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VIRIDIANA regia di Luis Buñuel

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ULTRAVIOLENCE78     8 / 10  30/08/2009 21:47:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dopo “Nazarin”, Luis Bunuel prosegue nel suo proponimento di contestualizzare figure cristologiche all’interno della società contemporanea. Viridiana è il corrispettivo femminile di Nazarin: una Grace “dogvilleana” “ante litteram” alle prese con le degenerazioni della natura umana, del tutto refrattaria al modello di purezza caritatevole e misericordiosa che ella vorrebbe infondere. Ai suoi atti di bontà non corrisponderanno altri della stesso segno, ma soltanto violenze, soprusi e prevaricazioni (quasi “bukowskiana” –cfr. “La vendetta dei dannati”- la scena in cui i mendicanti prendono il sopravvento, banchettando, gozzovigliando e devastando la sala da pranzo); l’altruismo non paga e produce effetti perniciosi e diametralmente opposti a quelli desiderati, se non è accompagnato dal rigore, dalla severità e, soprattutto, dall’elemento della punizione. Lo capiranno sia Grace sia Viridiana: con la differenza che la prima diverrà la diretta artefice della rappresaglia, mentre l’altra s’adeguerà al nuovo “modus operandi”, lasciando agire il cugino Jorge.
Come in “Nazarin”, anche in “Viridiana” si assiste alla rappresentazione di un nuovo messaggio cristiano, mondato da regole e restrizioni di natura confessionale, e consacrato ad una più aperta e moderna visione del mondo. In questo senso emblematici gli atti caritatevoli del borghese Jorge (come quello volto a riscattare un cagnolino bistrattato da un padrone rozzo e volgare e, in particolare, quello diretto a salvare Viridiana): un uomo sì caratterizzato da debolezze e difetti, ma allo stesso tempo sensibile nei confronti del prossimo. A ciò si aggiungono le tipiche invettive “bunueliane” alla vacuità e all’ipocrisia dei simboli e rituali ecclesiastici: si va così dalla estrema sensualità della giovane novizia (messa in luce da inquadrature velatamente osè) alla preghiera corale significativamente controbilanciata -attraverso l’espediente reiterato del montaggio alternato- dalle fatiche dei lavoratori, fino a giungere all’eloquente immagine di un crocifisso che all’occorrenza funge anche da pugnale a serramanico. Come non sottolineare, poi, il blasfemo accostamento tra, da un lato, il “Messiah” di Haendel e l’orgia dei mendicanti e, dall’altro, il brano pop “Shake your cares away” (lett. “scrolla di dosso le tue preoccupazioni”) e l’ultima scena -in perfetta sintonia con l’epilogo provocatorio di “Simon del deserto”- che ritrae Viridiana giocare a carte, quasi fosse in procinto di principiare un rito iniziatico per una nuova prospettiva di vita.
Forse leggermente meno graffiante di “Nazarin”, ma parimenti importante nella sua valenza fortemente iconoclasta.
Ciumi  31/08/2009 07:08:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ah.. hai votato uno dei miei film preferiti di sempre.
Sai, non so se sono l’unico ad avvertire questa impressione, ma ogni qual volta finisco di guardare un film di questo grandissimo regista, ho come la seccante sensazione d’essermi perso qualche piccolo elemento; è come un bel libro che hai terminato e subito vorresti rileggere per carpirne meglio i significati, i quesiti, le sfumature. E ne sfogli le pagine con delicatezza come fosse la cosa più preziosa che hai, e in quelle scritture così piene vi riscopri la grazia, la purezza d’un animo gentile (come suppongo sia stato quello di B.) che prima forse avevi ignorato.
Tuttavia con Viridiana Bunuel non pretenderà di elargire spiegazioni, non vorrà dimostrar nulla come ammetterà egli stesso, ma rimane uno dei ritratti più lividi dell’umanità intera e di tutto il cinema, una riflessione irriverente, che non usa vie traverse perché mira ad attaccare, perché sveste la moralità civile, etica e religiosa, ne mostra la sua corporatura fragile, esile, quasi ridicola, come nessun altro aveva fatto (e farà mai dopo). E’ come se Goya avesse ridipinto l’ultima cena di Leonardo. E, intendiamoci, Bunuel tende ad aggiungere piuttosto che a sottrarre, costruendo una fitta ragnatela simbolica che potrebbe disorientare i meno attenti, ma (come la Guernica di Picasso, giusto per rimanere in tema pittura) nella complessità della struttura è riconoscibile il tratto semplice e puro, schietto quasi fosse quello di un bambino.

Scusa le inutili divagazioni, ma questo film l’ho proprio nel cuore.
Ciao.

ULTRAVIOLENCE78  31/08/2009 09:43:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Figurati... Eh lo so, ognuno c'ha il suo film del cuore...
Bunuel è indubbiamente un grande. Ho visto parecchi suoi film e i miei preferiti rimangono BORGHESIA e A.STERMINATORE. Ho già pronto IL FANTASMA DELLA LIBERTA', che un mio amico ha definito come uno dei suoi migliori, vedremo... L'unico appunto che faccio a B. è che tende a ripetersi nelle tematiche trattate, ma per il resto nulla da (ri)dire. Ciao.
Ciumi  01/09/2009 06:59:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Personalmente ho sempre preferito il Bunuel degli anni 50-60.
Nei film degli anni 70, seppur bellissimi, si avverte, a mio parere, un po’ di stanchezza (giustificata peraltro, perché il tempo passa per tutti).
Posso chiederti (scusa la mia curiosità) quali sono i tuoi registi preferiti?

ULTRAVIOLENCE78  01/09/2009 09:30:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Quella stanchezza di cui parli l'ho avvertita anch'io (cfr. "Quell'oscuro oggetto del desiderio"), ma il "Fascino d.d.b." è un caso a sè.
Mi sembra di aver già risposto a questa tua domanda. E' difficile per me stabilirlo, perchè non riesco ad apprezzare interamente un autore, intendo considerando la sua produzione complessiva. Mi limiterò a dire che tra i registi attuali spiccano Von Trier, Van Sant, Lynch e Herzog. Cronenberg e Ferrara hanno fatto cose grandiose, ma sono troppo discontinui. Quanto ai defunti, ce ne è un mare e rischierei di perdermi. Per cui, per comodità, ti dico che l'unico che mi soddisfa (quasi) in pieno, salvo la mistificazione di 2001, è Kubrick. Ultimamente mi sono rivisto EWS e l'ho trovato ECCEZIONALE: un film giocato superbamente sull'ambiguità e dotato di una occulta stratificazione simbolica che renderebbe risibile qualsiasi film di Bunuel.
ULTRAVIOLENCE78  01/09/2009 09:40:13Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
http://www.youtube.com/watch?v=q25Zx6B5HJA
ULTRAVIOLENCE78  01/09/2009 09:43:03Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
http://www.youtube.com/watch?v=uB3rTvkLDu0&feature=related (Van Sant)
ULTRAVIOLENCE78  01/09/2009 09:44:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
http://www.youtube.com/watch?v=FglU0X-Vyrw
Ciumi  01/09/2009 13:33:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Io invece, se ancora non lo avevi intuito, ho trovato più affinità di pensiero con molti dei registi “defunti”: Kurosawa, Bresson, Bunuel, Dreyer, Bergman, tra i tanti sono i primi che mi vengono in mente. E non perché io sia un nostalgico (non sono così vecchio, ca.zzo), tanto più che sono tutti autori che ho scoperto solo da pochi anni, ma ho ritrovato in loro quella sensibilità che nella gran parte dei registi moderni non ho mai riscontrato.
Poi su Lynch e Herzog sono più che d’accordo (e aggiungerei anche Olmi e Kieslowki). Van Sant, per quel poco di suo che ho visto, mi ha fatto una buona impressione. Su Von Trier invece ho qualche perplessità; di talento ne ha sicuramente ma il suo sforzo (comunque apprezzabile) d’essere innovativo a tutti i costi il più delle volte mi irrita.
Infine, anche per me credo (ma immagino lo sia per tutti) sia impossibile individuare un regista la cui produzione mi soddisfi e mi appaghi completamente. Forse (e anche qui sono d’accordo con te) Kubrick è, in un certo senso, quello che si avvicina di più a farlo.
Sì “Eyes Wide Shut” è bellissimo, quasi al livello dei suoi migliori capolavori, però non penso che la sua occulta stratificazione simbolica, per usare i tuoi termini, abbia la stessa efficacia di quella di Bunuel, tanto meno che possa rendere i suoi film risibili. Certamente è un’opera che possiede una forza suggestiva senza eguali.

Ah, interessanti i link, ciao a presto.