caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

PIACERE, SONO UN PO' INCINTA regia di Alan Poul

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Invia una mail all'autore del commento pompiere     4 / 10  20/05/2010 12:01:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Glielo vogliamo trovare un marito alla povera, sola e bruttina (nel film si dipinge così) Jennifer Lopez? Se qualcuno, alla domanda, ha avuto propositi scandagliativi non ha capito proprio niente: rinvenire l'uomo giusto è un lavoro serio, soprattutto per chi ricorre alla fecondazione artificiale nell'attesa di trovare uno sposo e conserva nel guardaroba vestiti per occasioni speciali come uscire con il primo formaggiaio che glielo fa annusare (il pecorino). "Piacere, sono un po' incinta", titolo disgraziato in linea con i contenuti, è un tentativo mal riuscito di commedia simpatica e buonista.

Jennifer Lopez, a 40 anni, ci affligge con i sorrisini da Lolita compiaciuta, racconta del suo primo bacio manco fosse una 13-enne, si lecca le dita durante la cena facendo finta di essere spontanea, ha ancora bisogno dei consigli della nonna e recita come uno dei cani che dimorano nel suo negozio di animali.
Il fatto che lei non voglia far sapere di essere incinta a un bamboccione yankee di provenienza agreste ma coraggioso come una mammoletta, è molto poco vero, noioso e conforme. Con tanto di prove di dichiarazioni amorose davanti allo specchio e reazione inviperita di lui quando, alla prima trom*ata casereccia in mezzo a numerose forme di cacio, viene a sapere che nella pancia di J.Lo albergano ben due bebè.

Ne consegue un'altra sdolcinata tiritera in attesa del parto: il confronto tra la paura della paternità e la voglia di maternità. Sarebbe da sorvolare sull'illuminante soluzione al problema di non avere sufficiente denaro per la vita che verrà: basta un sorriso, una battuta che non c'entra niente e la crisi economica va a farsi fot*ere (almeno lei, che non si fa inseminare artificialmente). Non poteva mancare, trito e tristo sotterfugio narrativo, il solito devoto riferimento alla famiglia, all'importanza di sposarsi e procreare, pena l'esclusione dalla società e la sensazione di fallimento.

Ne abbiamo veramente piene le pance di romanticismi costruiti coi Lego ed eretti con lo sputo. Ridateci l'umanità e l'arguzia dei film con Carole Lombard.