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SABRINA regia di Billy Wilder

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amterme63     6½ / 10  18/02/2012 18:27:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E' un film che può essere letto in due modi differenti: come commedia romantica oppure come manifesto sociale. Anzi "Sabrina" rivela più di qualsiasi altra opera coeva l'ideologia con la quale la classe dominante americana negli anni '50 voleva definirsi e presentarsi, e in che termini si voleva porre verso le classi subalterne.
Vista come commedia romantica non può che colpire per la perfezione con la quale vengono messi in opera gli stereotipi del genere. La realtà (con le sue drammatiche contraddizioni) è sfumata e tenuta lontana. Si respira un'atmosfera un po' da fiaba, da storia fantastica tradizionale (tipo Cenerentola). Ci sono per lo più personaggi caratterizzati come tipi (la ragazza bella, semplice e sognatrice, il ricco fatuo, il ricco rigido ma delicato dentro, il padre burbero ma buono, ecc.) e la storia segue i binari ben rodati della grande tradizione amorosa occidentale, vecchia quanto l'amore cortese (vengono in mente le commedie di Marivaux).
Anche in "Sabrina" l'amore appare come stilizzazione astratta di un sentimento (e pulsione sessuale), il quale in genere assume forme meno eleganti e raffinate per esprimersi. Che sia come un gioco lo si vede anche da come il film è sceneggiato, dai passaggi fra le varie situazioni, dal modo con cui i personaggi esprimono e vivono quello che sentono. Diciamo che si rimane molto in superficie e non si riesce a essere profondi ed espressivi nell'esprimere i cambiamenti interiori e profondi di un personaggio. Sabrina all'inizio poteva essere ben compresa nel suo amore idealizzato di adolescente. Più difficile è capire il passaggio dalla semplicità alla sofisticazione. Da ragazza adulta rimane sempre poco chiaro e nebuloso cosa pretenda dalla propria vita. Sembrano prevalere ancora i sogni da bambina (essere ricca e desiderata) quando si arrende a David, ma poi non si riesce a trovare ragione del meccanismo che la porta invece nelle braccia del fratello maggiore (pietà per la solitudine? ammirazione per la concretezza? ripudio delle romanticherie per l'affidabilità e la sicurezza?). Nel personaggio di Bogart rimane tantissimo di inespresso e di inesplicato. Non si apre mai, non tira fuori mai la propria interiorità in maniera diretta. Il suo comportamento non aiuta a capire quale sia la sua parte più autentica (il freddo perfezionista o il nostalgico di una giovinezza e spensieratezza perduta?). Altro ostacolo (rimosso) è la grande differenza di età fra i due innamorati (evidentemente all'epoca non ci si faceva caso se si trattava di un ricco e di una povera).
Prevale intenzionalmente il meccanismo convenzionale, il funzionamento automatico dettato dalle regole del genere. Ci si innamora perché così deve essere. La regia di Wilder contribuisce alla stilizzazione con le sue inquadrature accarezzanti.
Insomma "Sabrina" è strutturata a moderna fiaba del XX secolo.
Solo che si approfitta della forma ammaliante e dell'apparentemente innocente funzione di svago e distrazione sognante, per veicolare un ben preciso messaggio di propaganda ideologica e sociale.
E' chiaro e lampante fin dai primi fotogrammi che l'oggetto del film è la ricchezza e che la storia è un tentativo (ben fatto) di giustificarla e di affermarla come fondamento della società, nonché la chiave del progresso tecnologico e dell'ottimismo con cui si guardava al futuro. Tanta parte del film viene spesa proprio per far vedere che il lusso e la ricchezza non sono altro che la giusta ricompensa per chi si dà attivamente e concretamente da fare per il bene collettivo (impiantare industrie in zone depresse, dare reddito e lavoro ai miseri agricoltori arretrati, costruire città, autostrade, negozi, scuole, biblioteche – leggasi distruggere le semplici culture indigene campagnole per soppiantarle con la sfavillante cultura tecnologica di massa). I ricchi non usurpano nulla, anzi vanno ammirati e rispettati, serviti in tutto e per tutto (vedi il padre di Sabrina, così ligio da rinunciare ad andare a prendere la figlia alla stazione per portare la padrona a fare shopping). Insomma va loro riconosciuta una effettiva e indiscussa superiorità sociale. Addirittura anche l'ironia che viene usata nei loro confronti a piene mani, serve allo scopo propagandistico. Si tratta infatti di una ironia assolutamente benevola e per niente cattiva. Serve per umanizzare i ricchi, per renderceli buffi, umani e simpatici e quindi molto più accettabili e comprensibili che non mostrarceli nella loro boriosa e altezzosa serietà.
All'interno di questa classe sociale dominante si scontrano due tendenze: quella moralista, conservatrice e puritana e quella consumista, godereccia e aperta alla contaminazione; un dualismo molto frequente nei film di Wilder. Anche qui il regista parteggia per la seconda. Tra l'altro è l'enunciazione della nuova strategia delle classi ricche dominanti della seconda metà del XX secolo, cioè quella di coinvolgere nella loro etica materialista e consumistica anche le classi subalterne, attirarle culturalmente verso di loro, far loro adottare la propria mentalità, lo stile e quindi assorbirle e annullare il potenziale eversivo che c'è sempre stato nelle differenze sociali.
Sabrina è un po' il prototipo di quello che questo tipo di nuova cultura chiederà alla figura femminile come possibilità di riscatto (evitare lavori manuali, come fare la cuoca) ed elevazione sociale: mostrarsi bella, disponibile e pronta a soddisfare i desideri dei ricchi e dei potenti. Sabrina conserva tanta grazia, tanta sensibilità e solarità; presto diventeranno accessori inutili e si preferirà fare a meno di orpelli e imbellettature. Ecco che oggi le varie Sabrine si chiamano Ruby, Belem, ecc.
Evidentemente la ricchezza e il lusso non hanno portato tutti i meravigliosi progressi che si era immaginato Wilder in questo film-commedia sentimentale.