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KRAMER CONTRO KRAMER regia di Robert Benton

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Spotify     9 / 10  20/04/2016 01:13:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un film straordinario come pochi ce ne sono, una storia possente, intensa e drammatica su uno dei temi più discussi in ambito antropologico e psicologico, ovvero la famiglia. Sinceramente non riesco a capire come mai ci sia una media tanto bassa, non rende assolutamente giustizia per quello che invece secondo me è un capolavoro senza se e senza ma. Robert Benton, concepisce una trama all'apparenza semplice, ma in realtà densa di significati e più articolata di quanto si possa pensare. E' la vicenda di una normale famiglia borghese americana, che tutto d'un tratto viene completamente sconvolta quando la madre decide di andarsene lasciando soli padre e figlio. Poi, dopo ben 15 mesi di totale assenza, la donna si rifà viva con la pretesa di prendere in custodia il bambino. Tutto molto scontato si potrebbe pensare no? E invece, la genialata (che magari non salta subito all'occhio) di Benton, sta nel fatto che per una volta tanto, in un film del genere, è il papà che si deve prendere cura del figlioletto e non la solita super mamma sempre precisa ed efficace. Il regista ci fa vivere la situazione dal punto di vista del padre, Ted, dimostrando come egli, da solo, sia piuttosto goffo nel prendersi cura del piccolo Billy. E ciò è sicuramente dovuto al solo concentrarsi sul lavoro, alla superficialità con cui tratta da sempre il figlio, pensando che tanto ci pensa costantemente la madre, Joanna, e così via. Insomma, lo stereotipo del genitore classico. Però, improvvisamente, Benton decide di dare una decisa sterzata alla storia: più essa va avanti e più Ted comincia a capire come si fa il padre, e forse lo capisce veramente solo in quel momento, quando il rapporto con Billy si fa più solido, dopo le prime incomprensioni tra i due per via delle lamentele del bambino. E quindi a questo punto il director ci mostra una figura totalmente diversa da quella che ci ha presentato ad inizio film e cioè quella di un papà modello, che accompagna regolarmente il figlio a scuola, lo porta al parco, gioca e scherza con lui, è severo quando bisogna esserlo e via discorrendo. In un certo senso il regista con questo lavoro, vuole un po' riscattare la figura generale del padre, il quale nella società contemporanea è sempre stato considerato al di sotto della mamma. Ci viene dimostrato che anche lui, ha tutte le capacità per prendersi cura dei figli, e quindi viene abbattuto l'odioso stereotipo su egli. Anzi, c'è ben di più, perchè Benton, oltre ad elogiare la figura del padre, smonta completamente quella della madre! E bene si, quando mai ci aspetteremmo che un giorno, una qualsiasi mamma, ad esempio la nostra, prende e ci pianta di sasso? No, ma come, non potrebbe mai succedere, lei è la mamma, non potrebbe mai farlo, questa è tipicamente una cosa da papà, ma la madre, dai, assolutamente no. E invece il director ci fa vedere che anche una genitrice ha le sue debolezze, le sue paure, i suoi dubbi e che forse non è la figura tanto perfetta che ogni figlio o figlia si immagina. E la critica che il regista fa è proprio questa, cioè che l'immagine della madre non poi così è perfetta come gli standard vogliono, perchè anche lei può avere un periodo di totale blackout dove arriva ad "abbandonare" la prole al padre, praticamente ad uno stolto. Insomma, il colpo di classe sta tutto qui, e rimarrà per sempre scolpito nella storia del cinema. Ma i temi non finiscono qua: un altro molto importante è quello del rapporto padre-figlio. Anche qui, all'inizio, tutto riconduce ai clichè tipici della figura del papà, quindi abbiamo continui litigi, dispetti continui del figlio e problemi seri da parte del genitore ad arginare i comportamenti sbagliati del bambino. Quest'ultimo ovviamente adotta questa condotta, perchè vede nel suo papà, la figura di un quasi estraneo, e qui evidentemente la colpa è di Ted che non è mai riuscito a mettersi in mostra, e che adesso che c'è lui a fare da balia a Billy, stravolge completamente le abitudini di quest'ultimo, che prima aveva con la mamma, ed anche perchè non vede nel padre un'immagine sicura e solida che invece vedeva nella genitrice, e questo sempre a causa dei soliti stereotipi (nonostante, ripeto, Ted in quest'ambito ci mette del suo). Tuttavia, una volta che lo stesso Ted ha raggiunto un livello superiore in qualità di genitore, ecco che il suo rapporto col figlio diventa subito migliore, fino a formare una coppia inseparabile. E forse Billy arriva a considerare il suo papà anche più importante della sua mamma. Tutto questo ed altro, è racchiuso in una sontuosa sceneggiatura, scritta dallo stesso Benton, che oltre ha presentare le innovazioni sopra citate, ha concepito un impianto narrativo caratterizzato da un'attentissima progressione riguardo lo sviluppo del rapporto tra Ted e Billy, rapporto che cambia volto in continuazione fino a diventare solido e amorevole. Perfetta la stesura dei personaggi, caratterizzati anch'essi da una progressione, questa volta psicologica, la quale è molto marcata soprattutto nel papà e nel figlio, i quali appunto, hanno un continuo cambiamento mentale, che li contraddistingue man mano durante il procedere della storia, facendogli scoprire alla fine i tanto famosi sentimenti reciproci che non pensavano di provare. I dialoghi sono intensissimi, drammatici e anche molto naturali, proprio per cercare il più possibile di rendere veritiere e senza vistose macchinazioni "dietro le quinte", le discussioni e i discorsi tra padre e figlio. Poi non ci sono mai scene ripetitive, nulla è tralasciato per strada, tutto coincide e si incastra alla perfezione. Strutturata divinamente tutta la parte del processo, con un pathos palpabile. La regia è strepitosa, l'oscar è sacrosanto: oltre a rappresentare grandiosamente tutti i temi sopra citati, Benton si impegna moltissimo nella direzione degli attori e l'impegno è ripagato con risultati più che soddisfacenti: gli interpreti sono stati fatti calare incredibilmente bene nella realtà della vicenda, i personaggi sono credibilissimi, ma è il regista che adotta proprio un metodo di regia che ci fa sembrare la storia, più verosimile di quanto già non lo sia. Anche col piccolo Justin Henry viene svolto un lavoro eccezionale per farlo immergere alla perfezione nei panni di Billy Kramer. Non si contano poi le scene a fortissimo carattere motivo, alcuni davvero toccanti che vedono protagonisti Ted e Billy, altre dove si sta invece in vera e propria tensione e in primo luogo mi riferisco ovviamente a tutta la sequenza del tribunale, assolutamente imprevedibile, anche perchè si spera fortemente che la causa venga vinta da Ted. Poi altra abilità che va riconosciuta al director è stata la fluidità delle sequenze girate negli interni, visto che buona parte della pellicola si svolge dentro la casa dei Kramer. In questi frangenti non ci si annoia mai, grazie anche alla continua eccentricità che sta a caratterizzare i continui battibecchi tra padre e figlio. Comunque, generalmente, il ritmo del film non è mai messo in discussione, anzi, è talmente veloce e scorrevole che vorresti che la storia non si concludesse mai. La narrazione è molto ferrea, Benton sviluppa in maniera eccezionale dietro la macchina da presa, tutto l'altrettanto eccezionale lavoro fatto in sede di sceneggiatura, riguardo il mutamento del rapporto che avviene tra Ted e Billy. Il finale è molto bello, presenta una delle scene più emozionanti di tutta la pellicola anche se tuttavia l'ho trovato un tantino prevedibile, l'avevo intuito che poteva andare a finire in quel modo e infatti... tuttavia in un'opera tanto bella, tale pecca non ha molta rilevanza. Il cast è di autentici mostri: Dustin Hoffman è spaziale, l'oscar era il minimo che gli si potesse dare, la sua è una recitazione incredibile, è intensa, molto sentita, sofferta, dolce, drammatica e chi più ne ha più ne metta. Sembra che Justin Henry sia realmente suo figlio, per la maniera in cui lo tratta e lo guarda. Anche nelle situazioni in cui ha delle diatribe con esso, è estremamente realistico e non accenna minimamente a mostrare forzature o quant'altro, si limita semplicemente ad essere naturale. Le espressioni sono indescrivibili e l'interpretazione dei dialoghi è imponente. Insomma, un attore monumentale che regala secondo me una delle più belle performance maschili di sempre. Riguardo alla Streep invece, gli bastano si e no 30 minuti scarsi di comparsa per guadagnarsi un meritato oscar. Non è ai livelli di Hoffman, ma comunque, la sua è una recitazione molto passionale, profonda e penetrante. Durante le sequenza del processo è fantastica, anche perchè, non adotta lo stereotipato atteggiamento della moglie che comincia a inveire contro il marito, ma si prende invece le sue responsabilità come madre, dimostrando chiaramente di essere molto sofferente alla sola idea di perdere l'affidamento del figlio. Le espressioni sono magnetiche e l'interpretazione dei dialoghi non fa una piega. Anche per il giovanissimo Justin Henry, solo applausi. A soli 8 anni, sfodera una recitazione da urlo. Riesce ad essere incredibilmente versatile, infatti a volte è davvero odioso, altre volte è molto tenero. Poi nei discorsi col padre è davvero commovente. Neanche la più piccola sbavatura. Nulla da dire.

Conclusione: un capolavoro autentico, uno di quelli che ti prende e letteralmente ti culla facendoti perdere il contatto con la realtà. Recitato da dei fenomeni, scritto e diretto da un regista/sceneggiatore stellare (in questo caso). Kramer vs Kramer è un pezzo di cinema. Chapeau!