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L'AGE D'OR regia di Luis Buñuel

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Terry Malloy     9 / 10  29/12/2013 14:30:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
In un certo senso Bunuel era dentro e fuori il Surrealismo. Dice bene Farassino:

"Ma l'Age d'or non sarebbe già un film pienamente bunueliano se non avesse anche una componente drammatica, passionale e sentimentale, che va oltre l'affermazione ideologica del ruolo liberatorio del desiderio e dell'amour fou"

Io trovo questo film sì un capolavoro dell'avanguardia novecentesca più completa e interessante fra tutte, ma lo trovo anche uno dei drammi più dolorosi, intensi e feroci di tutti i tempi. Un vero dramma patetico, dove i personaggi sono consumati sì dalla follia del loro amore non commestibile, ma anche dalla solitudine più estrema e umana. Una tesi peraltro che ho trovato confermata in Farassino in altri punti del suo saggio su Bunuel. Forse è questo che lo rende un film ancora attuale, che nulla ha perso del suo fascino, della sua completezza estemporanea, se fosse solo un film di simboli probabilmente ora lo troveremmo datato, o perlomeno asettico. No, è legittimo affermare che questo sia un film che va oltre il surrealismo per rappresentare l'intero cinema di Bunuel, un cinema che deve molto all'avanguardia, ma soprattutto all'attenzione che questo genio aveva per le cose umane.

"Nel 1980, durante il mio ultimo viaggio in Spagna, un certo numero di invitati venne riunito in un castello medievale, poco distante da Madrid, dove fu loro offerta la sorpresa di una mattinata di tamburi, arrivati appositamente da Calanda. Tra gli invitati c'erano anche dei carissimi amici, Julio Alejandro, Fernando Rey, José-Luis Barros. Si dichiararono tutti molto commossi, senza alcun motivo particolare. Cinque di loro confessarono di aver perfino pianto. Ignoro la causa di questa emozione, che rassomiglia abbastanza a quella provocata talvolta dalla musica. Probabilmente è dovuta alle pulsazioni di un ritmo segreto, che ci colpisce dall'esterno trasmettendoci una specie di brivido fisico, al di là di ogni ragione. (…) io stesso mi sono servito di quei battiti profondi e indimenticabili in parecchi film, particolarmente in "L'age d'or" e in "Nazarìn"".