tylerdurden73 5½ / 10 11/12/2014 10:14:32 » Rispondi Tra i generi per eccellenza della cinematografia francese il polar ha, negli ultimi anni, goduto di una riscoperta capace di sfornare titoli spesso di grande interesse. Non è questo il caso, "La legge del crimine" é film dalle dinamiche risibili basato sul difficile rapporto tra un padre e un figlio, criminali d'origine armena in continua lotta con la polizia che li marca in maniera spietata ma infruttuosa. Da una parte c'è Jean Reno più inespressivo che mai, ladro incallito e all'occasione spietato assassino, il quale vorrebbe che il figlio seguisse le sue orme, questi -un Gaspard Ulliel poco incisivo- è invece un romantico sognatore, innamorato di una bella infermiera e desideroso di cambiare pagina, aprire un agriturismo insieme all'amata e chiuderla con pistole e furti. Per intuire che la tragedia sia dietro l'angolo non ci vuole un genio, ed il problema principale del film di Laurent Tuel sta proprio nella prevedibilità di ogni avvenimento; non si resta mai sorpresi, sino a raggiungere un epilogo altrettanto scritto in partenza. I caratteri dei personaggi, da sempre fiore all'occhiello di questo genere, sono troppo impalpabili, lo spessore drammatico è poi davvero superficiale, con l'aggravante di apparire più adatto per un melodramma da prime time televisivo che per un genere in cui l' attenta scrittura, almeno dei personaggi principali, è essenziale. L'azione latita e i dialoghi sono troppo banali per generare interesse, la regia si salva ma tutto il resto è abbastanza inutile compreso il prologo, nonostante affronti un tema scottante come il genocidio armeno del 1915 da parte dei turchi.