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PORCO ROSSO regia di Hayao Miyazaki

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Invia una mail all'autore del commento LukeMC67     7½ / 10  14/01/2011 19:29:11Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Miyazaki con il suo studio Ghibli sono gli autori di cartoon che più hanno influenzato il gusto del pubblico mondiale dopo la Disney e la Warner Bros: chi non ricorda Heidi, Lupin III, Conan il ragazzo del futuro, Anna dai Capelli Rossi? Ma non è nella serialità televisiva che il grande Maestro giapponese ha dato il meglio di sé, bensì proprio al cinema dove ci ha consegnato capolavori come "La città incantata" (Orso d'Oro a Berlino nel 2002 e Oscar come miglior film di animazione nel 2003) o "La Principessa Mononoke".
Una caratteristica (di non secondaria importanza) dello Studio Ghibli è quella di mantenere la tecnica tradizionale di disegno, colorazione e animazione dei film di propria produzione, in esplicito contrasto con la tendenza computerizzata che ormai impazza ovunque; questo aumenta intrinsecamente il valore e il pregio delle opere del Maestro giapponese sul piano squisitamente estetico-grafico.

Nato da una famiglia agiata perché il padre era produttore di componenti per aerei, Hayao Miyazaki riversa tutto il mondo familiare nel quale ha vissuto i suoi primi anni di vita in questa opera pregevolissima che esce con ben 18 anni di ritardo in Italia (!), tra l'altro Paese protagonista dell'intera vicenda narrata.
L'accuratezza dei dettagli e della ricostruzione storico-ambientale dell'Italia anni '20 e '30 è impressionante, forse la fantasia del Maestro s'è un po' troppo scatenata nel disegnare i navigli di Milano, ma ci si può passar sopra senza troppi problemi, appagati come sono gli occhi da quella bellissima sequenza d'inseguimento-decollo del rinnovato idrovolante di Porco Rosso. Così come si può passar sopra benissimo ad alcuni strafalcioni linguistici (la scritta "non si FO credito" che campeggia sul bancone del vecchio artigiano milanese degli aerei, per esempio)... I veri punti di debolezza del film stanno altrove, e precisamente nella storia: preso dall'entusiasmo per l'antica passione aviatoria, infatti, il nostro Autore sembra dimenticare di dirci anzitutto perché l'ex-pilota dell'aeronautica militare italiana diventa a un certo punto un maiale. Una trasformazione simile viene proposta anche nel successivo "La città incantata" dove, però, il motivo di tale trasformazione è chiarissimo (una punizione degli spiriti della natura che governano la città incantata per l'ingordigia dei suoi avventori occasionali); qui rimane tutto molto sospeso e non risolto neanche simbolicamente (la mancata adesione al Fascismo, suggerita dalla battuta "Meglio essere maiali che fascisti"?) anche se un certo discorso sulla valorizzazione delle diversità contrapposte all'uniformizzazione è molto forte (le scelte di Porco Rosso divergono dal mainstream al punto da renderlo un bersaglio dell'aviazione italiana di cui aveva fatto parte, è oppositore al Regime, non si omologa ai gusti popolari; la presenza femminile è talmente dirompente che manda all'aria i piani pirateschi della Banda Mammaiuto; la giovanissima "nipote" del costruttore di aerei progetta il nuovo aviogetto e poi seda l'attacco dei rivali di Porco Rosso divenendo di fatto una leader; tutta la "bottega" del costruttore è composta da donne-operaie ultraspecializzate,...). Anche la storia intesa come plot è davvero risicatissima e sacrificata interamente alle atmosfere, ai paesaggi e ai personaggi. Che sono i veri, magistrali punti di forza del film. Descrivere l'incanto che suscitano i disegni del team di Miyazaki è fortemente riduttivo, così come le atmosfere evocate dalla immortale "Le temps des cérises" o dalla bellissima canzone dei titoli di coda; non parliamo del montaggio e della regia che fanno pensare ai più classici kolossal. Anche i dialoghi sono spesso divertenti e pungenti, aumentando così la sensazione di appagamento per noi spettatori.
Non mi sento di andare sopra il 7 1/2 proprio per la pochezza della storia che invece altrove era un punto di forza della ditta Miyazaki&Studio Ghibli, ma per il resto... lasciatevi invadere gli occhi dai colori, dalla precisione quasi maniacale e soprattutto dalla fantasia di questo Maestro che viene dal Sol Levante.
Jac_the_blond  10/06/2011 01:44:30Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
complimenti per la recensione! :)
hideakianno  25/01/2011 21:41:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi


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Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  27/01/2011 12:17:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
In realtà queste serie non sono mai state dirette interamente da uno stesso regista, tanto che pure Lupin III è stato firmato solo in alcuni episodi da Miyazaki. Nella serialità televisiva è scorretto guardare al prodotto finale con gli occhi del cinema (specie d'autore), bisogna giudicare l'impronta stilistica complessiva che il team di autori/soggettisti/disegnatori/registi ha dato e lo StudioGhibli è inconfondibile in ciò. Diverso è il metro di paragone con i lungometraggi precedenti del Maestro, da considerare in tutto e per tutto opere di Miyazaki a parte intera.