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INVICTUS regia di Clint Eastwood

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Spotify     8 / 10  08/01/2019 05:18:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bellissimo film di Clint Eastwood, il quale, più è andato avanti con gli anni, più ha sfornato lavori di assoluta qualità.
"Invictus", è un film profondo, che fa riflettere, che getta lo sguardo su uno dei più famosi casi di razzismo mai accaduti. Ma è anche una pellicola avvincente, molto più "leggera" di altre, magari più impostate e più lente.
La storia si svolge nel Sudafrica, a metà degli anni 90. Nelson Mandela è da poco diventato presidente del paese e il suo arrivo, dopo anni, ha messo fine all'apartheid. Mandela, vede nella nazionale di rugby, gli Springboks, la possibilità di unificare il paese e porre fine definitivamente alle tensioni. Gli Sprigboks però, vengono da una serie di pesanti sconfitte e a breve, ci sarà la del coppa del mondo, ospitata proprio dal Sudafrica. Mandela allora, riesce ad ottenere un incontro col capitano della squadra, Francois Pienaar e dal loro colloquio, cambieranno molte cose.
Clint Eastwood dunque, affronta il fenomeno dell'apartheid. Ma, come ho accennato prima, il regista non fa il solito film colmo di retorica, di belle parole e di moralità. Come detto, "Invictus" è una pellicola che tiene incollato lo spettatore alla poltrona. L'astante, per due ore, diventa tifoso (non sto scherzando) degli Springboks, esulta ad ogni loro punto e, contemporaneamente, può vedere, attraverso le partite di rugby, il riavvicinamento tra bianchi e neri, dopo anni di razzismo e rivalità.
Clint Eastwood insiste molto nel sottolineare la pace ritrovata tra neri e bianchi: il regista, sempre mediante i match di rugby, ci mostra come mano mano le due comunità sudafricane inizino a mischiarsi tra loro. Oppure, c'è una scena che fra tutte, reputo la più significativa, ovvero, le due guardie del corpo di Mandela (una di pelle bianca e l'altra di colore) che festeggiano insieme la vittoria finale degli Springboks sugli All Blacks.
"Invictus" è anche un film di redenzione, sia per il Sudafrica che per la squadra degli Springboks. E l'arrivo di Nelson Mandela connette entrambe le cose, perché con il suo interesse nei confronti della nazionale di rugby e i successivi successi sportivi di quest'ultima, la nazione si riappacifica dopo l'apartheid. E appunto, anche la squadra capitanata da Pienaar, dopo tante sconfitte, ritrova determinazione e voglia di vincere.
La caratterizzazione dei personaggi è splendida: Nelson Mandela pare quello reale, un uomo dotato di una bontà infinita, un po' testardo. Il simbolo di una rivoluzione. Lo spettatore ammira questa importantissima figura.
Pienaar è un bel personaggio, pieno di grinta e passione. Eastwood lo rende credibile nel ruolo del capitano degli Springboks.
Mi sono piaciute anche le guardie del corpo, simpatiche.
Il ritmo è scorrevole. Due ore che scivolano via in tutta tranquillità. Gli ultimi 30 minuti poi, sono estremamente palpitanti. In questo caso, montaggio perfetto.
Le sequenze delle partite di rugby sono estremamente realistiche, il director ti trasporta direttamente sul campo da gioco. Ma si sa, Eastwood dietro la macchina da presa è un fenomeno, ti fa respirare il film come pochi altri registi. Non mancano delle sequenze di gran tensione come la scena dell'aereo.
Il finale è quasi epico, i giocatori diventano gli eroi di un popolo, gli artefici della rinascita. Molto bello.
Bella la scenografia. Eastwood confronta in maniera diretta, i due volti del Sudafrica: in alcuni momenti, il regista ci mostra come questo stato abbia delle infrastrutture moderne, in altri, vediamo che, tuttavia, ancora parecchie persone vivono in povertà.
Buona anche la fotografia, colori accesi e brillanti.
Il cast è straordinario: Morgan Freeman sensazionale nei panni di Nelson Mandela, sembra un ruolo cucitogli addosso. L'attore ci mette tutto se stesso per assomigliare il più possibile a Mandela. I modi gentili, l'umiltà ma anche la determinazione e la testardaggine, tutte virtù che Freeman fa sue e le impiega nel migliore dei modi. Le espressioni dell'interprete di colore sono intensissime e la recitazione dei dialoghi è impeccabile (gran doppiaggio di Renato Mori).
Bravissimo anche Matt Damon. La sua interpretazione è grintosa e carismatica. Forse, è stata un po' eccessiva la sua candidatura agli oscar come miglior attore non protagonista, però, la sua performance è di alto livello.
La sceneggiatura è lineare, non presenta grandi stravolgimenti, ma è solida e scorrevole. L'impianto narrativo non ha falle e si sviluppa in maniera tranquilla ma mantenendo alta la tensione. La stesura dei personaggi è ottima. I dialoghi, sono forse tra le migliori cose dell'intero prodotto: saggi, profondi e, fortunatamente, privi di quella irritante retorica che spesso presenzia in opere del genere.


Conclusione: uno dei migliori film sportivi degli ultimi 25 anni. Clint Eastwood si conferma un maestro dietro la macchina da presa, firmando un gioiellino vero. "Invictus" è una piccola lezione di vita.
Consigliatissimo.