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LA PRIMA COSA BELLA regia di Paolo Virzì

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Invia una mail all'autore del commento Larry King     8½ / 10  01/02/2010 15:17:28Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ennesima riprova del fatto che Virzì rimane l'unico vero erede dei maestri della "commedia all'italiana", in un film per i quale meriterebbe anche un rilancio internazionale.
Pur non privo di piccoli difetti, la pellicola ci offre una prestazione autoriale e una prova d'attori esemplare, un'autentica boccata d'aria per il ns.cinema, per altro rivitalizzato in parte anche dall'ultimo Verdone. Risate, momenti di riflessione ma soprattutto un grande coinvolgimento emotivo, dal quale è impossibile sottrarsi sono i punti di forza di questo film.
La ricostruzione d'epoca è impeccabile e per una volta non fine a se stessa. Anzi il realismo è talmente tangibile, da renderci partecipi della scena e del momento storico in cui vivono i personaggi nei diversi flashback (da evidenziare che questa mia compartecipazione agli eventi non ha necessitato di supporti tecnici, tipo occhialini). La cura dei particolari scenografici e dei costumi non si è mai vista cosi ricercata e non c'è mai quella insistenza sul particolare ridondante come in Almodovar per esempio.
Il make up della Sandrelli, come controprova, è il restyling dello stesso della Ramazzotti, così da rendere credibile che siano la stessa persona in età diverse.
Notevole anche il lavoro sulla voce, elemento ulteriore della coerenza nella crescità dei protagonisti nelle varie epoche storiche.
Detto questo, non è solo l'aspetto stilistico a sorprendere. La perfetta riuscita del film sta anche nella recitazione convinta di tutti gli attori del cast. Si nota in maniera inequivocabile, infatti, come siano coinvolti direttamente dai personaggi da loro interpretati e dal pathos della storia stessa.
Altro elemento di forza sono i momenti sottointesi, vedi il rapporto fra la madre e la moglie dell'avvocato, la figura del giornalista. Entrambe queste situazioni, senza renderci esplicite situazione più specifiche, contribuiscono a renderci un quadro dettagliato della figura della protagonista, senza però voler a tutti i costi sbalordire lo spettatore.
I difettucci sono minimi (l'eccessivo macchiettismo del personaggio del vigile o di Cristiano, il terzo fratello, il ritrovamento della madre al cinema sà un po di già visto). Il risvolto storico-politico è marginale rispetto ad altri film di Virzì, ma significativo (al posto della vecchia sede del PCI sotto casa, c'è un kebab fast-food).
Ho cercato di sintetizzare al massimo, ma questo piccolo capolavoro (piccolo perchè ci dimostra, ce ne fosse bisogno, che contano più le idee e le capicità che i grossi budget)è destinato a rimanere a lungo negli occhi e nel cuore, non solo di chi l'ha visto e sentirà il bisogno di farlo ancora, ma, credo sinceramente, anche di chi l'ha fatto.

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