amterme63 7 / 10 19/09/2011 23:20:33 » Rispondi Il film è divertente e interessante. Si vede benissimo che è un film fatto in economia, quasi artigianale (è costato "solo" 2.000 Euro!), Sceneggiatura, riprese, dialoghi, recitazione, montaggio ne risentono in qualche maniera, si vede infatti che sono molto spontanee e poco professionali. Questo però non disturba affatto, anzi, essendo questo aspetto nel film scoperto e ammesso, lo si accetta e lo si apprezza per quello che è. Non avendo grandi pretese, il tutto riesce a piacere e a fare buona impressione. Il film si salva inoltre anche per il fatto che cerca chiaramente di esporre e veicolare un particolare messaggio di tipo sociale. Questo intento è esposto in maniera smaccata e quasi didattica, ma ciò è un "difetto" tipico di chi non è esperto e affinato e che si trova quindi a ricorrere per esprimersi all'esposizione diretta, senza tanti fronzoli. Il messaggio è molto interessante perché rivela molto di più di quello che esprime direttamente. La dice lunga sullo stato emotivo e di consapevolezza di se stessi e del mondo, che ha l'attuale generazione giovanile. Poi io sono particolarmente legato a questo film in quanto è stato concepito e girato nella città che mi ha visto nascere e vivere i miei primi 20 anni di vita: Prato. C'è da dire però che Prato resta comunque abbastanza sullo sfondo, permettendo così a ognuno di noi di identificarsi con i ragazzi della storia. Gli artefici di quest'opera sono un gruppo di giovani appassionati di cinema di genere italiano anni ‘70 (quello conosciuto come "poliziottesco"), riuniti sotto il nome collettivo di John Snellinberg (americanizzando, proprio come usava una volta nel cinema italiano). La coralità, l'amicizia e la voglia di divertirsi insieme la si percepisce in ogni fotogramma del film e dà il tono di freschezza, vivacità, ironia e gioia di recitare che è uno dei pregi del film. Altra conseguenza è il fatto che non esiste un vero protagonista del film, giusto perché l'intento è quello di dare un ritratto di una generazione. Usando lo stile tipico di Tarantino, si utilizza un modello fatto di eventi di cronaca eclatanti e di icone artistiche dei film del passato (la base della cultura giovanile attuale) per nobilitare e dare un "valore" al proprio modo di vivere e pensare (in genere tenuto ai margini della società). Questo modello viene un po' scimmiottato e trattato in maniera un po' "sciamannata" (per dirlo alla pratese) ed è forse questo il difetto principale del film. Stride molto nei personaggi il fatto di voler essere gangster con quello che effettivamente appaiono (dei poveri bischeri). Tra l'altro i caratteri non sono mai adeguatamente approfonditi, i personaggi si limitano a dire, a enunciare, ad apparire, non "sono". In ogni caso si riesce a dare loro una sufficiente caratterizzazione. Spicca il personaggio del Commissario Brozzi (il piccolo-grande attore Carlo Monni), l'unico che fa intravedere inquietudine, profondità, amarezza, fatalismo. Poco, troppo poco comunque e anche qui non abbastanza sviluppato. Quello che conta nel film è far passare il messaggio di accusa nei confronti della "generazione" degli attuali 50enni (quelli che hanno fatto il '68) di avere "tradito" le nuove "generazioni", di avere pensato solo a loro stessi e ad avere abbandonato i giovani al loro destino, disinteressandosi di loro, addirittura accusandoli di inezia, pigrizia, parassitismo. Il film finisce con un avvertimento: la pazienza dei giovani sta per finire, o si fa qualcosa per loro oppure passeranno a vie di fatto estreme.
Il messaggio vuole essere preso sul serio, ma in realtà, secondo me, non fa altro che rivelare la pochezza, la profonda debolezza, il respiro corto, la grande confusione e disorganizzazione delle attuali rivendicazioni giovanili. Il problema sta nei punti di partenza. La polemica di tipo generazionale è assolutamente generica e molto semplicistica ed è basata su giudizi di tipo culturale, piuttosto che di tipo sociologico ed economico. La causa del malessere giovanile va cercata piuttosto nell'affermazione della neo-borghesia italiana ed è questa mentalità che va combattuta (la mentalità piccolo-borghese, gretta, materialista, chiusa, egoista), non la mentalità rivoluzionaria e liberatrice del '68. Guarda caso è proprio la forma culturale che quei giovani ammirano tanto (quella espressa dai polizieschi di genere anni '70, di tipo reazionario) che con la loro idea di chiusura, di semplificazione, di ridurre tutto a un fatto di ordine, soldi e potere ha di fatto originato il movimento che ha portato proprio all'erosione, per i giovani d'oggi, dei diritti e delle tutele che i tanto vituperati sessantottini avevano conquistato con la forza. I giovani d'oggi dovrebbero, secondo me, invece imparare a essere più "intellettuali", ad andare a fondo nel conoscere il sistema e i mezzi per combatterlo, a essere organizzati, pratici e incisivi, a inventare un'alternativa e a prendere con forza e impegno l'iniziativa (come fecero i giovani nel '68). Invece nel film si vede solo una generazione confusa, con idee un po' balzane, che recrimina, fa la vittima (il vittimismo è l'aspetto più fastidioso dei giovani del film) e che soprattutto – purtroppo – guarda al passato, non guarda al futuro. Sarebbe molto interessante confrontare questo film con "Berlinguer ti voglio bene", ambientato negli stessi luoghi 30 anni prima. Ci si accorgerebbe che cosa ha perduto la Toscana in questi anni: una struttura fondante della società, un punto di riferimento collettivo e certo, in cui ognuno si poteva riconoscere e allo stesso tempo unirsi con gli altri. E' stata la scomparsa dell'istituto del partito-popolo (vedi anche "Zitti e mosca") che ha determinato il declino sociale collettivo anche in Toscana. Il famoso postmoderno (salutato come l'agognata liberazione dalle ideologie vessatorie e vincolanti – idea a cui anche i giovani di questo film in qualche maniera si richiamano nel loro anti-ideologismo) ha prodotto una disgregazione sociale micidiale. Probabilmente solo se si recupera un'ideologia, un progetto complessivo, l'entusiasmo, il sogno e la fiducia nel futuro e soprattutto ci si rimette tutti insieme uniti in qualcosa di grande e collettivo, solo così si riuscirà ad uscire da questa impasse.
oh dae-soo 20/09/2011 11:39:09 » Rispondi Grande commento Luca. Anche a me il film è piaciuto per la passione e potenza grezza che esprimeva. Sono d'accordo col tuo spoiler ma anche se confusa e "sbagliata" nei presupposti la polemica che i ragazzi lanciano non la vedo strumentale ma molto sentita. Poi è gestita in una maniera così "alternativa" che fa quasi tenerezza, non dà minimamente fastidio. Pensa che i ragazzi vennero a C.Lago a presentare il film ma non riuscii a parlarci. Per farli conoscere però avevo pensato di scrivere la recensione del film qua su filmscoop, poi alla fine mi sono limitato al commento perchè credo che la recensione debba scriverla un amante e buon conoscitore del poliziottesco che tanto viene citato nella pellicola. Ciao!
amterme63 20/09/2011 14:11:46 » Rispondi Ciao Giuseppe! Che piacere risentirti, come stai? Come va? Spero bene. Al di là dei meriti artistici questo film va assolutamente fatto vedere, fatto conoscere. E' un esempio che vale per tutti quanti, l'idea di partecipare a un progetto collettivo, a qualcosa che entusiasmi, diverta e lasci una traccia in chi assiste. Al di là del messaggio del film, il fatto stesso che il film sia stato fatto e diffuso, dà grande soddisfazione e speranza: insomma c'è ancora "movimento", ci sono idee, voglia di fare. C'è un futuro insomma. Non tutto tace. Quei ragazzi mi hanno proprio colpito. Mi piacerebbe davvero conoscerli, incoraggiarli. Aspetto con piacere il loro prossimo film (che sarà sembra una storia sentimentale). Nonostante sia grezza la loro è una bella stoffa (del resto sono di Prato, anzi di Vaiano :-)). Il tuo è uno splendido commento. Non ha nulla da invidiare alla recensione "ufficiale" (peraltro ottima). Alla prossima, Giuseppe.