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LA GATTA SUL TETTO CHE SCOTTA regia di Richard Brooks

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Dom Cobb     8 / 10  27/11/2018 19:48:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Quando una ricca famiglia degli Stati Uniti del sud si riunisce in occasione della festa di compleanno del patriarca, reduce da una visita in ospedale, la notizia che a quest'ultimo resta solo un anno di vita prima di venir stroncato dal cancro farà emergere i lati più tumultuosi dei rapporti fra i suoi membri...
Nel corso della storia, Hollywood, e in special modo quella dell'epoca classica, ha trovato una vera miniera di successi nelle opere teatrali, soprattutto in quel di Broadway, a sua volta ideale trampolino di lancio per molte successive star del grande schermo; e uno degli autori più autorevoli ad aver goduto un successo al cinema uguale a quello sul palco è Tennessee Williams, che fornisce le basi anche per questo adattamento firmato Richard Brooks. Visti i recenti risultati con le opere di Williams, ammetto di esser stato all'erta prima di iniziare la visione, ma fortunatamente i dubbi si sono rivelati infondati.
Ora, una qualsiasi opera di un qualsiasi autore viene concepita e scritta con il chiaro intento di porre l'attenzione su determinati temi, e a meno di non andare a guardarsi lo spettacolo originale e analizzarlo al meglio, è bene o male impossibile intavolarci una conversazione seria, soprattutto quando l'adattamento filmico preferisce non addentrarsi in certe questioni ancora un po' spinose a causa dell'ancora vigente Codice Hays. Il massimo che posso fare è parlare degli aspetti del film in sé che mi hanno colpito di più, e se ciò corrisponde o no ai temi dell'opera originale (il che, da quanto ho sentito, è il caso solo in parte) dovrò lasciarlo discutere ad altri.
Fin dall'inizio il film parte in quarta, e al netto di un prologo sbrigativo e poco chiaro,


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procede a un ritmo spedito, scandito da dialoghi pungenti e pregni di crudeltà malcelate, sarcasmo ed ironia al vetriolo; i personaggi sono amari per motivi residenti in un passato che si tengono chiuso dentro come una malattia, frustrati per le delusioni del presente e corrosi da un'avidità incontrollabile, però continuano a fare buon viso a cattivo gioco in nome di un'occasione che deve se non altro mantenere una facciata felice. Brooks e il suo sceneggiatore James Poe sono bravissimi nel creare per tutta la prima ora e un quarto un clima di falsa allegria, che fra un tentativo e l'altro da parte dei personaggi di arrivare al vero nocciolo della questione si fa sempre più insopportabile ed esasperato. Le conversazioni si fanno più concitate, i toni più aspri e le rivalità più evidenti, finché tutte le emozioni represse, la rabbia, l'ostilità e i sensi di colpa non esplodono come un vulcano.


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Questa prima parte, incalzante e volutamente sgradevole, è ad essere onesti anche la più difficile da digerire per uno spettatore moderno, e ammetto che, sebbene l'abbia apprezzata, ancora non mi sentivo abbastanza coinvolto da provare una qualche reazione emotiva nei confronti di chiunque, visto che bene o male tutti i personaggi si rivelano a loro modo egoisti. A mantenermi interessato però era questa implicita promessa che la mia pazienza sarebbe stata ricompensata andando avanti.
E infatti, l'ultima mezz'ora, dove viene gettata la maschera e finalmente i membri della famiglia si affrontano tutti a cuore aperto, cambia del tutto le carte in tavola.


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Da dramma personale intriso di amarezza si passa al dramma familiare, quello che prima era un elusivo gioco di finzioni e fughe si rivela la storia di una famiglia emotivamente disastrata che lotta per mantenersi unita in un clima di progressivo cinismo, disillusione e avidità. Il cast fa un lavoro grandioso, e tutti gli attori coinvolti danno un'interpretazione maiuscola; per pura formalità cito il giovane Paul Newman, che con questo ruolo è salito alla ribalta, la Taylor che ho sempre reputato più brava che bella, e il carismatico Burl Ives nel ruolo del patriarca. Si segnala inoltre anche la Sherwood, perfetta nel ruolo della nuora sanguisuga.
Come ho già accennato, non so quanto il film rispetti i temi dell'opera originale di Williams, ma nella sincerità e umanità con cui mette in scena i rapporti famigliari, e in particolare fra Brick e il padre, per quanto mi riguarda il film ha toccato le corde giuste e può dunque considerarsi più che soddisfacente. Non un perfetto capolavoro, forse, ma intenso al punto giusto e di ottima fattura.


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