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HOOK - CAPITAN UNCINO regia di Steven Spielberg

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amterme63     7 / 10  27/05/2010 21:40:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'ho visto due volte in due giorni consecutivi (così è capitato). Che dire? In fondo è un film fin troppo "regolare" e quasi prevedibile nei suoi sviluppi. La sceneggiatura è piena di incongruenze, snodi mancati (come mai Peter Pan ha deciso di cancellare completamente i suoi ricordi?) e forzature, ma questo non è certo il problema visto che si ha che fare con un'opera di fantasia. Il problema sta in tante scene tirate per le lunghe o inutili dal punto di vista della progressione emotiva e narrativa. Sono le scene più legate ai gusti e alle abitudini del divertimento medio di massa degli americani inizi anni '90; sono le scene di baseball, di inseguimenti, molte battute "scherzose" (che forse sono intraducibili nella cultura italiana), insomma tanti punti in cui sinceramente ho accusato un po' di fastidio o noia. Tanto più che i personaggi in sé soffrono molto il fatto di essere "tipici" e decisamente stereotipati; basti vedere la panoramica delle facce dei Bambini Sperduti, una più tipica e "ruffiana" dell'altra. E' il tipico format famiglia del divertimento perbene americano, dove tutto è edulcorato e fatto apparire bello, ricco e moderato.
Nonostante ciò ci sono stati momenti in cui sono stato toccato dentro, segno che quello che veniva espresso era sincero e non retorico (almeno secondo me). Sono le scene in cui Robin Williams guarda i suoi bambini ed esprime benissimo tutto il suo amore, la voglia di riscatto e riconquista dell'amore altrui. L'affetto e la cura non erano falsi ma sinceri, questo grazie soprattutto alle interpretazioni di Williams e della Goodall.
Poi non è per niente un film idiota o superficiale, tutt'altro, ci sono tanti importanti temi affrontati e tanti stimoli a riflettere. La parte del leone la fa la considerazione che il tempo è inesorabile e distrugge o addirittura rovescia le fantasie, le gioie e i divertimenti dell'infanzia. Non resta che riprovare e riprodurre questa età mitica di riflesso, dando la possibilità ad altri esseri umani di essere bambini. Non basta però; occorre agevolarli, far vivere loro questa età irripetibile al meglio, senza amareggiarli con i problemi degli adulti, anzi gli adulti si devono far contagiare dalla fantasia e dalla voglia di vivere in maniera varia e avventurosa, tipici dei bambini.
Spielberg si sa che soffre della Sindrome di Peter Pan. Nei suoi film ha sempre cercato di dare realtà ai sogni e alle fantasie infantili o almeno a quelli tipici della sua generazione. Proprio il film che dovrebbe essere la celebrazione di questo sentimento, ne certifica invece lo scacco e l'impossibilità pratica di esistere. Il film è molto venato di elegia, di rimpianto e malinconia. La figura di Uncino senza parrucca, vecchio, deluso, aggrappato ai ricordi del passato ne è il simbolo pietoso e crudele allo stesso tempo. E' il funerale dell'immaginario infantile degli inizi del XX secolo, con le fate, gli orfani, i pirati, le palline, i colori, i pensieri felici ecc … Già la figura punkeggiante di Rufius anticipa un po' quello che sarà il nuovo immaginario collettivo del XXI secolo, dove l'aspetto "negativo" prevale su quello "positivo", la malinconia e il disagio sulla fiducia e la pienezza di vita. L'anno dopo questo film esce infatti "Nightmare Before Christmas" che stabilisce il nuovo corso dell'immaginario infantile per gli anni a venire.
Nonostante ciò conserverò sempre con piacere l'immagine di Robin Williams che vola, gioca e combatte come un bambino immaginerebbe di poter fare, pur rimanendo un adulto a tutti gli effetti. Certo, nel finale risulta un po' utopico riuscire a buttare via con nonchalance il telefonino squillante …