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SWEET CHARITY - UNA RAGAZZA CHE VOLEVA ESSERE AMATA regia di Bob Fosse

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stratoZ     6½ / 10  11/03/2024 14:40:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Discreto esordio di Fosse alle prese con la sceneggiatura di "Le notti di Cabiria" di Fellini, qui leggermente modificata, con la protagonista che al posto di essere una prostituta è una ballerina di un locale che tiene compagnia agli uomini, è più un'opera da collocare nella filmografia dell'autore, in cui si vedono già i prodromi del suo cinema, sia tematicamente che stilisticamente, assistiamo ad un elevato numero di intermezzi musicali, tutti coreografati alla grande, seppur non vi è ancora la grande affinità con la macchina da presa che il regista porterà al suo massimo splendore in film come "Cabaret" e "All that Jazz", se le coreografie e i balletti risultano ben studiati, manca la simmetria e i movimenti di camera che vedremo successivamente, tuttavia c'è una buona influenza stilistica sulle opere di genere successive, eravamo alla fine degli anni sessanta, il glam si stava diffondendo, più in musica che al cinema, e nel film in questione dominano i lustrini, i particolari glitterati, l'atteggiamento così glamour e decadente, che perché no probabilmente ha influenzato anche musical successivi come il più celeberrimo "The Rocky horror picture show".

Narrativamente parla di questa ballerina in costante ricerca dell'amore e di una via di fuga dalla sua vita insoddisfacente, con diversi episodi mostrati, dall'incontro col famoso attore italiano con il quale la protagonista si illuderà di poter avere un rapporto, ma poi, complice la riappacificazione con la fidanzata, finirà per passare la nottata in camerino, al rapporto con questo timido uomo col quale stringe una relazione. Il film mostra una componente molto amara, con la protagonista che spesso viene sfruttata dagli altri personaggi, specialmente uomini, con cui stringe un rapporto, spesso anche per colpa del suo lavoro del quale si vergogna, che la fa prendere con poca serietà.

Alla fine ne esce un ritratto più agro che dolce, tuttavia penso le due ore e mezza di durata sono un po' eccessive con certi rapporti allungati un po' troppo, specie nella seconda parte, fino ad arrivare all'amaro finale che sembra lasciare poche vie d'uscita.

Non un Fosse memorabile - sicuramente diversi gradini sotto la splendida tripletta che realizzerà negli anni settanta - ma comunque una pellicola interessante stilisticamente.