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HONG KONG EXPRESS regia di Wong Kar-Wai

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K.S.T.D.E.D.     8½ / 10  12/04/2007 18:56:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Wong Kar-Wai sembra un cantastorie errante; sembra che giri per Hong Kong con una telecamera e osservi gli individui che la popolano; quando trova una storia che vale la pena d’esser raccontata, lo fa, ponendo l’accento sull’anima dei suoi personaggi; li trasporta, infatti, in una dimensione meno realistica, più sfumata, esagerata, a volte irrazionale.. la dimensione dell’anima, appunto.
La sua bravura nel dipingere, attraverso il suo strumento, emozioni e sentimenti è sconcertante.

HKE, così come Angeli Perduti, è un film al tempo stesso distante e vicinissimo a “In the mood for Love” e “2046”; distante per quanto riguarda l’aspetto tecnico; la regia in questo film è da videoclip (assolutamente non nel senso negativo), è vorticosa, confusa, al contrario di quella elegante e ferma dei successivi. Dal punto di vista emozionale, però, la filmografia del regista è quanto mai omogenea, perché capace, in un modo o nell’altro, di raccontare il lato più passionale, viscerale dei propri personaggi.
In questa pellicola Wong Kar-Wai parla di amore, di tristezza, di delusioni, di capitoli chiusi e di nuovi inizi, ma anche di capitoli chiusi e nuovamente riaperti (se non altro per poter finalmente scrivere la parola “fine”, non scritta prima perché non si era pronti a farlo); parla spesso di solitudine e in HKE lo fa attraverso un primo episodio(a mio avviso non troppo inferiore al secondo) dalle atmosfere più cupe, più tristi, più dure ma a volte suadenti (vedi la scena al bar in cui i due si incontrano) e che per molti versi sembra un’introduzione ad “Angeli Perduti”.

Le musiche sono un tassello fondamentale nel cinema del regista cinese, accompagnano la recitazione e portano l’aspetto emozionale al suo livello più alto. C’è una scena che secondo me spiega ciò meglio di qualsiasi altra cosa: la scena in cui, nel secondo episodio, Faye dà la lettera della sua ex al personaggio intepretato da Leung, lui la rifiuta, si appoggia al muro e beve nel modo più lento possibile il suo caffè, perché non ha il coraggio di aprirla. In quell’istante parte “Dreams” dei Cranberries (la versione cantonese), le persone intorno diventano ombre, Faye poggiata sul bancone con lo sguardo fisso su di lui, mentre il suo di sguardo è perso nel vuoto. Il risultato è una sequenza meravigliosa.

La prova degli attori, che non a caso si ritrovano nei film successivi, è impeccabile.
Tom24  07/08/2008 23:04:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ho ancora i brividi ripensando alla sequenza da te citata...
K.S.T.D.E.D.  08/08/2008 03:59:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Già, stupenda.

Ho letto il tuo commento in cui parli di questo suo modo di fare cinema. In realtà segue le stesse dinamiche, registiche e non, anche nel precedente "Days of Being Wild". Nel caso non l'avessi già fatto, guardalo. E' un po' più acerbo, ma il fascino tipico delle sue pellicole già c'è, fidati (se non di me, fidati di lui).
Tom24  09/08/2008 21:43:51Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
si era già una delle mie prossime visioni :)