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REPULSION regia di Roman Polanski

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Marco Iafrate     9 / 10  21/11/2012 18:49:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'occhio della telecamera inquadra un occhio umano, ci si sofferma , dei colpi di tamburo enfatizzano i secondi che passano, in un crescendo sonoro l'occhio della macchina si avvicina sempre più all'occhio umano fino a penetrarvi, che cosa va cercando?
Questo inquietante incipit è il biglietto da visita di questo film allucinante e allucinato, un viaggio all'interno della psiche umana che mi ha destabilizzato, è incredibile come una mente disturbata possa allontanarsi così tanto dalla vita reale, quale forma prendono le cose che circondano queste esistenze?.
Carol è l'indiscussa protagonista del film, una donna sopraffatta dalle turbe della mente che le fanno vedere quello che gli altri occhi non vedono, le crepe alle pareti che costantemente circondano le sue visioni sono fratture del suo spirito, perché prima di giungere al cervello questi stati di avanzata nevrosi partono dal profondo dell'animo umano, è lì che si annida il male, incontrollabile.
Polanski concentra i suoi sforzi nel descrivere il disturbo mentale di Carol su un elemento fondamentale, rivelatore inconsapevole di tutti gli stati d'animo, lo sguardo. L'inquietante senso di vuoto che trasmettono gli occhi della Deneuve è così ben ricercato da far apparire l'interpretazione della bella attrice monocorde, svuotata di ogni emozione, un'indifferenza emotiva che nella scena dei due delitti salta maggiormente agli occhi tanto è il contrasto tra la gelida espressione di Carol e l'efferatezza degli omicidi.
Una mente turbata manifesta le sue radici dai piccoli gesti quotidiani e dagli atteggiamenti apparentemente innocui e passeggeri. Ad un osservatore attento, come potrebbe essere ad esempio uno psicanalista, sicuramente non sfuggirebbero, alle persone che circondano e frequentano Carol sì. Il fidanzato, la sorella, la datrice di lavoro, le colleghe, tutti si preoccupano relativamente dello stato della ragazza, i suoi comportamenti sono attribuiti alla stanchezza, la medicina migliore è il riposo. Questa innocente superficialità non fa altro che ingigantire lo stato paranoico di Carol che rimasta sola a causa della partenza della sorella con il suo amante, trova nella casa vuota la culla delle sue ossessioni.
Pur rimanendo nella sfera del thriller psicologico (si gioca tutto sul crescendo di tensione) il film sconfina nell'horror per merito di alcune scene, magistrali, che nascondono, con sapienza registica non da poco, ciò che di più macabro difficilmente si può immaginare:
SPOILER: Carol sta conversando allegramente (si fa per dire, in realtà ad essere allegra è soltanto la sua interlocutrice) con una sua collega, quando questa, prima di congedarsi da lei le prende la borsetta ed istintivamente guarda nel suo interno, dentro c'è un cuore umano, scopriremo che quel cuore apparteneva al suo spasimante da poco ucciso, Polanski non ci fa assistere a nessuna cruenta asportazione, lo scopriamo dallo sguardo terrorizzato dell'amante della sorella quando dopo aver trovato il cadavere dell'uomo dentro la vasca da bagno torna sul posto e si sofferma palesemente su questo particolare. Geniale.
Il film termina con la macchina da presa che spazia all'interno della casa, si sofferma su una fotografia, un gruppo di persone formano presumibilmente una famiglia, presumibilmente la famiglia di Carol, c'è lei, nella foto avrà 8-9 anni, la telecamera zumma sul suo volto, su uno sguardo carico di odio rivolto ad un uomo adulto (il padre?), in quello sguardo c'è il destino di Carol.