Vikyg13 7 / 10 26/09/2010 13:09:28 » Rispondi Il film è molto godibile e originale ma così, a freddo, mi viene da pensare che Nolan si sia ripiegato su sè stesso questa volta, un po' come accade alla città di Inception. Allora l'idea è molto bella, ma non quella di entrare nei sogni (di storie così ce n'erano già, mi viene in mente Paprika, anime giapponese) quanto di strutturare così bene il rapporto persona-subconsio-sogno. L'idea dei sogni nei sogni, del calcio per svegliarsi e tutto l'immaginario intorno insomma. Inception quindi trionfa nella narrazione (cosa in cui Nolan è maestro) ma il regista temo resterà ancorato per sempre in questa suo grande talento e limite. Così Memento rimarrà la sua grande intuizione e ispirazione e The Prestige la summa narrativa del Nolan-pensiero (la sua opera meglio riuscita secondo me) e poi andiamo in discesa. Il Cavaliere Oscuro finisce per perdersi nelle sue profondità, filosofie e personaggi stagnano e non prendono mai lo slancio e Inception? Inception gioca con i livelli e con l'architettura ma è puro esercizio di stile perchè accompagna lo spettatore per mano su sentieri già prefigurati sin dall'inizio del film. I giochi di Inception non schiudono la verità come in Memento e non nascondono come in The Prestige, sono come la scala senza fine che non porta da nessuna parte: non porta nel coinvolgimento emotivo nè nella contestualizzazione di un cinema nuovo. Non sono un cultore di Matrix ma Inception non ne acquisisce neanche la portata rivoluzionaria, Matrix giocava con le leggi dell'universo auto-leggitimandosi e regalando allo spettatore ciò che non aveva mai avuto il coraggio di chiedere e Inception che avrebbe potuto fare molto di più (quale miglior pretesto del "sogno"?) si perde nei suoi livelli, si ferma a un corridoio che ruota e un città che si richiude in sè stessa (cose già viste nel trailer fra l'altro). Le prove degli attori si rivelano fredde (eppure Di Caprio lo reputo di gran talento e dopo aver visto The Island le aspettative erano ancor più alte) e l'immaginazione dopo un po' langue.
Un gioco narrativo godibile ma che sancisce l'incapacità di Nolan di smettere di fare ciò che gli riesce meglio e cominciare a parlare anche di emotività, parlare di cinema, giocare con esso e non più solo col pubblico. Io credevo fosse un mago, si è rivelato soltanto un ottimo illusionista.
Un barlume di speranza per Nolan c'è. Nel film parla di sè stesso, parla dell'ispirazione pura, quando il "palazzo" si costruisce da sè, quando il processo creativo umano si libera dalla consapevolezza di sè perdendo quasi di razionalità e liberandosi del limite temporale "pensiero". Quando (e se) il regista si libererà di sè stesso forse potremo avere un vero capolavoro.