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IL LAUREATO regia di Mike Nichols

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adrmb     8 / 10  24/11/2017 17:33:21Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Personalmente avendo visto il film dopo aver fatto una panoramica generale sulle innovazioni portate dalla New Hollywood, a suo modo ciò ha permesso che dalla visione, e sempre con riferimento al contesto storico dell'uscita, ne uscissi leggermente scosso.
Mi ha scosso aver visto prendere il contesto alto-borghese dell'America sessantina e costruirci una storia di apatia e alienazione, da questo punto di vista il film parla in maniera potentissima allo spettatore, pur non raggiungendo i picchi di drammaticità raggiunti in pellicole successive del periodo come 'Taxi Driver' e 'Apocalypse Now' dove la profonda ferita del Vietnam si inserisce prepotentemente tra i temi. Con questo inevitabilmente ho finito per rivedermi di più, saranno i vent'anni e le millemila seghe mentali che faccio sul futuro. XD

La regia di Nichols è sofisticatissima nel soffermarsi sui primi piani dell'esordiente Hoffman, inquadrature che senza uno straccio di dialogo riescono a esprimere tutto il dissidio interiore del protagonista. Certo, poi quando si aggiungono le meravigliose note folk rock coperte dalla malinconia di Simon & Garfunkel (veramente, note più azzeccate per le atmosfere del film non si potevano trovare, per me) si ottengono le scene capolavoro: straordinaria la sequenza di cinque minuti in cui si susseguono l'immensa Sound of silence e la delicata April come she will che racconta i mesi di relazione tra il protagonista e la (eccezionale) Brancorft in cui emerge chiarissimo il senso di sofferente alienazione (la scena in cui Ben dalla stanza oscura chiude la porta sulla cucina coi genitori tutti infiocchettati consumano il pranzo è dolorosissima). La colonna sonora indubbiamente è ciò che dà la marcia in più al film, ma come detto sopra, la regia introspettiva si difende più che bene (altra sequenza notevole, il montaggio alternato tra il balzo del protagonista sul lettino della piscina e quello sulla signora Robinson, tecnica credo - importata direttamente dalla Nouvelle Vague, pienamente efficace, e finalmente lo spettatore in America è chiamato a partecipare alla comprensione del film in maniera un poco più attiva).

La scrittura poi personalmente l'ho trovata leggermente più altalenante: abilissima nel tratteggiare il carattere luciferino della Robinson, in praticamente tutte le scene della prima parte in cui dialogano Brancroft e Hoffman, con menzione per il tentativo iniziale di seduzione e i tentativi di dialogo durante l'atto sessuale (altra scena importante: le fughe notturne non sono che un autoinganno e fuga occasionale, effimero piacere), si "standardizza" maggiormente con l'apparizione della figlia con conseguente perdita di smalto del film nel suo complesso che però sa brillantemente recuperare con un finale meritatamente entrato nell'immaginario collettivo che sa mischiare benissimo suspense, tensione, l'euforia della vittoria che si traduce in un sentimento effimero perchè nell'ultima inquadratura sul bus dei volti dei protagonisti questi progressivamente s'incupiscono, chiaro segnale della preoccupazione per l'intrapresa strada rivolta a un futuro incerto, con pendenti tutti i conflitti aperti durante tutto l'arco della pellicola, e non chiusi. Finale - ripeto - potente.
Ecco, dicevo comunque che se la seconda parte perde comunque un po' di smalto, riesce abilmente comunque a dipingere la metamorfosi di Hoffman che di contro a un suo progressivo "imbarbonimento" fisico e calo di reputazione negli ambienti perbenisti domestici v'è sempre più risolutezza (risolutezza che va ovviamente a scontrarsi con l'impacciataggine iniziale resa in maniera leggermente caricaturale come la scena della reception dell'albergo e disagio) che esploderà nel climax finale e nell'estasi di pochi secondi assaporata sull'autobus.

Per me gran film, non mi sognerei mai di piazzarlo tra i film migliori mai visti ma sa parlare genuinamente al cuore dello spettatore. Per chi si sente in vena malinconica/nostalgica.
hghgg  24/11/2017 18:06:25Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non raggiunge i picchi, ne drammatici ne estetici ne espressivi di "Taxi Driver" e di "Apocalypse Now" perché quella è una New Hollywood che le innovazioni le ha già portate, è perfettamente consapevole di ciò che vuole esprimere ed è in mano ai suoi più talentuosi esponenti che ormai stanno raggiungendo la maturità. Quella è la New Hollywood che da vita ai suoi più grandi e ben definiti capolavori, siamo ormai ai vertici espressivi della corrente. "Il Laureato" è acerbo, il primo vagito di questa nuova corrente, calca il terreno ma non si stacca ancora del tutto da ciò che c'era prima.Un film bello e importantissimo in ogni caso. Comunque come possibile materia d'esame ho "Taxi Driver". Incrocio le dita.