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IL LAUREATO regia di Mike Nichols

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Terry Malloy     9 / 10  26/08/2013 23:30:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"The Graduate" è uno degli archetipi assoluti del cinema americano.
A metà tra la classicità e la modernità (ma anche la postmodernità) Nichols ha firmato non solo uno dei film più belli e indimenticabili della storia del cinema, ma si è anche meritato un posto nella lista di quei film che hanno un significato particolarissimo, imprescindibile, impossibile da scavalcare ecc ecc a una molteplicità di livelli che va molto semplicemente ma da far rimanere a bocca spalancata non per ore ma per giorni dalla storia del linguaggio cinematografico a quello della storia in senso ampio, quella che si piazza a un intreccio di più strade, quella politica, quella culturale, insomma quella che da molti è stata definita: generazionale.
Non ero nulla in quegli anni, sono un K2000, ma questo film è imprescindibile anche per questo: rivela ancora dopo anni tutte le sue inquietudini. Le sperimentazioni di Nichols alla regia sono il contrappunto espressivo del gigantesco protagonista. Un film scritto divinamente e girato altrettanto divinamente. Piani sequenza, zoomate, fuoricampi, una gamma eccezionale di registri che a guardare come fanno i film oggi vien da piangere. E i primissimi piani sono SENSATI *****. Un attore eccezionale fa questo. Rende sensato un primissimo piano. Ci sono tantissime cose da dire su questo film, non so se sono in grado, vorrei far capire perché questo film è perfetto. Basti solo pensare al piccolo dettaglio della colonna sonora. Non sono mai intrusive le musiche di Paul Simon. Ma quando ci sono, Nichols le lascia respirare, librare, vibrare nell'aria, nelle orecchie e negli occhi degli spettatori, in modo che non si abbia paura di mostrare che questa non era solo una commedia, un film sentimentale, una bomba a orologeria nelle sopite coscienze degli americani e degli uomini del mondo. Era un messaggio bellissimo di libertà, di arte nel suo significato più alto. Prendendosi la libertà e la serietà di sperimentare, di provare a dire qualcosa in più Nichols ha riscritto la storia del cinema, svuotando e riempiendo di nuovo i generi, le immagini-tipo, i dialoghi, le inquadrature. E ancora oggi quella corsa disperata ripresa con il teleobiettivo per farla sembrare ancora più impossibile, quell'archetipo ancora ci stringe, ci tiene sospesi, e sospesi siamo ancora quando i due eroi, i due Renzo e Lucia di questa storia meravigliosa, sono seduti su un bus giallo e dopo un paio di sorrisi, guardano verso un nessundove pieno di angoscia, speranza, buio, luce, profumo e incanto, libertà. In pratica, guardano l'America. Scusate la retorica.