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LA NOSTRA VITA regia di Daniele Luchetti

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     5½ / 10  24/09/2010 14:21:11Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un immenso Elio Germano tiene in piedi un film ambizioso che in tutta onestà si limita ad un'osservazione mediocre e fastidiosamente indulgente di spinose problematiche.
Vorrebbe essere specchio dell'Italia corrente,quella dei cervelli ottenebrati.Il belpaese del compromesso, del sotterfugio ,dei comportamenti da "fijo de ‘na ********" giustificati dalla smania di apparire,di consumare senza freni.
Mutui improponibili,bollette sempre più martellanti,perenne rialzo del carovita non sembrano impensierire più di tanto l'italiano medio,concentrato nell'accumulare "la roba" ,arrivando addirittura a elaborare un lutto devastante mediante il possedere.
A Luchetti preme descrivere una società fatta di lavoro nero,di individui trattati peggio delle bestie e la cui morte non vale nulla,di extracomunitari sfruttati fino all'osso da imprenditori senza scrupoli,di illegalità dilagante e di perdita morale che ormai hanno corrotto il paese.
Per farlo si rivolge a quell'Italia popolare e popolana che canta a squarciagola Vasco,chiama un figlio come il famoso rocker , se ne va in giro con la felpa della propria squadra di calcio e si esprime con forte inflessione dialettale.Mezzucci grossolani per descrivere un determinato ambiente,troppo schematico e privo di sfumature,quasi snobistico nel catalogare quell'umanità oggi galleggiante tra ricchezza sproposita e povertà.
Il regista non inquadra uno spaccato probabile,è superficialmente convenzionale ma soprattutto buonista,mostrato il problema lo risolve (o meglio,illustra)in poche battute con un ammasso di fiacche sequenze.Ha dalla sua un cast di gran livello,detto dell'eccellente Germano pure gli altri si muovono con grande aderenza al ruolo (Colangeli e Montorsi su tutti),ma assolve qualsiasi malefatta a dimostrazione della benevolenza di un paese dove farla franca è ormai la prassi.
Incoerente il cambio di registro sul finale,suscita piacere la comprensione della necessità di presenza amorevole oltre che materiale,ma la favoletta accomodante non tiene botta.