aria di liberazione, di rimescolamento generale.
"Che" riflette tutto questo e ne riflette l'aspetto ludico, spensierato, divertito, cioè quello erotico.
Il film non è altro che una specie di sogno erotico e come tutti i sogni non ha logica strettissima, senso compiuto, conseguenzialità, pur elaborando in tutto e per tutto i dati del reale. Questa presenza del reale (pur in forma intellettualizzata, come usava tantissimo all'epoca) viene sfruttata da Polanski per fare dell'ironia, la quale non risparmia nessuno.
Ne fa le spese soprattutto la protagonista (una meravigliosa Sydne Rome), una giovane americana che richiama il movimento dei fiori, i giovani pacifisti, entusiasti e vogliosi di girare il mondo e provare tutti i piaceri. Viene trattata con dignità e simpatia ma tutto sommato dalle piccole disavventure che le capitano (tentativo di stupro, furto progressivo di tutti i vestiti, seduzione da parte di un morboso sado-maso Mas*****nni, di giovani scapestrati viventi in una comune, di un burbero e semi-selvaggio Polanski) ne viene messa in rilievo l'ingenuità da novello Candido.
C'è poi tutta un cerchia di altri personaggi, uno più strano dell'altro, uno più grottesco dell'altro, che contribuiscono a creare l'idea di un mondo che non ha più centro, dove ognuno vive nella propria stranezza, nei propri vizi. Si sente, si rappresenta l'assenza di un qualcosa di aggreganze, di etico, un significato al tutto. Domina il vivere alla giornata, il godere di ciò che viene mostrato (invito fatto soprattutto allo spettatore). Infatti ciò che colpisce del film è la magnifica ambientazione di sogno in una splendida villa della Costa Amalfitana (appartenente a Carlo Ponti, coraggioso produttore del film) e la bellezza meravigliosa di Sydne Rome. Mostrata spesso nuda, con la sua dolce e spontanea maniera di porsi (sempre sorridente, sempre solare, con il suo dolcissimo corpo di ventenne in fiore) è come se lo schermo si coprisse di fiori e spargesse un'intenso profumo di gelsomino. Questa è la sensazione che si prova vedendola.
Per il resto il film è decisametne inconcludente. Sembra di percorrere una via che non porta da nessuna parte e ci si domanda: "perché la sto facendo?". A quel tempo questo modo di rappresentare era di moda (l'esigenza di essere originali e intellettuali), ma passata la moda si fa fatica a sentirlo come nostro.
Altri (bei) tempi.