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VENDICAMI regia di Johnnie To

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7½ / 10  07/09/2010 10:30:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Costello,killer parigino in pensione,ora improbabile cuoco per diletto, si reca suo malgrado a Macao dove sarà chiamato a vendicare lo sterminio della famiglia di sua figlia (la Sylvie Testud di "Lourdes").
Johnny Hallyday è un labirinto di rughe impressionante,criminale old-style sin dal suo signorile abbigliamento esibisce un viso segnato dallo scorrere del tempo,indurito ed alterato dalle legnate subite e dal troppo dolore patito.L'anziano malavitoso è un uomo al crepuscolo ma pur sempre letale,scrollatosi di dosso la polvere accumulata negli anni sembra essere saltato fuori da qualche polar d'oltralpe incurante del tempo trascorso.Il suo nome riconduce all'indimenticato film di Jean-Pierre Melville con Alain Delon e conosciuto da noi con il titolo di "Frank Costello,faccia d'angelo"(in originale "Le Samourai") .
Johnny To è come al solito garanzia di qualità,poche concessioni al background dei personaggi,dialoghi senza fronzoli e grande eleganza nella messa in scena.La sua invidiabile tecnica registica e l'immensa classe di cui dispone gli permettono di disegnare opulenti arabeschi visivi di sofisticata grazia,la mdp sembra danzare tra proiettili e schizzi di sangue,tra fenomenali ralenty e funeree coreografie da brividi sulla schiena.Il regista si trastulla con un gioco cinefilo organizzato con devozione e competenza,comincia dal gangster-movie transalpino per approdare all'adorato western.Leone e Peckinpah lo ispirano tra fosche e piovose strade dalle atmosfere poco promettenti,per boschi con alberi dalle foglie caduche illuminati da una splendida luna ottenebrata da capricciose nubi,in discariche elette a nuovo O.K. Corral,con agglomerati cartacei da utilizzarsi come scudo in un coraggioso scontro che sottolinea ancora una volta la rilevanza dell'onore nella poetica armata del regista."Vendicami" sembra quasi un western metropolitano,privo di praterie e saloon ma carico di trepidanti attese prima di ogni duello,un film che si crogiola su squilibranti infantilismi per poi sfociare in un'appassionata ode all'amicizia e ad un senso del dovere talmente radicato da vincere addirittura l'handicap della malattia.