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INVICTUS regia di Clint Eastwood

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JohnRambo     8 / 10  01/03/2010 23:32:41 » Rispondi
Questo film di Clint Eastwood è tutto incentrato su un Gigante Assoluto della Storia di tutti i tempi, quel Nelson Mandela (Morgan Freeman) che, prigioniero per trent'anni nelle carceri sudafricane, ha insegnato più di tanti altri il rispetto per il diverso, la lotta sia nelle sue forme aspre che pacifiche. Ed è da queste che il film parte, in particolare dall'elezione del Madiba, come viene chiamato dal suo popolo, a primo presidente negro della Repubblica del Sud Africa. Subito egli si ritrova a fronteggiare le diversità che i suoi più intimi collaboratori sentono. Quelli della scorta, ad esempio, ma anche gli amministrativi bianchi dell'ufficio presidenziale. Superare le diversità, a parte gl'impegni di Stato (riuscire a rendere attraente il Paese per gl'investimenti esteri), è il suo primo obbiettivo, e lo trova in uno sport che inizialmente proprio i suoi non capiscono, perché "importato" dagl'invasori ed oppressori inglesi: il rugby. Invece che bandirlo, decide di farne il punto di partenza per un futuro di Grandezza, di forza e capacità di ripresa. La squadra sudafricana, sottovalutata da tutto il mondo, sotto la guida del bravo Capitano Pienaar, riuscirà, grazie al suo incoraggiamento, a vincere addirittura il Campionato Mondiale.
Trattandosi di un film apologetico, nessuna evoluzione psicologica è concessa al protagonista. Egli è la personificazione del Bene Assoluto, dall'inizio alla fine della pellicola, proprio come accade al Tito de "La Clemenza di Tito" di Mozart (tra i due personaggi si potrebbe innestare un interessante parallelo). Per questo motivo, più "irregolari" risultano le figure di contorno, a partire dal bravo Matt Damon nel ruolo di Pienaar, e dalla sua guardia del corpo interpretata da Tony Kgoroge, all'inizio in difficoltà nel confrontarsi coi colleghi bianchi, i "diversi" di turno.
Il film affronta un'impressionante serie di tematiche complesse: la diversità, la libertà, la capacità di leadership, la tolleranza, il perdono, la povertà, il rispetto della donna, l'amore per l'Arte e per lo Sport, l'anelito alla grandezza, ed ai pensieri e alle azioni pure e sublimi. Ovviamente non c'è tempo a sufficienza per approfondirle. Ma scopriamo che Mandela non è affatto un poveraccio passato di colpo dalle stalle alle stelle: per fare grandi cose occorre una grande mente, forgiata sui capolavori dell'umano pensiero. Commovente, in tutto il film, è il suo richiamo allo Spirito dell'Uomo (evocato da Pienaar in visita alle antiche carceri dove era stato imprigionato), alla sua forza interiore che solo può nutrirsi di desideri ed atti "grandi", destinati al ricordo indelebile della Storia.