caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

CUPO TRAMONTO regia di Leo McCarey

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
stratoZ     8 / 10  03/02/2024 18:00:45Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Leo McCarey spesso è un po' dimenticato tra gli autori che nella prima Hollywood classica hanno codificato i generi, tra commedia e melodramma, meno ricordato di colleghi più famosi come i vari Lubitsch, Capra, Cuckor e Hawks, spesso il suo nome è associato alle celebri collaborazioni con Laurel&Hardy ma anche con i fratelli Marx in quello che ritengo il loro capolavoro, solo che in questi casi McCarey è sempre rimasto fuori dai riflettori a differenza delle star appena citate, probabilmente più per una questione di marketing.

Cupo tramonto, traduzione che non c'entra una mazza col titolo originale "Make way for tomorrow" è un esempio del talento di McCarey da solista, libero dai vincoli artistici delle collaborazioni l'autore firma un film tutto suo, realizzando a mio parere uno dei melodrammi più sentiti e malinconici della Hollywood classica, attenzione molti parlano di commedia, ma durante la visione di nota palesemente come la parte comica o comunque più leggera e spensierata diventa un elemento saltuario all'interno della storia e ha prettamente una funzionalità di spezzettamento del dramma, come se l'autore volesse concedere delle pause allo spettatore dalle forti emozioni provate, condendo ogni tanto con un po' di dolce un film che tende ad essere amarostico.

Make way for tomorrow parla di questa coppia di anziani signori, insieme da cinquant'anni e con cinque figli, alle prese con uno sfratto, perderanno la casa a breve e chiederanno aiuto ai figli.
Fin da subito il film si concentra nel contrasto tra gli affetti familiari e la freneticità della vita quotidiana, con i figli, in realtà trattati con biasimo, che saranno sempre troppo impegnati per dedicarsi ai genitori, generando un effetto di negligenza nei loro confronti e arrivando a farli sentire dei pesi, inoltre data la poca disponibilità di spazio nelle case di ognuno i genitori saranno costretti a separarsi e andare a vivere a 300 km di distanza l'uno dall'altro.

La prima parte regala momenti di grande intensità emotiva, come la conversazione tra Pa e l'edicolante, splendido il finale della scena in cui si rende conto di essere troppo preso dagli impegni quotidiani e va a dimostrare affetto all'anziana madre. Ma è l'ultima mezz'ora che aumenta esponenzialmente la poesia del film, il giro finale prima della probabile separazione definitiva, data l'età dei due soggetti, con la visita all'hotel della loro luna di miele cinquant'anni prima che mostra l'inesorabile scorrere del tempo, dalla foto della vecchia hall alla scena del ballo, col direttore d'orchestra che vuole rendere omaggio per un'ultima volta a queste due old fashioned people, semplicemente commovente nella sua malinconia e nel suo esistenzialismo, un crescendo di emozioni che arriva alla lacrima nelle battute finali con quel dialogo prima di salire sul treno che lascia un filo di speranza che i due si possano rivedere, che fa vivere quel dualismo di emozioni tra la gioia per quello che è successo e la malinconia causata dalla consapevolezza che questa gioia avrà una fine.

Girato in maniera minimale, dallo stile estremamente teatrale, quasi tutto in interni e farcito di dialoghi, è una messa in scena spoglia e poco virtuosa che si concentra più sui sentimenti che sulla forma, con degli interpreti diretti egregiamente, McCarey realizza un turbine di emozioni che sanno di vera e propria vita.