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INVICTUS regia di Clint Eastwood

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Invia una mail all'autore del commento pompiere     8 / 10  01/03/2010 15:35:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Nelson Mandela è uno che si rifà il letto da se’, che ha l’abitudine di passeggiare presto al mattino quando fuori è ancora buio e bere un bicchiere di latte caldo alla sera. Un uomo che si interessa delle questioni personali di tutti i suoi collaboratori e stringe con loro rapporti individuali e intimi.
Personaggio solitario e scomodo, alla presidenza di un Paese complicato dal 1994, deve affrontare gravi problematiche quali la disoccupazione, la crisi economica, l’aumento della criminalità e riuscire a conciliare le aspirazioni di libertà dei neri con le paure dei bianchi.

“Invictus” si fa portavoce di un perdono che libera l’anima e cancella la paura, riscopre la forza e l’importanza della comprensione, della moderazione e della generosità.
Morgan Freeman nei panni del presidente, con i suoi sorrisi disarmanti, il suo lento e incerto incedere, la luce negli occhi che si fa forte di una dignità impareggiabile propria di chi ha imparato per davvero ad amare il proprio nemico, rimanda gli affari di Stato e le relazioni diplomatiche per qualcosa all’apparenza di più marginale ma che, alla fine, gli consentirà di danneggiare seriamente l’esecrabile discriminazione dell’apartheid.

In perfetto equilibrio tra spirito sportivo e impegno politico, quello di Eastwood è un cinema fatto di concetti rettilinei e potenti affetti che spiega bene la vita di Mandela e quella del Sud Africa.
Lo stile del regista avvince e coinvolge. Grazie alla sua duttilità, un corridoio in controluce di un ospedale che ha appena conosciuto un episodio di eutanasia può assomigliare a uno che conduce su un campo di rugby e che odora di speranza e di rinascita.

Una regia sicura e ai limiti della perfezione per quasi tutto il film che al momento della (lunga) partita finale si sfilaccia un po’ e perde di fantasia, sfiora la retorica, si adagia sull’eredità della messa in scena di Huston in “Fuga per la vittoria” e perde l’appoggio di una sceneggiatura “parlata” fino a lì emozionante e ben suddivisa.
In ogni caso le bidonvilles di legno e lamiera di Clint battono quelle di “District 9” 15-9.
Clint Eastwood  03/03/2010 19:45:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Complimenti, un ottimo commento e analisi, mi trovo d'accordo anche sul voto.

Aspettiamo Hereafter di cui sono appena finite le riprese sempre con Damon ... Clint è un mostro, con questo ritmo potrebbe soffocare il simpatico Allen ;-)
Invia una mail all'autore del commento pompiere  04/03/2010 12:31:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie Clint,
però il tuo giudizio non vale. Tu sei di parte... eheheh :)

In effetti Eastwood sta macinando un film dopo l'altro tanto che ormai ne aspettiamo 2 all'anno. Credo che sia diventato il più prolifico in circolazione :-)