Guy Picciotto 9 / 10 27/03/2007 18:17:39 » Rispondi Il continuo intreccio tra il piano onirico e quello reale, in cui la natura gioca un ruolo essenziale con il bosco, i pascoli, gli animali contrapposti alla realtà della sua casa, dell'ospedale, non vuole privare lo spettatore di punti di riferimento allo spettatore, ma semplicemente ad un certo momento a Bunuel non interessa più distinguere tra il sogno e la realtà, per il banale motivo che Savine persegue una realtà che preesiste nella sua fantasia o comunque vive in funzione della sua fantasia, lo spettatore viene così trascinato nella doppiezza di Savine-Bella di Giorno che smette di sognare nel momento in cui riesce ad *esprimersi* pienamente con il suo nuovo lavoro e riprende quando questo le viene a mancare. Una vera e propria proiezione di una sé stessa diversa dalla Savine da salotto. Diciamo che con un regista come Bunuel le seghe mentali e il cazzeggio sono all'ordine del giorno, ma le grasse risate che si faceva quando la gente si scervellava per dare un'interpretazione ai suoi film devono imporre un approcio meno cervellotico a questo film: ci resta una Catherine Deneuve che in reggiseno e mutandine, fredda e impassibile, fa un sesso della ******* e riesce ad essere espressiva pure stando come una gatta morta distesa sopra un letto, ci restano momenti bellissimi come il *cerimoniale* nella bara o Savine riempita di fango e letame dal marito e da Piccoli. Bunuel tocca tutto quello che si può toccare: sadomasochismo, omosessualità, prostituzione necrofilia ma senza mai scadere nel sociologismo, con lo sguardo di chi la sa più lunga di tutti senza farlo pesare. Capolavuoro pruriginoso.