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HUNGER regia di Steve McQueen

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Invia una mail all'autore del commento pompiere     5 / 10  03/05/2012 16:52:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mi vedo costretto a iniziare questo articolo rievocando dati e contesto storico durante il quale si svolsero i fatti raccontati dalla pellicola. Per cui segnalo che ci troviamo nell'Irlanda del Nord, a cavallo tra il 1980 e l'81. Do risalto alle oltre 3000 persone che furono uccise durante i cosiddetti "disordini" nordirlandesi creatisi dal 1969 in poi, e richiamo l'attenzione sui risvolti politici (perché quello che accade nel film è tutto vero) di cui furono protagonisti i terroristi dell'IRA.

L'obbligo di inserire una prefazione informativa è motivata dal fatto che Steve McQueen decide di lavarsi le mani in merito all'universo storico-politico, affidando a fredde didascalie su sfondo nero gli avvenimenti, e rivelando fin da subito l'intenzione di mettere in scena un lento processo disumano di logoramento fisico. Convinti che la strategia del Blanket and dirty protest fosse quella giusta da adottare in risposta ai silenzi e alle reticenze governative, le condizioni nelle quali si ritrovarono a vivere i prigionieri NON politici furono quanto di più sporco e bestiale si riesca a pensare. Ri-uniti come un insieme di rivoli pisciosi, i comuni criminali attuarono lo "sciopero dello sporco" come strumento di rivolta all'interno del carcere di Maze: così facendo confluirono in un unico ideale di rivolta che, passo dopo passo, scardinò a suo modo l'inflessibilità del Primo Ministro inglese Margareth Thatcher. Va da sé che in mezzo ci furono una serie di umiliazioni e percosse da film dell'orrore, in un crescendo di brutalità visivamente quasi impossibili da sostenere visti i soprusi delle guardie carcerarie e della polizia.

Poi, come un sollievo che permette di rifiatare (e pensare), il dialogo. Quello tra Bobby Sands (Michael Fassbender) e padre Moran. Lunghissimo, intenso, girato magnificamente e ultimato solo da un paio di stacchi. È uno spartiacque che contribuisce a far riaffiorare un flashback della memoria, quella di un'adolescenza passata a correre per i campi. Una visita tragica e spietata ai territori del sud del paese, che segna per sempre il destino del giovane Bobby. Oltre il confronto tra i due, metafora incompiuta dell'intera situazione, inizia una meschina tiritera durante la quale la cinepresa-avvoltoio indugia sulla carogna-Fassbender, in un corteggiamento che tergiversa sul prosciugarsi di sangue e muscoli, carne e anima.

"Hunger" è l'esempio perfetto di come si manifesta oggi certo cinema d'autore. Chiuso nel vicolo cieco della mancanza di ispirazione, cozza contro un sistema espressivo estremo che non sempre concilia il contenuto con la forza della comunicazione. Il dover passare attraverso forme sempre più terminali, nonché tecnicamente ineccepibili, di raffigurazione dell'immaginario, non consente il rinnovamento dell'effigie, alimentando anzi un cul de sac soffocante, decisamente anaffettivo e teorico. Una specie di sindrome da Real Time che racconta sempre e solo di se stessa, un tassello dopo l'altro, scendendo sempre più nella descrizione di dettagli non richiesti. Tutti perfetti, per carità, ma eternamente uguali.

F(autore) di questo cinema dell'annullamento, McQueen inganna la tragedia originaria estorcendo con la forza quelle poche emozioni rimaste, tirandole fuori come si fa con le viscere degli animali di cui siamo soliti cibarci. Se il regista è un'esteta della modernità, allora è la modernità a non avere più spessore artistico, incapace com'è di trasmettere la più basilare delle percezioni. Volendo mettere il dito nella piaga, concedo a McQueen II di essere un provetto videoartista ma non un esauriente regista.

E non basta controllare che la strada sia libera e che sotto la macchina (da presa) non si nascondano bombe pronte a farti saltare in aria; la pulizia formale di "Hunger" abbassa le difese immunitarie e conduce a luttuose lacerazioni dermatologiche. E' come il puledro morente tutto pelle e ossa ricoperto da brutte ferite: allo spettatore che lo incontra non rimane altro che sperare nell'esistenza di un ruscello nelle vicinanze.
bood  03/05/2012 20:14:25Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
bel commento che comprendo . ma il cinema è anche forma e stile per cui non criticherei i modi di un regista , nel caso di mc queen i contenuti spesso sono la forma e il mezzo , la ripresa , io per es apprezzo e non disdegno qs cinema . anzi .

se tutto il cinema dovesse rispecchiare fedelmente un contenuto perfetto e/o un riferimento storico , senza aggiungere l'imperfezione ( o la personalità ) registica , .. sarei meno felice
Invia una mail all'autore del commento pompiere  04/05/2012 14:19:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ti capisco benissimo, bood.
esistono registi che riescono a rapirmi anche e solo attraverso la loro forma (un esempio su tutti, "Elephant" di Van Sant). per il momento con mcqueen faccio un po' a cazzotti.
bood  04/05/2012 18:26:50Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ci mancherebbe
frine  08/05/2012 02:36:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un commento bellissimo. Ma.......mi hai fatto venire voglia di vedere il film ;-)
Invia una mail all'autore del commento pompiere  08/05/2012 15:15:03Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Meglio :-)
I film vanno sempre visti, frine. Fammi sapere cosa ne pensi quando lo avrai fatto.
Gruppo STAFF, Moderatore Kater  03/05/2012 18:46:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bel commento Gianni, vedo che entrambi non riusciamo ad apprezzare McQueen, né qui né in Shame.
Per quanto mi riguarda - detto terra-terra - per entrambi non vedevo l'ora finissero. Tolti alcuni momenti veramente notevoli (per esempio qui il dialogo con il prete e in Shame la corsa solitaria per le vie di NY o il ritrovamente della sorella in fin di vita) il suo cinema onn riesce a toccarmi benchè, sul piano estetico, non gli si possa muovere nessuna critica.
Invia una mail all'autore del commento pompiere  04/05/2012 14:17:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ciao Kater, grazie. Hai descritto alla perfezione le impressioni che ho avuto anche durante la visione di "Shame" (che preferisco a questo "Hunger"), e le uniche scene che sono riuscite a emozionarmi un po'. In fondo mi spiace, perchè vorrei tanto trovare autori nuovi che riescano a conquistarmi... Pazienza, avanti il prossimo :)
Gruppo STAFF, Moderatore Kater  04/05/2012 14:40:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Si, anche a me spiace per lo stesso motivo.
In questo anno cinematografico mi sono piaciuti film di registi non proprio nuovi (per esempio Drive) e mi sono esaltata solo con quelli decisamente stagionati, i Taviani.

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