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IL DISPREZZO regia di Jean-Luc Godard

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ULTRAVIOLENCE78     7½ / 10  06/05/2008 13:43:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
In un periodo di "stasi" della "nouvelle vague", Godard propone una interessante riflessione sul Cinema, con la quale sembra quasi sconfessare -provocatoriamente aggiungerei- l'operazione sperimentale propria della sua corrente per recuperare idealmente, con una sorta di "dichiarazione" nostalgica, la dignità del classico. Di qui la contraposizione tra il vecchio, rappresentato da Fritz Lang quale ultimo baluardo di un modo di fare cinema ormai obsoleto ma soprattutto refrattario ai dettami imposti dall'esterno, e il nuovo incarnato dal giovane sceneggiatore italiano pronto invece a qualsiasi concessione pur di affermarsi. E proprio da questa contrapposizione emerge il pensiero del regista, rivolto a smascherare un mondo, che in quegli anni prendeva piede nell'ambito della cinematografia -e in senso lato nel campo della cultura, costituito da soggetti incapaci di imporre la propria personalità svendendosi al produttore di turno. Il diasprezzo per le nuove leve è il disprezzo per tutto uno stile di vita che si riflette in ogni ambito, tra cui anche quello del rapporto di coppia. Gli ideali e le ragioni del cuore vengono soppiantate dalla brama di successo e di ricchezza, snaturando così il ruolo dell'artista ma soprattutto degradando l'uomo stesso. E sarà questa presa di coscienza che determinerà in Camille il disprezzo -irreversibile- per il marito.
Al di sopra dei due "antagonisti" (Lang e Javal) si pone la figura del produttore, presentata da Godard in tutta la sua protervia e in tutta la sua bieca mediocrità che lo porta a prevaricare l'artista ed a imporre ad esso il suo piccolo e ottuso punto di vista.