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HAPPY FAMILY regia di Gabriele Salvatores

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Invia una mail all'autore del commento LukeMC67     8½ / 10  05/04/2010 00:09:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Pirandello, Anderson, Allen,...? Sì, certo, le citazioni e i rimandi colti possono essere tanti ma non sono assolutamente all'altezza di quello che in realtà il film dice con spassosissima nonchalance e con un gusto per l'assurdo che sfiora il grottesco. Peccato solo che la seconda parte non stia allo stesso indiavolatissimo ritmo della prima, altrimenti saremmo di fronte a un autentico capolavoro!
Ma cosa c'è di "happy" in famiglie composte di gente talmente frustrata e sconclusionata da percepire le proprie miserrime fobie come ben superiori alle reali, oggettive disgrazie della vita? Questo è il vero punto di forza del film di Salvatores che non mi sembra sia stato colto dai commenti precedenti. Eppure è proprio nell'indugiare sul grottesco che il film dà il meglio di sé strappando sonore risate ma facendoci specchiare nella piccolezza di questi personaggi che vagano in cerca di un autore non certo perché dilaniati da drammi esistenziali come in Pirandello, ma semplicemente perché "vogliono un finale, come piace anche al pubblico". Non si può non notare quanta graffiante ironia ci sia in questo gioco che mette a nudo l'Italietta del 2010, fatta di persone senza tanti attributi alle quali la vita scivola via senza troppo accorgersene perché troppo impegnate a guardarsi l'ombelico.
Grandioso il cast, su tutti Bentivoglio e l'odiosissimo ragazzino gay Filippo, ma che dire anche dei due coprotagonisti e di una Margherita Buy che quando non viene chiamata a fare l'isterica a ogni costo, sa dare il meglio del meglio di sé (la ricordate in "Fuori dal mondo" o nel recente "Lo spazio bianco"?). Abatantuono è in stato di grazia riuscendo a dare spessore al più inconsistente dei personaggi che sia mai stato chiamato a tratteggiare. E che dire della nonna, gioiosa malata di Alzheimer ossessionata dai gamberetti?...
Come sempre nei film di Salvatores, grande cura e grande pregio vengono riservati alla fotografia, qui a livelli straordinari: stupefacente questa Milano giallo-rossa su cui insiste un cielo azzurrissimo. E che dire della memorabile sequenza del Concerto di Chopin sulla cui tastiera si incastonano flash in bianco e nero di rara bellezza della città meneghina colta nei suoi aspetti più quotidianamente drammatici e intimi? Credetemi, quella sequenza vale da sola il prezzo del biglietto.
Nota di ulteriore merito, una colonna sonora che oscilla tra i Simon&Garfunkel vinilici d'annata ("che nessuno ascolta più") e l'immenso Chopin del concerto n.20.
Linguaggio e metalinguaggio si inseguono continuamente superandosi l'uno con l'altro fino a schiantarsi nel sognante protagonista, capriccioso demiurgo di bassissimo profilo irrimediabilmente incapace di affrontare anche il timidissimo "approccio ciclistico" con la sua avvenente vicina: l'Italia delle paure che vota Lega o che si astiene è tutta qua, in un ideale riassunto grottesco delle tante (belle) commedie recenti che la raccontano al cinema.
amterme63  05/04/2010 15:23:21Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ora che ho letto il tuo commento, questo film lo devo proprio vedere.
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  06/04/2010 01:57:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Caro Luca, non fidarti solo della mia piccola recensione... Leggi anche le altre!!! :))
amterme63  19/04/2010 22:20:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'ho visto e ti ringrazio della dritta! Hai proprio ragione. Questo è proprio il ritratto dell'Italia che si astiene.
Ci sta benissimo che sia una rappresentazione ironica e satirica come dici tu, ma è altrettanto vero il contrario, visto che predomina un'atmosfera nostalgica e sentimentale.