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IL COLTELLO NELL'ACQUA regia di Roman Polanski

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kafka62     8 / 10  20/01/2018 11:19:41Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Utilizzando lo schema classico del triangolo sentimentale borghese (lui, lei, l'altro), Polanski mette in atto una ardita riflessione metaforica sulla società polacca contemporanea, tanto più sorprendente in quanto Il coltello nell'acqua si sviluppa quasi completamente negli angusti spazi di una piccola imbarcazione a vela. Fin dall'inizio, cioè dal momento in cui il giovane autostoppista si introduce come elemento perturbatore nella frusta intimità di una coppia in crisi, il film appare come un campo di forze i cui due poli sono rappresentati dai personaggi maschili. Dietro al loro antagonismo (i due si sfidano infatti a gonfiare i cuscini, a lanciare il coltello, a governare la barca), il quale sembra avere per obiettivo l'umiliazione dell'avversario e per sottinteso trofeo la conquista della giovane moglie Cristina, Andrzej e il ragazzo celano in realtà il tentativo di riaffermare a se stessi la loro ragione di esistere, che altro non è poi se non la ragione di esistere di due generazioni: quella di mezzo, perfettamente integrata nel nuovo corso della storia polacca al punto da sapersi ritagliare ampi spazi di benessere di tipo occidentale, e quella giovane, ribellista e anarcoide, insofferente di fronte alla prospettiva di rientrare nei ranghi e farsi ingabbiare nel sistema. Già l'accettazione, da parte del giovane, dell'invito di salire sulla barca di Andrzej è però la spia del fatto che il primo, nonostante il disprezzo di facciata, non è affatto insensibile al fascino delle prerogative della classe dominante e che, dietro alla loro plateale diversità, i due sono in fondo uguali nella sostanza (la donna lo capisce perfettamente quando dice al giovane: "Lei non è migliore di Andrzej, mi creda. Andrzej era come lei, e lei vorrebbe essere come Andrzej, e lo sarà se troverà il coraggio necessario"). Polanski non si lascia vincere dalla tentazione di una facile simpatia generazionale e svela impietosamente l'assoluto vuoto di valori di entrambi: quanto l'uno, infatti, è tracotante, dispotico e pieno di sé, tanto l'altro è indifferente, infantile e incostante, e quando gli riesce finalmente di mettersi al timone della barca (sottile metafora della Polonia navigante nelle limacciose acque della Storia) si rivela pateticamente incapace di governarla. Nella lotta di potere che si instaura tra i due uomini, la donna rappresenta il vero deus ex machina, l'ago della bilancia, tanto è vero che sarà lei, celando al marito la vera sorte del giovane (da lui creduto annegato), a portare definitivamente allo scoperto la vigliaccheria del marito. L'inquadratura finale dell'automobile ferma al bivio è un'altra immagine fortemente emblematica che sembra chiamare in causa un'intera società, incapace di assumersi fino in fondo le proprie responsabilità (vere o presunte).
Il film, che scorre su un binario assolutamente ordinario, quotidiano e realistico (un realismo fondato però – come afferma lo stesso autore – "sull'ambiguità, le piccole ironie, una sorta di cinismo in penombra"), rivela la sapienza narrativa di Polanski e Skolimowski (quest'ultimo co-sceneggiatore e responsabile dei dialoghi). Senza che alcun fatto eclatante avvenga per gran parte della vicenda, i caratteri dei personaggi sono portati gradualmente alla luce da una analisi lucida e spietata, che utilizza il loro isolamento dal resto del mondo come un reagente ideale per provocare lo sprigionamento dei reciproci antagonismi e il sotterraneo misurarsi dei rapporti di forza. A dispetto dell'apparente semplicità e linearità della narrazione, il film sviluppa una complessa trama di segnali, lanciati quasi inavvertitamente eppur fondamentali nell'economia della storia: vuoi elementi che hanno l'effetto di creare una sorta di "effetto suspense" attraverso il loro continuo, spiazzante differimento (il racconto-parabola del marinaio che saltò scalzo sui vetri rotti di una bottiglia), vuoi informazioni che si riveleranno decisive nel condizionare la psicologia dei personaggi (ad esempio, l'affermazione del giovane di non saper nuotare), vuoi veri e propri leit motiv simbolici (il coltello, considerato dal giovane come indispensabile per affrontare la vita). Proprio a proposito del simbolismo, bisogna riconoscere a Polanski il merito di averlo saputo integrare alla perfezione nel contesto del racconto. Si è già visto, ad esempio, come la barca di Andrzej e Cristina possa essere intesa come un'immagine metaforica della Polonia dei primi anni '60. Ebbene, questo simbolo non ha nulla di artificioso e di posticcio, tanto è vero che Polanski pone grande cura nel descrivere in maniera credibile la vita pratica di bordo, con il piccolo equipaggio impegnato a confrontarsi con timoni, remi, vele e nodi.
Da un punto di vista più propriamente estetico, Il coltello nell'acqua si caratterizza per un estremo rigore formale, come è testimoniato dalle numerose inquadrature, di un raffinato gusto compositivo, in cui i personaggi assumono una disposizione triangolare (due personaggi ai lati dell'inquadratura, il terzo al centro, sullo sfondo). I piani sono sempre molto ravvicinati e assolutamente predominanti rispetto ai campi medi o lunghi. Raramente la macchina da presa si alza per mostrarci la distesa d'acqua che la barca sta attraversando, per cui il film risulta totalmente racchiuso in una dimensione claustrofobica, opprimente, priva di veri punti di fuga. Ad accrescere ulteriormente questa impressione vi è poi il cielo, che dall'inizio alla fine del film (salvo una breve parentesi intermedia) appare coperto, plumbeo e piovoso, come una lugubre quinta che circoscrive l'angusto spazio riservato all'allegorica rappresentazione dei tre protagonisti, incombendo fatalisticamente su di loro come una simbolica, oscura minaccia.
Freddy Krueger  09/02/2019 18:57:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie! Hai scritto un ottimo commento che mi ha aiutato a ricostruire bene i significati che non ho colto.
Mi hai fatto capire che già a poco meno di 30 anni, Polanski aveva una testa grossa.