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LA PRIMA COSA BELLA regia di Paolo Virzì

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david briar     6½ / 10  03/04/2016 22:48:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sarà che con le commedie italiane di oggi ho tanti problemi, ma è l'ennesima volta che trovo un film italiano di questo tipo, anche acclamato, una delusione.
Il primo quarto l'ho trovato debolissimo, con il personaggio veramente troppo scontato, immerso nelle solite situazioni e caratteristiche. Non funziona l'inizio, scorretto per quanto riguarda la figura del padre, e tutto il film lo è per ciò che riguarda questo personaggio. I momenti fra passato e presente talvolta sembrano amalgamati male, e la regia di Virzì non si inventa nulla, è di una rigidità unica.
Per fortuna dopo si risolleva decisamente, con una riuscita rielaborazione della protagonista di "Io la conoscevo bene"(interpretata dalla stessa Sandrelli giovane nel film di Pietrangeli), e citazioni intelligenti a quella stagione fondamentale del nostro cinema, la commedia all'italiana da cui Virzì sembra aver raccolto l' importante eredità, a modo suo e senza valere quanto quei fantastici autori originali che erano Monicelli, Comencini, Pietrangeli, Risi e Scola, ma per fortuna il regista livornese non sembra aver mai la presunzione di raggiungere quei fasti, li vampirizza senza stuprarli.
Le performance della Sandrelli e della Ramazzotti funzionano decisamente bene, il vero punto di forza del film. Anche Mastandrea e Pandolfi se la cavano bene, e fra i comprimari spicca Fabrizia Sacchi, apprezzabile anche nella meno apprezzabile fiction "Fuoriclasse". Il personaggio di Ruffini invece è fastidiosissimo e buttato lì in maniera forzata, giusto per dare un po' di colore. Un'apparizione breve poteva essere simpatico, ma messo lì così quel personaggio non ha alcun senso, oltre che essere interpretato da un attore totalmente incapace di recitare al di fuori del suo solito carattere. Difetto pesante, questo.
Seppur non mi abbia emozionato particolarmente(e un brano che sembra uscito da "C'era una volta in America" in una sequenza madre è decisamente esagerato e troppo enfatico, rovina l'atmosfera), mi sento di salvare il film, che almeno non è la solita roba italiana ma possiede una sensibilità abbastanza personale e alcune idee carine nella seconda parte(soprattutto un raccordo sonoro su una forte tosse fra passato e presente). Allo stesso tempo se qualcuno mi chiedesse il cinema su cui l'Italia deve puntare, oltre ai soliti Sorrentino e Garrone, non direi sicuramente Virzì, che mi sembra, per ora, meno convincente sul piano internazionale. Visto che sono ancora carico dalla visione, non ho esitazioni a puntare su Gabriele Mainetti e il suo "Lo chiamavano Jeeg Robot"..